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La prima di Sarri, che non sarà anche l’ultima

A Napoli è nato, e potrà dire di avere allenato. Maurizio Sarri: fino a oggi se ne è sempre parlato, più che altro, per dire che quando non era famoso e allenava nelle categorie più umili al contempo lavorava al Monte dei Paschi. Come se doversi mantenere, per un allenatore partito dalla seconda categoria (penultimo gradino della scala dei campionati), potesse essere una colpa, o un’impurità. Oppure per dire che è nato a Napoli, ma toscano d’adozione: altro errore, perché la sua famiglia è di Figline Valdarno (è nato in Campania per via del lavoro del padre, gruista).

In certi atteggiamenti, Sarri è uno Zeman con meccanismi diversi: è sotto gli occhi di tutti il tipo di gioco completamente differente, ma pochi si soffermano a pensare che entrambi, come linea di principio, hanno il concetto che il risultato è influenzato anche dal caso, ma la prestazione nasce soltanto dall’impegno e dall’applicazione. O per il suo modo di essere maniacale, esatto, preciso; per l’atteggiamento (e i risultati) di uno che insegna calcio ai propri giocatori. Curioso: in comune anche le sigarette e il fatto di non avere un passato da calciatore.

Il difetto è che a Empoli lo hanno aspettato due anni (un primo di apprendistato, un secondo di lancio, per arrivare alla consacrazione nella scorsa stagione); a Napoli non sarà così facile. Ed è qui che sta il punto: discutere un allenatore alla quarta partita di campionato. Fosse stato così anche a Empoli, non sarebbe durata: dopo quattro partite, aveva 2 punti. E dopo 8, 4 punti. Dopo 42 partite, però, era quarto in Serie B. Se prendi uno come lui, devi dargli fiducia, e tirare le somme solo a fine campionato. Altrimenti non è lui ad avere sbagliato, ma tu (cioè: De Laurentiis) ad averlo scelto.

Perché gli occhi di tutti, nella giornata calcistica che si apre oggi (Udinese-Empoli nel tardo pomeriggio, Milan-Palermo in serata), sono puntati all’attesa di domani sera: il programma si chiuderà con Napoli-Lazio, primo test importante per i ragazzi di Sarri. Un allenatore che non sta a contare gli errori dei propri giocatori, bensì li sfrutta per la crescita del singolo e della squadra.

Se dirigenza, pubblico e stampa non sanno accettare questo, è bene chiuderla subito. Ieri, dopo un 5-0 netto e senza scampo, in conferenza stampa c’è stato chi ha comunque voluto parlare di esonero. Dimenticandosi che, peraltro, per Sarri era l’esordio in Europa. E la prima vittoria napoletana.

Bisogna farci i conti: quest’anno Mirko Valdifiori veste sempre una casacca azzurra, ma questa è molto più pesante, e lo si vede. E, quando ti ritrovi a essere la persona giusta nel posto sbagliato, la tuta non è una gran protezione: servirebbe piuttosto una cotta di maglia. O uno scudo deflettore.