Con la pratica maltese risolta, Conte s’è messo in saccoccia tre punti importantissimi e adesso può guardare alla Bulgaria con un nodo alla gola in meno. L’Italia è adesso prima nel suo girone di qualificazione a Euro 2016 ed è tornata padrona del suo destino (oddio, quasi padrona: la Croazia è in testa a pari punti con gli Azzurri), a patto che – nelle prossime tre sfide che l’attendono – non faccia più passi falsi e si guadagni l’ammissione al torneo senza troppe paturnie.
Domenica toccherà alla Bulgaria esibirsi di fronte al pubblico amico: il nostro CT dovrà dimostrare di aver imparato dal deludente 2-2 dell’andata di tre mesi fa e dalla insipida prestazione di ieri per riplasmare al meglio soprattutto la volontà dei suoi ragazzi, apparsi un po’ troppo svogliati (salvo qualche eccezione) durante il match coi coriacei maltesi. Certo, gli isolani non saranno più la squadra materasso fatta da amatori degli anni ’60 o ’70 ma la nazionale italiana resta la nazionale italiana anche in quest’epoca così poco scintillante per il nostro calcio e un 1-0 in casa, con tanto di gol risolutivo segnato di braccio, non è proprio l’esempio di prestazione che può riaccendere l’amore dell’appassionato verso l’azzurro.
L’ambizioso 4-3-3 di ieri denotava pure una certa voglia di osare ma alla fine Verratti non è riuscito a fungere da fonte di gioco alternativa a Pirlo quanto avrebbe dovuto, Bertolacci non ha saputo trovare spazio tra le linee per pungere e aiutare le punte, così come gli esterni avanzati hanno faticato molto a trovare i loro spazi e a muoversi in area senza palla, di fatto non consentendo ai terzini di affondare fino alla linea di fondo per poi crossare. L’infortunio di Gabbiadini, apparentemente una disgrazia, ha rimescolato le carte concedendo più minuti a Candreva che, più abile del compagno di Nazionale a cercare la profondità nella fase di non possesso, s’è rivelato essere una spina nel fianco dell’arcigna retroguardia di Ghedin: buon per noi e soprattutto buon per Pellè, che ha finalmente potuto usufruire di cross adatti al suo stile di gioco e ha potuto evitarsi altri interminabili minuti di sponde e triangoli al limite dell’area in una selva di gambe amiche e nemiche. Poi la buona stella di Conte ha voluto che il centravanti del Southampton (o meglio, il suo braccio, ma forse è meglio sorvolare su questi piccoli particolari) riuscisse anche a incocciare al meglio uno dei traversoni di Candreva e il gioco è stato fatto. Come si diceva, non è stata esattamente quel che si definisce “sfida epocale”
Certo, c’è chi sta peggio di noi, tipo l’Olanda: gli Oranje sono terzi nel loro girone, a meno sei dalla Repubblica Ceca, seconda forza del raggruppamento dietro all’ormai non più sorprendente Islanda, capace di piegare proprio gli olandesi a casa loro ieri sera, di fatto quasi assicurandosi un pass per gli Europei. Noi non siamo in crisi come Sneijder e compagni, peraltro reduci anche da un cambio di guida tecnica al timone della Voetbalelftal, tuttavia di questa Nazionale stitica e un po’ rattrappita si fa fatica a innamorarsi; certo, la materia prima non è più la stessa di quindici anni fa ma Conte ha dimostrato ampiamente di essere un ottimo allenatore: date le premesse ci si aspetterebbe un gruppo avaro di stelle ma con un gioco consolidato. Invece niente: nessun campione e un gioco che ancora stenta a decollare proprio nei suoi tratti distintivi tipici dell’impronta del tecnico ex Juve, ossia grinta, voglia, pressing e intensità.
Nella speranzosa attesa che salti fuori qualcosa di meglio rispetto al canovaccio ammirato (?) contro Malta, restiamo fiduciosi quanto meno relativamente all’autostima e alle motivazioni del gruppo azzurro, magari rinfrancate dalla testa provvisoria nel girone. Anche perché non c’è – per ora – molto altro a cui aggrapparsi, se non il braccio che ci sta porgendo Pellè.