Franco Scoglio, un ricordo “ad minchiam” del Professore
Fra i tanti personaggi istrionici che il calcio italiano ha conosciuto, una speciale menzione va fatta per l’indimenticato Franco Scoglio. Il Professore (laureato in pedagogia, materia che ha infuso nella sua carriera da allenatore) è entrato nel cuore dei tifosi genoani per due ragioni: il gioco verticale a rombo e il carattere alfa che lo rendeva un leader deciso, innamorato della verità, lucido nelle analisi quasi a sconfinare nell’anti-aziendalismo.
Ironico, pochi sorrisi in pubblico, parole pesate e indirizzate a un obiettivo preciso, misurato: “Tutte le mattine devo alzarmi odiando qualcuno“. Josè Mourinho, la manna caduta dal cielo per i giornalisti italiani nel biennio interista, impallidirebbe di fronte a Scoglio: “A volte penso che Gesù Cristo sia rossoblù, gli avversari hanno il sapore dei datteri“. Appunto gli avversari, l’idea di costruirsi una figura nemica – proprio come fa sempre il portoghese – capace di stimolare la sua arte oratoria e lo spogliatoio nonostante allenasse un Genoa da metà classifica. Il suo stile di gioco era inconfondibile: tattica esasperata – proprio come Gasperini – e repentine verticalizzazioni verso le punte, diagonali e pressione alta. Sarebbe ingiusto incatenare l’ideale di Scoglio a dei numeri anche perché “ragazzi, questa formazione me l’ha detta Dio“.
Claudio Onofri, suo secondo allenatore al Grifone, una volta mi disse: “Scoglio era diffidente nei miei confronti perché aveva paura che un ex capitano potesse prendere il sopravvento sul suo lavoro. Dopo un mese ci siamo conosciuti e ai calciatori iniziò a ripetere: ‘Voglio vedere la stessa determinazione, lealtà e partecipazione del mio collaboratore Onofri’. Un genio“. Come da lui stesso ammesso, non comandava i giocatori, li guidava da bordo campo tracciando con le dita degli immaginari schemi sull’erba del Ferraris.
Essere Scoglio significava scontrarsi frontalmente con chiunque per amore dei colori rossoblù, dal tifoso della Gradinata fino a Enrico Preziosi: “Io la chiamo ‘Presidente’ e pretendo che lei mi chiami ‘Dottor’ o ‘Professor’ Scoglio“. Furono le sue ultime parole che avverarono la profezia confidata a un amico in Sicilia: “Morirò parlando del Genoa“. Dieci anni senza il Professore, dieci lunghi anni nei quali in molti hanno provato a imitarlo riuscendo, però, solo in dichiarazioni “ad minchiam“.