C’è del verde, in Francia

L’allargamento delle frontiere europee sta regalando ai tifosi continentali novità che difficilmente emergono dai tabelloni delle competizioni per club, così terribilmente esclusive e ridondanti, nell’alternanza elitaria dei vari Bayern, Chelsea, Barcellona e Real.

Insieme ad Albania e Islanda, Galles e Austria – bentornati anche ai discendenti del “Wunder Team” – si è guadagnata l’accesso ai valichi transalpini anche la Nazionale dell’Irlanda del Nord, frazione transfrontaliera del Regno Unito, l’altra metà dei cieli d’Irlanda. Nei pub di Belfast si alzano i boccali, l’impresa è riuscita, la squadra che fu di George Best per la prima volta accede ad un europeo, complice anche il tracollo della Grecia nel girone.

Ma se in Europa è un debutto, sul palcoscenico globale è invece un ritorno. Per ben tre volte infatti, l’Irlanda del Nord disputò un mondiale. La prima volta, nel 1958, qualificandosi proprio ai danni della nazionale italiana. Fu una colossale disfatta per l’Italia, allenata da Alfredo Foni. Nonostante la presenza di Ghiggia e Schiaffino, i due eroi del Maracanazo, oriundizzati azzurri, a Belfast il vigore atletico e la motivazione degli irlandesi sancirono la prima e unica esclusione dell’Italia da un mondiale. E tuttavia, l’avventura irlandese terminò presto.

Le successive partecipazioni dei nordirlandesi ai Mondiali avvennero durante l’aureo periodo 1982-1986, quando furono centrate due partecipazioni in fila. Durante il Mundial di Spagna, l’Irlanda centrò anche la qualificazione al turno successivo, grazie a due pareggi con Honduras e Jugoslavia e una vittoria di prestigio contro i padroni di casa spagnoli. Meno fortunata la partecipazione messicana, conclusa con tanta simpatia e poco più.
In ambedue i mondiali giocarono due storici protagonisti del calcio insulare. Il primo fu Norman Whiteside, attaccante con buoni trascorsi anche con Manchester United ed Everton. Whiteside oggi ha soli 50 anni, essendo stato il più giovane calciatore a partecipare ad una fase finale di un mondiale, a 17 anni appena, diventando una sorta di mascotte sempreverde. Una delle leggende del calcio internazionale invece, tra i migliori portieri di sempre, fu Pat Jennings. Non indossò invece mai la maglia della nazionale in una competizione rilevante George Best, il cui episodio saliente in verde fu un tunnel a Cruyff in un’amichevole del ‘76.

Tra gli eroi della contemporaneità invece, troviamo anche una recente conoscenza del calcio italiano, l’attaccante Kyle Lafferty, che si è fatto le ossa su un’altra isola, la Sicilia. Due anni fa infatti, apportò un contributo tangibile alla risalita del Palermo nella massima serie, mettendo a segno 13 gol in 32 presenze.
Prendendola alla leggera, si potrebbe pensare che alle grandi ora non dispiacerebbe ritrovarsi la poco minacciosa Irlanda del nord nel proprio girone, proprio come le suddette Bayern, Chelsea, Real e Barcellona aspettano le squadre più miti di quarta fascia nei gironi di Champions. Ma se c’è una caratteristica fisiologicamente intrinseca a tutti gli irlandesi, è il carattere scolpito nella rovere e la volontà di non mollare mai, finché dura una partita. Solo poi, mal che vada, si potrà dire che in Francia, squadra e tifosi avranno trascorso un paio di “Astral Weeks”, come canterebbe il glorioso Van Morrison.

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Paolo Chichierchia