Due parole su Wayne Rooney
Presi dagli eventi di basket, tennis e ciclismo, qualcuno avrà messo da parte il calcio con le sue qualificazioni europee. O forse no, perché di notizie ce ne sono state e il gran momento di inusuali protagoniste come Islanda, Irlanda del Nord, Galles e compagnia non capita tutti i giorni: sono stati dieci giorni di emozioni interminabili, sorprendenti, diverse da ciò cui siamo abituati.
Ma prime pagine di giornali e servizi televisivi non sono spettati, a questo giro, solo alle piccole nuove potenze del calcio europeo: anche la stessa Inghilterra, dopo gli agghiaccianti tonfi delle estati 2012 e 2014, fa parlare di sé e per i motivi giusti. Valanghe di vittorie, punteggio pieno e tanta serenità. Con Roy Hodgson, nonostante Roy Hodgson: la critica è divisa tra chi accetta questo attempato professore che nella sua bonarietà un suo progetto deve pure avercelo, e chi ne sminuisce il cammino rimarcando la facilità di un girone tutt’altro che di ferro.
Il fatto è che questi giorni, oltre alla doppia vittoria contro San Marino e Svizzera, è arrivato dell’altro: Wayne Rooney è diventato il miglior cannoniere della storia dell’Inghilterra, superando la leggenda Bobby Charlton. 50 marcature contro le 49 dell’uomo nativo di Ashington, campione del mondo a Wembley: la storia che si compie sotto gli occhi, le epiche e sfumate immagini in bianco e nero sostituite da un prodotto della Premier League di oggi. Da un fenomeno mediatico, economico oltre che tecnico. Uno che in nazionale, per dire, ci ha esordito a 17 anni per non andarsene mai: 50 gol, sorpasso effettuato e chissà quanti altri ne arriveranno.
All’indomani del record, su forum e social di area britannica s’è aperto il dibattito: si può definire Wayne Rooney davvero world-class? E soprattutto: il paragone con Charlton regge per davvero? Al netto della differenza di indole, posizione, carattere e ruolo, sì: parliamo di gente che appartiene all’olimpo dello sport più popolare al mondo, gente che uno stadio quasi se lo va a riempire da sola.
Ma il problema è il dato, a ben vedere: 50 gol nel football internazionale di oggi valgono quanto 49 in quello di ieri? La sensazione è che no, le cose sono diverse: in piena guerra fredda e con su la cortina di ferro, tutta l’Europa dell’est disperdeva meno talento e si presentava ai nastri di partenza delle varie competizioni con squadre più attrezzate delle varie Moldova, Estonia, Macedonia, Azerbaigian e simili. Per non parlare di piccole, oneste ma francamente di basso livello nazionali come Andorra o San Marino (vittima preferita dell’attuale capitano dei Tre Leoni): i gol di Bobby acquistano un peso specifico maggiore, mentre il record di Wazza va messo più in prospettiva, un po’ come gli score di Van Persie, Villa o Torres.
Non si tratta, intendiamoci, di sminuire uno che è e resta un fuoriclasse assoluto, né di peccare di eccesso di nostalgia: chi scrive considera Leo Messi all’altezza di Diego Armando Maradona, ma stucchevoli certi paragoni. Come alcuni sorpassi, come questo inglese.
E allora cosa resta, a Rooney, per superare davvero l’altra icona del Manchester United? Vincere la Coppa del Mondo, la prima dal 1966. Questa sì che sarebbe un’impresa, molto più di un record personale.