Fossimo alla notte degli Oscar, ci penserebbe Sofia Loren a darne uno a Stellone. Premio per miglior attore non protagonista del mercoledì di campionato: il Frosinone. Che, piccolo piccolo, si presenta a casa della grandissima e le appende il gagliardetto in sala, un attimo prima di uscire di casa. A conti fatti, avranno pure un solo punto in classifica i ragazzi di Stellone, ma… diamine, quanto pesa.
Gongolano, i ciociari. Gongolano per aver messo a segno un gol storico, prezioso, significativo, arrivato proprio alla fine, quando tutto sembrava già delineato, con la Juve che aveva fatto il minimo indispensabile per portarsi a casa i tre punti. Con la Juve che aveva segnato e sembrava aver messo in cascina i tre punti. Con la Juve, però, che pensava di poter chiudere la faccenda senza aver prima fatto i conti con l’oste. Blanchard.
Quel calcio d’angolo, praticamente alla fine, e quel colpo di testa che oltre a strappare un punto in casa dei campioni d’Italia ha anche scrollato di dosso a tutta Frosinone il peso di quello zero in classifica da eliminare il prima possibile. Quel pallone spinto in porta e quell’esultanza alla Florenzi che segna al Barcellona da oltre cinquanta metri. Non sarà il Barcellona questa Juventus, e Blanchard non sarà Florenzi, ma a livello di gioia, beh, si può dire che si tratti di situazioni più che equiparabili.
Un gol che è valso un pareggio, dicevamo, ma che ovviamente gode di un valore ben maggiore per una squadra, una tifoseria, una dirigenza al primo anno di una Serie A che si sta rivelando fin troppo difficile in queste primissime battute. I ciociari avevano comunque dato segnali di personalità contro la Roma, cedendo il passo un po’ per inesperienza un po’ per sfortuna, ma assolutamente dimostrando di essere in crescita rispetto alle prime, opache, uscite. In crescita, già, ma figuriamoci se questa crescita avrebbe mai potuto significare strappare punti alla prima della classe. Roba da folli, roba da scriteriati.
Roba da non crederci.
Perché sfido io, tutti, nel dire che il pari canarino, alla vigilia, era considerato un risultato possibile. E poi, sfido tutti (i non juventini, ovvio) a dire di non aver provato anche un pizzico di semplice simpatia per questo Davide ciociaro che ha fatto inciampare la Vecchia Golia in casa propria, e lo ha fatto un attimo prima che lei tagliasse il traguardo. Ci mancherebbe, nessuna antijuventinità tra queste righe, sia chiaro. Solo una dovuta, meritata, celebrazione per una squadra che tre mesi fa rendeva realtà il sogno di giocare in massima serie, e che ha pescato la prima gioia nella notte dello Stadium. Un impianto che a Frosinone pensavano di riuscire a vedere solo in tv, o al massimo dal vivo, sì, ma come spettatori. Non come protagonisti di una serata che, in Ciociaria, rimarrà nella storia.
Una serata che è stata, in fin dei comti, di pallone e passione, una serata in cui si è scritta una storia anomala, e in cui abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che ok, potrai metterci tutta la qualità che vuoi, ma nel calcio, solo se hai cuore puoi riuscire ancora a stupire (e a far divertire).