Il ruggito di Slutsky

E’ Leonid Slutsky l’artefice della qualificazione della nazionale russa di calcio ad Euro 2016. Un traguardo quasi impensabile soltanto quattro mesi fa.

A conti fatti la qualificazione alla rassegna europea del prossimo giugno per la Russia è un fatto dovuto, un obiettivo minimo per blasone e soprattutto per numero di squadre partecipanti (ben 9 in più delle scorse due edizioni). Fallire sarebbe stato inaccettabile, addirittura peggio del mancato viaggio in Sudafrica di cinque anni fa, e a sole quattro gare dal termine delle qualificazioni il clamoroso flop era decisamente vicino; poi finalmente la federazione russa ha scelto di mettere da parte Capello, chiamando Leonid Slutsky. Non era scontata la metamorfosi positiva della squadra, ma il tecnico del CSKA ha saputo toccare i tasti giusti, grazie anche alla sua maggiore conoscenza della personalità russa, divenendo il maggior fautore di questo miracolo sportivo, più per tempistiche che per reali valori in campo.

Slutsky ha indovinato tutte le scelte: ha dato fiducia a Dzyuba, da almeno tre anni il più forte centravanti russo, clamorosamente silurato in Brasile da Capello, ha scelto uno stile di gioco offensivo, anche obbligato dalla situazione di classifica, facendo convivere il sopracitato attaccante dello Zenit e Kokorin, visti come incompatibili dal tecnico italiano. Ha puntato sull’esperienza di Kuzmin invece di scegliere scommesse avventate (con l’Austria in mezzo alla difesa giocò Chernov, tutt’ora senza alcuna presenza tra i professionisti) ma, principalmente, ha restituito la nazionale al popolo, motivando i suoi calciatori e riconcedendo allo stato più esteso del mondo il piacere di tifare per la propria “Sbornaya”, l’orgoglio di essere rappresentati da tale gruppo di giocatori. D’altronde gli uomini erano gli stessi sia per Slutsky che per Capello, ma i risultati, anzi, il gioco, la cattiveria, la voglia erano ben diverse. Perché bisogna dire che con la Svezia i rischi patiti nel finale sono stati importanti, ma anche un pari e il conseguente spareggio forzato non avrebbero cambiato le opinioni sulla metamorfosi del carattere di una squadra apparsa apatica, a tratti imbarazzante nelle ultime partite sotto la gestione Capello.

Slutsky ha avuto inoltre numerosi consensi per la sua scelta di cuore: ha deciso di guidare la Sbornaya Rossii gratuitamente, lavorando ininterrottamente tra CSKA e nazionale solo per il bene del suo paese. Ora però è chiamato a una decisione importante, rinviabile soltanto fino al termine del torneo francese: club o nazionale? Senza il mondiale casalingo la scelta più ovvia sarebbe stata la prima, ma la sfida del 2018 è davvero troppo intrigante. Certo, l’assenza di match ufficiale per il biennio premondiale potrebbe agevolare un eventuale prolungamento del doppio incarico, anche se la rassegna casalinga è da preparare nei minimi dettagli. Al CSKA intanto si sono messi ai ripari, chiamando Goncharenko. Un segno della volontà di Slutsky di andarsene a fine stagione?