L’Albania ce l’ha fatta: i nostri dirimpettai hanno raggiunto la loro prima, storica, qualificazione ai Campionati Europei di calcio, la cui prossima edizione si disputerà in estate in Francia. Il risultato della Nazionale guidata, attualmente, dal nostro Gianni De Biasi, sembra rispecchiare fedelmente la tendenza sociale che si respira sul territorio albanese.
Chi vi scrive, infatti, ha avuto la fortuna di visitare di recente la città di Durazzo, interfacciandosi con la realtà di un popolo emergente, combattivo, preparato, ospitale e desideroso di recuperare il tempo perso negli ultimi decenni. L’aria che si respira nella città è carica di una bramosia di progresso, da raggiungere grazie alle capacità e ai talenti dei propri abitanti.
È all’ordine del giorno incontrare persone, di ogni ceto sociale, capaci di parlare fluentemente quattro o cinque lingue. È naturale osservare aree in costruzione, brulicanti di edifici moderni, che fanno da contraltare a palazzine diroccate e, probabilmente, in procinto di essere soppiantate dal progresso in corso. Sembra ormai a un passo il traguardo rappresentato da un benessere economico diffuso.
Senza avere la presunzione di conoscere a fondo la realtà di tutto il territorio albanese, possiamo dire senza ombra di dubbio che l’impressione avuta visitando Durazzo sia lo specchio di ciò che trasmette la Nazionale dell’Albania agli osservatori sportivi neutrali. La tenacia, la competenza, il talento, nonché l’oculatezza nella scelta dello staff tecnico, hanno consentito il raggiungimento della qualificazione ai prossimi Europei di Francia.
Sarebbe sin troppo semplice e miope attribuire tutti i meriti (o gran parte di essi) al tecnico italiano Gianni De Biasi, come se lui, da solo, fosse stato in grado di far progredire una Nazionale sino a oggi ai margini del calcio che conta; ci sentiamo, invece, di ribaltare questo punto di vista: è forse l’Albania ad aver consentito a un allenatore, che ha vissuto le proprie precedenti esperienze professionali con alterne fortune, di tagliare un traguardo altrimenti difficilmente raggiungibile.
Tutte le componenti hanno funzionato alla perfezione: De Biasi ha saputo smentire la sua storia professionale, invertendone la tendenza; i calciatori si sono dimostrati più tenaci e talentuosi di quanto ci si aspettasse alla vigilia delle qualificazioni, grazie all’alacre lavoro profuso e alla vocazione diffusa, nei tempi attuali, nel popolo albanese.
Possiamo dire che la bellezza del calcio, forse non è del tutto intatta, ma sembra quanto meno ancora ben mantenuta, se anche in periodi storici come quello che stiamo vivendo, in cui gli scandali si susseguono, è ancora possibile assistere a imprese sportive come quella dell’Albania, del Galles, dell’Islanda, dell’Irlanda del Nord.
Tra tutte queste abbiamo scelto di scrivere dei nostri “cugini” albanesi, perché la loro storia recente è stata costellata di difficoltà e meritano certamente un riscatto sociale con soddisfazioni almeno pari a quelle che la propria Nazionale sta dando loro in questo momento.