Il problema della Juventus è… la gioventù

La Juventus 2015/16 è un cantiere aperto, e il mister Max Allegri un comandante ancora incerto sugli ordini da diramare e sulla strada da intraprendere. I cinque punti in cinque uscite di campionato sono senza dubbio un magro bottino per una squadra che non conosce secondo posto in Italia da ormai cinque anni, e che solo quattro mesi fa andava a Berlino a giocarsi la possibilità di sollevare la Champions League.

Si è parlato molto delle cessioni illustri, che senza dubbio hanno indebolito la spina dorsale della squadra, si è detto della grande eterogeneità dei nuovi acquisti e della difficoltà di metterli in campo nel modo migliore. Forse non si è discusso abbastanza di quanto l’undici bianconero abbia perso in termini di carisma – e non solo di qualità – con la partenza di elementi come Vidal e Tevez, in grado di tenere alta la soglia d’attenzione dei compagni ed evitare cali di tensione come quello che ieri ha propiziato il pari di Blanchard allo scadere.

Il fattore che forse è stato sottovalutato, e che per certi versi può costituire un’attenuante per l’avvio di stagione non brillante dei torinesi, è quello relativo all’abbassamento dell’età media della squadra. Un dato eloquente riguarda lo schieramento dei bianconeri ieri sera allo Stadium, scesi in campo con ben 6 elementi su 11 sotto i 25 anni; e in panchina oltre a Dybala (classe ’93, poi subentrato a Sturaro) figuravano anche due prodotti del vivaio, Favilli e Audero.

Posto il fatto che il rinnovamento è una fase da cui non si può prescindere per inaugurare un nuovo ciclo di successi, è facile accostare la dinamica del pareggio realizzato dal Frosinone (così come il gol subito alla prima uscita da Thereau) a un classico quadro di inesperienza di una squadra ritrovatasi improvvisamente a corto di elementi abbastanza scafati da evitare tali errori di gioventù. Così come è difficile immaginare la Juventus dello scorso anno gettare due punti alle ortiche in questo modo.

Il centrocampo, orfano anche dei ben più esperti Marchisio e Khedira, è il reparto maggiormente colpito dal rinnovamento: Lemina si è dimostrato subito un buon innesto ma condivide con Pogba e Sturaro l’anno di nascita (1993) e di conseguenza non può garantire tutta l’esperienza necessaria in quel settore del campo. In attacco Dybala è stato scelto per raccogliere l’eredità di Tevez, ma se il comparto tecnico è senz’altro quello del fuoriclasse, sul piano della furbizia tattica e dello spirito di sacrificio l’ex Palermo deve ancora lavorare.

Marotta ha dichiarato quanto siano state inevitabili, per differenti motivi, le cessioni di Vidal e Pirlo. Impossibile sostituirli con due elementi dello stesso calibro, e giusta la scelta di puntare su giocatori futuribili e dal buon avvenire; ma adesso c’è da fare i conti con l’assenza di un vero leader che sappia prendere la squadra per mano. Le qualità di Pogba sono ormai note a tutta Europa, ma il francese – suo l’errore decisivo ieri sera – non è ancora immune da momenti di distrazione e per questo non sembra ancora pronto per vestire i panni del trascinatore.

Queste non deve giustificare Allegri o far cadere in rassegnazione i tifosi bianconeri, ma piuttosto ricordare che ogni cambiamento ha bisogno di tempo per essere messo in atto e che ricominciare subito a vincere con un’ossatura differente non è mai semplice. E che gli uomini da cui ripartire non mancano, così come – Manchester docet – i segnali positivi.