Diavolo, ma perché?
Sono diversi anni, oramai, che in casa Milan non si riesce a sorridere. Seedorf, poi Inzaghi, adesso Mihajlovic: cambiano gli interpreti, la musica rimane uguale. Cambiano i protagonisti, il film resta identico. Triste, privo di carattere, assolutamente assente di personalità: questo Milan non convince, e non lo fa, praticamente, dai tempi di Ibrahimovic e Boateng. Già, il Boa, tornato ad allenarsi in rossonero e prossimo all’innesto in squadra, convocato per l’amichevole con il Monza, insomma: pronto al grande ritorno. Lui, che non ha convinto in Germania, chiamato a risollevare le sorti di una squadra che poteva muoversi a dovere sul mercato per risollevare la situazione ma non l’ha fatto, che poteva cambiare stadio ma non lo farà, che dovrà delineare delle strategie ma sembra che non sappia che pesci pigliare. Strategie future che però, obbligatoriamente, dovranno essere diverse da quelle attuali.
Perché, se di strategie si parla, non si riesce a capire quali diamine siano quelle tracciate in questo periodo sui taccuini dei dirigenti rossoneri. Berlusconi, Galliani, Mister Bee, Lady B, Kevin Prince, Mihajlovic, Inzaghi, Seedorf, Romagnoli&Bertolacci, Bacca&LuizAdriano, Rodrigo Ely, e questo che non va, e quello che non funziona. Una serie di nomi, e di conseguenza una serie di circostanze, che messe una in fila all’altra non portano ad alcuna conclusione. Strategie, dunque, che non hanno né capo né coda, idee confuse e obiettivi confusionari, poca chiarezza, tanti, troppi dubbi. E in città si vocifera parecchio.
Si vocifera di Mister Bee, che dovrebbe trasformare le strette di mano in firme e controfirme ma di contratti, ad Arcore, attualmente non se ne vedono. Si vocifera di San Siro, che resterà – per clamoroso passo indietro – la Scala del calcio italiana nonostante un progetto bello che pronto che riguardava la costruzione della nuova casa del Milan. Si vocifera, poi, di Galliani, che non è più il condor di un tempo sul mercato e magari è vero, perché è normale che dopo tanti anni di onorata carriera ai massimi livelli si possa avere qualche difficoltà quando le forze – mentali e fisiche – iniziano a calare. Si vocifera di tante cose insomma, ma paradossalmente non si parla – forse per timore, forse per non volerlo ammettere – dell’unica cosa che a mio avviso è sacrosanta: in casa Milan sono cambiati gli obiettivi. Inutile girarci attorno: i rossoneri sono diversi, il club rossonero è diverso. Rispetto al passato, rispetto agli anni ottanta e novanta, anni in cui Berlusconi mirava all’ascesa politica, ambito i cui successi si sono poi rispecchiati nel mondo pallonaro. Berlusconi, in questi anni, è ai margini della vita politica e il Milan ne sta risentendo, con la cessione societaria che sì, magari si farà, ma in che modo? In che termini? Cioè, ci avete pensato? Un miliardo di euro vale il Milan, 10 milioni per punto percentuale. 480 milioni di euro per il 48% del club è quanto pattuito tra B e Bee, e apriamo un attimo gli occhi per capire l’enormità della cosa: il magnate thailandese investe una barca di soldi… per far cosa? Lasciare comunque la maggioranza a Berlusconi? Robe dell’altro (emisfero del) mondo, è proprio il caso di dirlo. E poi: se il Milan vale tutti questi soldi: Barcellona, Real Madrid, Bayern, quanto valgono? Spontaneo il raffronto anche con l’Inter di Thohir, costata all’indonesiano 250 milioni di euro per il 70% del club. Certo, c’era una valanga di debiti in mezzo da risanare, ma il valore del club è un qualcosa che prescinde da tutto il resto, per cui: l’Inter, due anni fa, come faceva a valere così tanto in meno rispetto al Milan?
Misteri del calcio, della fede, o di qualcos’altro. Misteri, già, cose che non si possono sapere con certezza, roba di cui si vocifera, di cui ognuno si fa un’idea, giusta o sbagliata che sia, ma che comunque porta là, a quella tesi che porto avanti oramai da parecchio tempo. Milan, hai cambiato obiettivi, hai cambiato ambizioni. Società, stadio, squadra, allenatori, cessione societaria: tutto è diverso rispetto a prima, quando magari le cose erano meno moderne, ma sembravano più rigorose, più serie, più concrete.
Una marea di soldi spesi sul mercato senza cavare il ragno dal buco, e adesso si parla del ritorno Boateng, di quello probabile di Braida, di quello addirittura di Emanuelson (!), che si aggiungono a quello che c’è stato di Balotelli, e quello che non c’è stato di Ibrahimovic: cambia, cambiava, o cambierà poco la situazione. Non è con i ritorni, eccellenti o no che siano, che si risolleva la baracca. Lo si fa solo e soltanto con il cervello, con la voglia, con una strategia chiara, limpida, mirata, che sia di mercato o di vendita del club. Il Diavolo, adesso, è in piena confusione. A prescindere dalla fede, a prescindere dalle passioni, dalle simpatie e dalle antipatie… per la storia, per il blasone, per i tanti anni di gloria regalati al calcio italiano: Milan, un po’ fa male vederti ridotto così.