Un’Inter prepotente

Quando Guarín ha gonfiato la rete di Diego López e ha segnato il gol decisivo nel derby Inter-Milan, l’impressione è stata che quell’azione fosse l’esatta fotografia del tipo di squadra messa in campo da Mancini.
Un’Inter forte, fisica, quasi prepotente nel controllo del gioco in mezzo al campo. Un centrocampo composto da Guarín, Felipe Melo e Kondogbia supportati da due difensori centrali come Murillo e Medel, che a discapito di quel che si potrebbe pensare vista la sua altezza è tutt’altro che leggero, e un terzino robusto come Jesus. Davanti uno come Icardi pronto a fare a sportellate con tutti e Jovetić, tornato da Manchester con qualche chilogrammo di muscoli in più. Tra gli undici in campo, solamente Santon e Perišić potevano rientrare nella categoria dei “leggerini”. Il resto dei titolari era un ammasso di fisicità e potenza fisica.

E la cosa si è riflessa sul gioco in campo. Il Milan ha cercato di usare le sue armi fatte di verticalizzazioni e rapidità delle sue punte, riuscendo — soprattutto nel primo tempo — a creare più pericoli dei cugini nell’area di Handanović, ma col passare dei minuti il centrocampo formato da Kucka, Montolivo, Bonaventura e Honda ha perso sempre più terreno (e sempre più contrasti) contro il meno tenero corrispettivo interista. Se, infatti, per il primo tempo si può parlare di leggero predominio rossonero, sia in termini di gioco che di numero di occasioni da rete, nel secondo, pur concedendo solo un vero — ma letale — pericolo all’Inter, il Milan è piano piano sparito dal campo, rianimandosi solo in occasione di due tiri dalla distanza di Balotelli, uno finito sul palo e uno salvato dal portierone nerazzurro.

In generale, non si è vista un’Inter scintillante e da stropicciarsi gli occhi quanto a qualità del gioco espresso, ma la squadra di Mancini è parsa senza ombra di dubbio la squadra più solida e quadrata del campionato. Prepotente nella sua fisicità.
E non sono bei segnali per le inseguitrici quando si sta parlando della nuova capolista del campionato italiano. Attenti, l’Inter è lì e sarà dura per tutti buttarla giù per terra.

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Francesco Mariani