Si accendono le luci e la Formula 1 sbarca anche quest’anno a Singapore, primo Gran Premio disputato in notturna. Il fascino dell’atmosfera di questa città, ponte verso l’Asia e misto di innovazione e tradizione, è certamente incredibile: Marina Bay si mette il trucco ogni settembre da otto anni a questa parte ed è pronta nuovamente a mettersi in mostra agli occhi del mondo con i suoi grattaceli, tra cui il Marina Bay Sands con la piscina all’aperto più alta della terra da cui si può ammirare il circuito, il mare e le meravigliose luci della pista che fanno luccicare le monoposto e le pupille degli spettatori.
Cornice splendida insomma, intarsiata e raffinata, ma il quadro non ha una fattura alla stessa altezza: tra piloti e tecnici dei box è molto difficile trovare qualcuno che apprezzi questo gran premio; la pista ha pochissime vie di fuga, motivo per cui la Safety Car è un ingrediente fisso del weekend, il clima è torrido e l’orario della gara porta i piloti a modificare totalmente le proprie abitudini.
Chi però ha davvero avuto, soprattutto nelle prime edizioni, e avrà un weekend tormentato saranno i tecnici ai box per una particolarità o variabile che solo Singapore offre, seppur involontariamente. A spiegare di cosa si tratta è stato il direttore tecnico della McLaren Tim Goss: “Il primo anno non sapevamo che pesci pigliare, le macchine a Singapore passano sopra qualcosa posto sottoterra che genera dei conflitti a livello elettrico. I sensori nei pressi dell’Anderson Bridge mostrano dei valori sballati che spostano i settaggi dell’acceleratore e della frizione. L’interferenza dura veramente pochissimo, il problema è che se questo accade quando si cambia una marcia si può rompere il cambio perché vengono spostati i delicatissimi rapporti tra acceleratore e frizione”.
Un problema non da poco che va a minare l’affidabilità delle monoposto, già messe alla prova da power unit molto più usurate rispetto all’inizio della stagione. Tim Goos ha inoltre aggiunto che le uniche contromisure possibili non sono così semplice da mettere in atto: infatti, gli ingegneri devono agire sul software, elemento delicatissimo delle monoposto, e prevenire l’interferenza, oppure schermare totalmente dal punto di vista elettrico le macchine.
Difficoltà insomma che fanno filtrare delle ombre tra le luci di Marina Bay, in attesa di vedere le scintille sull’asfalto e lo spettacolo delle monoposto che a Singapore avranno un nemico in più, non sopra, ma sotto il tracciato.