Home » La prima del Carpi

Ottenere la prima vittoria della propria storia in Serie A è già un risultato notevole di per sé; se poi aggiungiamo che i tre punti sono arrivati di fronte al pubblico amico e contro un Toro decisamente addormentato ma pur sempre una granitica certezza di Serie A (e anche in ascesa, ci azzardiamo a dire), il quadro è completo.

Ieri il Carpi ha vinto la sua prima partita nel massimo campionato di calcio magari senza un gioco spumeggiante, magari senza grossi nomi nella rosa, magari (persino) col terzo portiere schierato titolare ma, alla fine, ha portato a cinque i punti raccolti in stagione sin qui e, ancora per la prima volta, è anche momentaneamente uscito dalla zona retrocessione della classifica.

Come ha detto benissimo Marco Borriello, nel successo carpigiano c’è ancora tantissimo dell’esonerato Castori e, ora, in Emilia sperano che l’alzata di voce biancorossa contro il Torino non sia solo il grido di dolore di uno spogliatoio ferito che reagisce a uno strappo con una bordata di orgoglio ma, anzi, solo il primo mattoncino di un campionato dignitoso e, magari, potenzialmente in grado di concludersi con un miracolo che avrebbe del sensazionale – non ce ne vogliano i sostenitori del Carpi, ma i limiti della rosa sono abbastanza evidenti perché l’eventuale salvezza si possa definire tale (valga proprio l’esempio di Belec: dopo le varie dimostrazioni di inadeguatezza di Brkić e Benussi lo sloveno ha scalato le gerarchie più per demeriti dei compagni che per meriti suoi).

Ora il lavoro di Sannino ricomincia da dove aveva interrotto il suo Castori che, comunque, ha saputo dare alla squadra una preparazione fisico-atletica più che adeguata al livello della Serie A e un credo tattico piuttosto ordinato. In ogni partita giocata, infatti, il Carpi ha dimostrato di saper tenere egregiamente il campo e le imbarcate subite con Sampdoria e Roma sono arrivate specialmente a causa della disconnessione cerebrale da parte dei giocatori in campo una volta vista la piega che andavano prendendo le gare; prova ne siano le altre cinque gare, finite appunto con un successo, due pareggi e due sconfitte di misura contro Inter e Fiorentina, le due capolista del campionato.

A ciò, se vogliamo, possiamo poi aggiungere che gli emiliani hanno avuto in dono dalla sorte un calendario iniziale da incubo, con tantissime sfide alle grandi nelle prime giornate: di fatto, le uniche due gare giocate contro avversarie alla portata (arrotondando per eccesso i valori biancorossi, comunque inferiori a quelli di Torino e Palermo) hanno portato quattro punti. Non certo un cattivo risultato. Inoltre non si può e non si deve dimenticare che le due débâcle contro Sampdoria e Roma sono giunte per mano di due squadre scottate – i blucerchiati dalla cocente delusione dei preliminari di Europa League, i giallorossi dall’infrasettimanale giocato proprio contro la Samp – che avevano tantissima voglia di dimostrare di essere molto diverse rispetto alle loro uscite immediatamente precedenti (e qui il Carpi ha probabilmente pagato dazio per scarsa esperienza).

Le conclusioni (parziali, per carità) che possiamo trarre per ora dall’esperienza biancorossa in Serie A dopo queste prime sette gare sono sostanzialmente due:
1) il Carpi – e qui Lotito (e chiunque la pensi come lui) chiuda gli occhi perché non gli piacerà quel che segue – probabilmente non è così abominevolmente scarso come si pensava in estate. Anche perché è veramente difficile che squadre senza un senso logico possano vincere il campionato di B come lo hanno vinto gli emiliani lo scorso anno. Finiranno la stagione nel quarto quarto della classifica? Quasi certamente, ma per dire che sono una squadra che non ha senso in questa Serie A forse val la pena di aspettare l’ultima giornata.
2) Con un’altra iniezione di fiducia anche i biancorossi potrebbero arrivare a giocarsi seriamente le loro carte per la salvezza. La solidità espressa in particolare nelle ultime gare e l’intensità atletica che la squadra raggiunge in casa saranno ostacoli molto seri da superare per tutte le altre contendenti del massimo torneo nazionale e al diavolo le frasi fatte perché stavolta è vero.

Tra due settimane il tour salvezza riparte dall’ennesima partita molto dura che il destino ha riservato alla matricola emiliana, il match di Bergamo contro l’Atalanta. Il lasso di tempo che separa il fischio d’inizio ad adesso è troppo ampio per poter prevedere che cosa succederà nel catino nerazzurro ma a noi piace credere che, perlomeno ora che è stato stappato per la prima volta quello buono, i giocatori biancorossi scenderanno in campo con un piglio diverso da qui a maggio. Più sicuro, più fiero. Perché, alla fine, loro hanno fatto la storia.