In cerca di dignità

L’apertura dei campionati di Serie B, Lega Pro e Serie D ci offre la possibilità di riflettere su un’estate bizzarra eppure non anomala, tanto siamo abituati alle incertezze dei mesi di giugno, luglio e agosto. In pratica, il campo conta poco, pochino: puoi festeggiare una salvezza o una promozione che comunque non sei sicuro di dove starai stagione successiva, nell’incertezza di fatti ed eventi portatori di scandali, indagini, processi, decisioni e rinvii di giudizi.

Per esempio, se raccontassimo a un amico straniero dei calendari della serie cadetta compilati con le squadre X e Y, ci prenderebbe per pazzi; o, al limite, ci consiglierebbe di bere meno: eppure è andata così e la stessa banalità di un accorgimento grafico, che ricorda i tornei estivi di calcetto più che il secondo campionato professionistico nazionale, ci racconta di una realtà dura da digerire e da vivere per i tifosi, figurarsi per gli addetti ai lavori. Lo abbiamo visto, in Coppa Italia, al Sant’Elia: ok che il Cagliari è un gigante (ma occhio: non sempre i promossi d’agosto festeggiano in maggio e giugno…), ma la Virtus Entella è stata vittima del paradosso di un’estate vissuta in bilico tra B e Lega Pro. Senza sapere a quale torneo appartenere, con tanti saluti alla velocità delle sentenze e della programmazione.

Si può dire lo stesso, di sicuro, per le categorie immediatamente adiacenti la cadetteria: ancora una volta, i verdetti di Lega Pro e Serie D 2014-2015 hanno avuto bisogno di tempo supplementare per essere confermati, qua e là sono sparite squadre anche storiche, e ormai non stupisce vedere club un tempo abituati al palcoscenico più grande rifugiarsi nel dilettantismo, ripartire dalle macerie. Certo fa specie che siano così tanti, tutti insieme: il più eclatante è il caso del Parma – che ci regala anche l’insolito rendez-vous tra D e televisione a pagamento – ma ce ne sono tantissimi altri, non ultimo quello della Torres, con tutta una città scesa in piazza.

Senza entrare nel merito di chi ha fatto cosa, e rispettando il giudizio di chi ha l’incarico di indagare e di chi decide, stupisce e innervosisce il ritardo delle sentenze, la sua incompatibilità con le parole programmazione e calciomercato: come possiamo chiedere, poi, agli italiani di riempire gli stadi se non c’è più certezza del giudizio del campo?

Calendari con X e Y, rinvii, appendici di calciomercato ma anche piazze che muoiono e risorgono. Partite della Nazionale contro squadre di basso ranking giocate a Firenze e non in città che mancano dalla Serie A da un pezzo (che magari un tutto esaurito anche contro Malta l’avrebbero regalato), calendari che arrivano quando all’estero le serie minori già corrono e faticano sul campo, club che passano di categoria dall’oggi al domani senza possibilità di adeguarsi per tempo, in ogni caso con il disagio dell’improvvisazione: no, non ci stiamo, meritiamo di meglio.

In tutto questo, per fortuna, la parola è passata al campo: nella speranza che conti solo il suo giudizio, che tutti si comportino come devono. E che le serie minori del calcio italiano ritrovino la dignità di un tempo.

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Matteo Portoghese