Debuttante in nazionale a 34 anni, Kuzmin ha segnato il gol che ha di fatto consegnato alla Russia la partecipazione all’europeo.
“Se due mesi fa mi avessero detto che avrei segnato il gol decisivo per portare la Russia all’europeo non ci avrei mai creduto” ha dichiarato Oleg Kuzmin, esperto difensore del Rubin Kazan, al termine della gara con il Montenegro di lunedì. Onesto, ma anche obiettivo, dato che prima dell’arrivo di Slutsky il 34enne ex Fc Mosca non aveva mai nemmeno debuttato con la maglia della Sbornaya Rossi, facendo soltanto qualche apparizione tra i convocati con Hiddink nel 2006 e nel 2009.
“Non ci speravo più di vestire questa maglia, pensavo che dopo una certa età i selezionatori non ti prendessero più in considerazione”. D’altronde Slutsky conosce bene Kuzmin sin dai tempi dell’Uralan, e ha puntato sull’usato sicuro piuttosto che improvvisare come fece Capello con l’Austria, quando schierò Novoseltsev e Chernov in mezzo alla difesa (quest’ultimo deve tutt’ora debuttare tra i professionisti), infischiandosene dell’età. E il campo gli ha dato ragione, complice l’infortunio di Smolnikov. Nella sfida con il Montenegro Kuzmin, alla terza presenza con la casacca della nazionale, ha sostituito alla grande il poliedrico e sottovalutato giocatore dello Zenit, segnando proprio alla sua maniera, con un pregevole inserimento a tagliar fuori il diretto avversario. “Non è un gol casuale” ha precisato orgogliosamente Kuzmin, “è un tipo di azione offensiva che abbiamo provato ripetutamente in allenamento”. E che ha regalato al 34enne l’ennesima gioia di un periodo esaltante, soprattutto perchè inaspettato.
“L’Europeo? Non è scontato che venga convocato” ha affermato Kuzmin, che a giugno avrà già compiuto il trentacinquesimo compleanno. “Adesso non voglio nemmeno pensarci, ci sono oltre 8 mesi ancora”. Kuzmin, che è il primo calciatore nella storia della nazionale russa a debuttare in età così avanzata ha poi esaltato Slutsky:”Si vedeva sin dai tempi di Elista e Samara che sarebbe diventato un grande allenatore.”
“Ci sono stati momenti in passato in cui, dal mio punto di vista, avrei meritato la chiamata, perchè chi giocava in nazionale non era meglio di me” ha continuato Oleg. “Io non ho mai lavorato con allenatori stranieri, ma credo che il sapere la lingua sia fondamentale per gestire gli spogliatoi. I miei compagni mi hanno detto che con Slutsky l’atmosfera è più piacevole, con Capello non c’erano libertà.”
E Slutsky ha voluto prenderlo un po’ in giro: “L’ho chiamato per fargli fare il record, tanto da qui a cento anni nessuno lo batterà”