Fernando Alonso, da torero in rosso a toro ingrigito ricoperto d’oro

Un motore da GP2, senza mezzi termini, probabilmente avrebbe potuto competere meglio di quanto fatto dalla Honda in questa stagione. Tutti d’accordo, Alonso in primis, che dopo una stagione al limite del frustrante cronico ha sbottato proprio nel GP di casa Honda, dicendo la cosa peggiore possibile, nel posto peggiore possibile.

Nando, dopo aver resistito quasi un’intera stagione con sorrisi e frasi di circostanza sugli evidenti miglioramenti della macchina, ha tolto il tappo al suo vaso di Pandora personale: non solo sono sparite le frecciate alla Ferrari, non solo ha abbandonato ogni tipo di smanceria nei confronti di una scuderia che a Marzo lottava con la Marussia e oggi si fa sverniciare dalla Sauber, ma è arrivato a sbracare completamente: “imbarazzante, abbiamo un motore da GP2“.

Secco, tagliente, sicuramente veritiero, ma ben poco aziendalista, per un pilota che ha deciso sua sponte di accettare un progetto tecnico nuovo, e quindi imprevedibile, pur di essere ricoperto di soldi. Scelta rispettabilissima, a prescindere dal fatto che se ti chiami Fernando Alonso, hai vinto 2 titoli mondiali sfiorandone altrettanti, e la gente si aspetta da te una scelta tecnica più che economica, andare a fare da apri pista per il ritorno della Honda non è, già sulla carta, un’idea geniale.

I tifosi in rosso lo hanno rimpianto per tutto l’inverno: Nando è stato per 5 anni un produttore di sogni incompleti, ma ha sempre fatto breccia nel cuore dei ferraristi. Con il senno di poi, escludendo i due episodi sfortunati e pesantissimi, rispettivamente ad Abu Dhabi nel 2010 e in Brasile nel 2012, lo step mancante per conquistare il titolo in rosso è stata proprio la capacità di fare squadra fino in fondo; e la dicotomia tra Nando e Sebastian si acuisce ancora di più alla luce di ciò che è accaduto a Suzuka, il primo a sbottare contro la squadra, il secondo a scusarsi senza alcuna colpa.

Non è ovviamente mio compito fare da inquisitore, giudice e giustiziere: Fernando ha regalato agli appassionati di questo sport momenti indimenticabili, è un talento incredibile, ma è e rimarrà sempre un solista in uno sport di squadra molto più di quanto l’apparenza possa indicare. In rosso è stato il torero spesso sfortunato di tante battaglie, ora è poco più di un toro ingrigito, legato al palo di un contratto plurimilionario, che avrebbe voglia di urlare al mondo la sua frustrazione; luoghi e momenti per farlo però restano più che da rivedere.