EuroBasket2015, il girone B (Berlino)

B come Berlino, il luogo in cui verranno disputate tutte le partite di questa prima fase del vero “girone di ferro” di EuroBasket2015. Oltre ai padroni di casa della Germania, infatti, sono presenti altre formazioni di spessore internazionale come la Spagna (probabilmente la favorita numero uno insieme alla Francia), la Serbia vice-campione del mondo e la Turchia, che dovrà vendicare il pessimo europeo del 2013. Sorteggio sfortunato per l’Islanda, e volutamente lasciata per ultima l’Italia: si è parlato moltissimo di questa formazione che, salvo infortuni, potrebbe davvero essere ricordata come quella con più talento nella storia tricolore. Tra una squadra talentuosa e una vincente, però, c’è di mezzo un oceano: il compito di Pianigiani sarà proprio quello di tirare fuori quel qualcosa in più che con la maglia azzurra questa generazione non è mai riuscita a mettere sul campo.

GERMANIA


Albo d’oro: soltanto 22 partecipazioni (quindi con 16 fallimenti in partenza); campione europeo solo nel 1993, davanti al pubblico di casa.

Il roster: guardando i nomi dei convocati, sono soprattutto tre i giocatori che balzano immediatamente alla vista. Dirk Nowitzki, ala grande dei Dallas Mavericks, che non ha certo bisogno di presentazioni, poi Dennis Schröder e Tibor Pleiß. Il playmaker degli Atalanta Hawks avrà il compito di dare ritmo e imprevedibilità alla squadra, oltre a essere una credibile seconda scelta offensiva dopo WunderDirk, mentre il centro degli Utah Jazz è il classico giocatore che, abituato alle altezze di gioco USA, può giganteggiare contro i lunghi europei: in questa manifestazione molte compagini schiereranno centri atipici, e la sua fisicità potrebbe mettere in seria difficoltà tutti coloro che si metteranno tra lui e il canestro. Per non parlare, poi, dell’importanza a questo livello di avere un lungo in grado di proteggere il ferro e prendere rimbalzi pesanti. Il resto del roster è composto da molti giocatori dell’Alba Berlino (Niels Giffey, Alex King e Akeem Vargas), mentre ha destato scalpore l’esclusione di Chris Kaman, giudicato non all’altezza e fuori quindi dal progetto.

Il punto debole: la panchina sembra essere davvero la spada di Damocle di questa formazione che, al netto delle stelle, rischia di poter davvero subire parziali importanti quando i titolari dovranno rifiatare.

La stella: nonostante le 37 primavere festeggiate nello scorso giugno, Dirk Nowitzki è sicuramente l’uomo immagine di questa nazionale, oltre a esserne il trascinatore in campo e fuori. Nel 2011, per portare i Mavs all’anello, si è improvvisato quasi playmaker dal post basso: farà davvero paura se i compagni lo supporteranno abbastanza da non costringerlo a raddoppi continui da parte delle difese avversarie.

Il coach: Chris Fleming, statunitense naturalizzato tedesco, in Germania quattro scudetti consecutivi vinti con il Brose Bamberg (dal 2009 al 2013). CT della nazionale tedesca dal 2014, per lui è il primo vero banco di prova alla guida di Nowitzki e compagni.

I convocati: Robin Benzing, Anton Gavel, Niels Giffey, Alex King, Konstantin Klein, Maodo Lo, Dirk Nowitzki, Tibor Pleiß, Heiko Schaffartzik, Dennis Schröder, Karsten Tadda, Akeem Vargas, Johannes Voigtmann, Maik Zirbes, Paul Zipser.

ISLANDA


Albo d’oro: esordiente.

Il roster: nettamente la squadra più debole del girone, almeno sulla carta, l’Islanda ha nell’ala piccola Jon Stefansson il suo go-to-guy, mentre la frontline è completata da giocatori che superano a malapena i due metri: Haukur Palsson e Hylnur Baeringsson, quest’ultimo spesso in doppia-doppia di media nella massima serie svedese e bravo ad allargare il campo e punire dall’arco. In cabina di regia un play atipico, Pavel Ermolinskij, il quale supera i due metri d’altezza e ha dominato il campionato islandese andando in tripla doppia di media; ad affiancarlo una guardia moderna, Hordur Vilhjalmsson, visto soprattutto in Bundesliga nelle ultime stagioni.

Il punto debole: il quintetto dell’Islanda è drammaticamente piccolo, e questo comporta svantaggi in entrambe le metà campo. Poca intimidazione difensiva e, in attacco, troppo spesso viene cavalcato il tiro da tre punti: difficile fare bene a questo livello senza un’alternativa credibile sotto canestro.

La stella: come anticipato l’unico ad avere una discreta esperienza a questi livelli è Jón Arnór Stefánsson, una guardia-ala con esperienza anche alla Virtus Roma e a Napoli, e altre formazioni europee di spessore come Valencia, Granada, Saragozza e Málaga. Da registrare anche il fatto che, nella stagione 2003/2004, abbia fatto parte del roster dei Dallas Mavericks, pur non avendo mai messo piede in campo.

Il coach: canadese di nazionalità, Craig Pedersen è l’allenatore dell’Islanda e il primo a trascinare l’isola dell’Europa settentrionale a un’edizione degli Europei. In precedenza aveva già tentato quest’impresa con la Danimarca, salvo ottenere soltanto sconfitte nelle qualificazioni per Eurobasket2009.

I convocati: #4 Axel Kárason, #5 Haukur Pálsson, #6 Martin Hermannsson, #7 Jakob Sigurdarson, #8 Hlynur Baeringsson, #9 Jón Stefansson, #10 Helgi Magnússon, #11 Aegir Steinarsson, #12 Ragnar Nathanaelsson, #13 Hördur Vilhjálmsson, #14 Logi Gunnarsson, #15 Pavel Ermolinskij.

ITALIA


Albo d’oro: sempre presente, tranne nelle edizioni 1949, 1961 e nel 2009, quando non riuscì proprio a qualificarsi. Campione nel 1983 e nel 1999, ottava due anni fa.

Il roster: è probabilmente l’Italia più talentuosa di sempre. Oltre ai tre NBA (Danilo Gallinari, Andrea Bargnani e Marco Belinelli) sono presenti anche Gigi Datome (reduce proprio da un’esperienza biennale oltreoceano), Alessandro Gentile (in orbita Houston Rockets), e tutta una serie di giocatori nel pieno della maturità (Aradori, Cinciarini, Cusin, Hackett, Melli) e qualche giovane molto motivato (Della Valle e Polonara). Tanta qualità offensiva, tanti specialisti e un paio di all-around player in grado di far fare il salto di qualità alla squadra, oltre a un gruppo che sembra finalmente essere unito come non mai: sulla carta alla formazione azzurra non manca proprio nulla per poter fare bene in questa rassegna.

Il punto debole: Bargnani non è il classico centro in grado di proteggere il ferro e alcuni giocatori (Cinciarini e Gentile su tutti) non fanno propriamente della difesa il proprio punto forte. Probabile vedere tanta zona, provando a colmare i limiti individuali con un gran sistema difensivo: contro squadre che muovono benissimo la palla come Spagna e Serbia non sarà affatto facile. Oppure la circolazione di palla quando in campo ci saranno Marco Belinelli e Alessandro Gentile, due giocatori che in nazionale hanno spesso dimostrato di prediligere molto gli isolamenti: limitare questo tipo di situazioni sarà uno dei punti focali su cui dovrà lavorare Pianigiani.

La stella: Danilo Gallinari. Vero che Marco Belinelli può vantare un anello NBA vinto, ma se la guardia dei Sacramento Kings può essere un grandissimo complemento al gruppo (con il carattere per decidere alcune partite), il Gallo invece è il giocatore che può alzare il livello di gioco di tutta la squadra: non solo con canestri importanti, ma anche con i cosiddetti intangibles, tutti quegli aspetti che per un motivo o per l’altro non finiscono nel tabellino. Anche perché sono pochissime le ali di 208 cm in grado di fare la point forward nei momenti importanti e ad avere anche la capacità di resistere a contatti sotto canestro.

Il coach: dicevano che Simone Pianigiani fosse un allenatore che non avrebbe fatto nulla di buono lontano da Siena. L’anno passato al Fenerbahçe sembra una conferma, ma all’europeo in Slovenia si è vista la smentita: con un gruppo decimato dagli infortuni, ha portato la squadra a un ottavo posto che sa quasi di rammarico (un gradino più su ed era qualificazione ai Mondiali). E stavolta ha la squadra al gran completo.

I convocati: #00 Amedeo Della Valle, #3 Marco Belinelli, #4 Pietro Aradori, #5 Alessandro Gentile, #8 Danilo Gallinari, #9 Andrea Bargnani, #12 Marco Cusin, #13 Luigi Datome, #17 Nicolò Melli, #20 Andrea Cinciarini, #23 Daniel Hackett, #33 Achille Polonara.

SERBIA


Albo d’oro: indipendente dal 1992, squalificata nel 1993 per la guerra, sempre qualificata dal 1995 in poi. Tre vittorie (1995, 1997, 2001).

Il roster: tante le stelle presenti nella rosa serba, con Miloš Teodosić che avrà il compito di dirigere l’orchestra dopo un brutto finale di stagione con il CSKA Mosca. Sarà affiancato da giocatori del calibro di Bogdan Bogdanović, Nikola Kalinić e Nemanja Bjelica, miglior giocatore dell’ultima Eurolega e fresco di firma con i Minnesota Timberwolves, pronto a trascinare i suoi compagni in zona medaglia. L’esordio con la Spagna segnerà già un punto fondamentale nell’esperienza europea della Serbia, che ha davvero un quintetto fenomenale e una panchina per poter arrivare in fondo e sfidare le big. Nel girone di ferro, una finale molto anticipata.

Il punto debole: se proprio ne ha uno, possiamo dire che Miroslav Raduljica, dopo le esperienze NBA e la parentesi in Cina, possa non essere più abituato a giocare tutti i giorni. E, senza un efficace punto di riferimento sotto canestro, il rischio è che la Serbia si specchi troppo.

La stella: tra i tanti giocatori in grado di fare la differenza, sicuramente Miloš Teodosić è quello con più responsabilità sulle spalle. Regista con grande visione di gioco, utile anche come tiratore sugli scarichi, ma il compito più importante sarà quello di trascinare i compagni a livello di leadership, alzando l’asticella contro le squadre più forti.

Il coach: Aleksandar Djordjević, che ha giocato nella Fortitudo Bologna, e giocato e allenato l’Olimpia Milano. Delusione all’Europeo sloveno di due anni fa, si è riscattato nel mondiale (vicecampione). E da quest’anno inizierà una nuova avventura al Panathinaikos.

I convocati: #4 Miloš Teodosić, #5 Marko Simonović, #6 Nemanja Nedović, #7 Bogdan Bogdanović, #8 Nemanja Bjelica, #9 Stefan Marković, #10 Nikola Kalinić, #11 Nikola Milutinov, #12 Dragan Milosavljević, #13 Miroslav Raduljica, #14 Zoran Erceg, #15 Ognjen Kuzmić.

SPAGNA


Albo d’oro: sempre presente dal 1959 in poi, ha nei decenni completato una scalata impressionante, che l’ha portata ai due titoli consecutivi del 2009 e 2011. Sempre a medaglia nelle ultime otto edizioni (tranne nel 2005, quando fu quarta).

Il roster: la squadra più completa sotto ogni punto di vista. Ci fosse stato anche Marc Gasol, probabilmente, avremmo assistito a una delle più forti nazionali degli ultimi anni; la presenza del fratello maggiore Pau, tornato quello dei tempi migliori, consegna comunque a Scariolo un lungo in grado di decidere le partite praticamente da solo, se messo nelle giuste condizioni. Sarà affiancato da Nikola Mirotić, suo compagno nei Bulls e preferito a Serge Ibaka, ma anche da Rudy Fernández, Sergio Rodríguez, San Emeterio, Sergio Llull e Felipe Reyes: non serve aggiungere altro. Dopo la delusione di due anni fa, l’obiettivo può essere soltanto quello di portare a Madrid il terzo oro in quattro edizioni.

Il punto debole: non avendo un quintetto particolarmente giovane potrebbero subire l’esuberanza di altre formazioni, e in questo dovrà essere Mirotić a far fare il salto di qualità alla squadra, anche in termini di fame agonistica. E la la pressione psicologica può sempre fare qualche scherzo.

La stella: per esperienza, tecnica e capacità di decidere le partite, il giocatore simbolo è Pau Gasol. Dopo un’altalenante esperienza ai Lakers (dagli alti dei due titoli conquistati ai bassi dell’ultimo periodo), lo spagnolo si è ripreso alla grande, disputando una stagione di altissimo livello a Chicago.

Il coach: Sergio Scariolo è tornato quest’anno alla guida della nazionale spagnola dopo i grandi successi del triennio 2009-2012. In mezzo una sfortunata parentesi in quel di Milano, con più dolori che gioie, ma il tecnico bresciano si è fatto un nome soprattutto in Spagna, dove oltre alle vittorie con la nazionale ha allenato Tau Vitoria, Real Madrid e Málaga per un totale di undici anni.

I convocati: #4 Pau Gasol, #5 Rudy Fernández, #6 Sergio Rodríguez, #7 Guillermo Hernangómez, #8 Pau Ribas, #9 Felipe Reyes, #10 Víctor Claver, #11 Fernando San Emeterio, #12 Sergio Llull, #14 Nikola Mirotić, #16 Pablo Aguilar, #19 Guillem Vives.

TURCHIA


Albo d’oro: sempre qualificata ogni volta che ha partecipato (22 presenze, 16 rifiuti). Vicecampione nel 2001.

Il roster: tra le big d’Europa, rischia seriamente di essere l’indiziata numero uno a rimanere a bocca asciutta sin dai gironi. Il roster, infatti, è composto da lunghi di talento come Ersan İlyasova, con Semih Erden pronto a fare la voce grossa quando sarà chiamato in causa. In tal senso non dovrebbe pesare moltissimo l’assenza di Enes Kanter, se non per qualche possibile esperimento in stile “tre lunghi in campo” che, senza il centro degli Oklahoma City Thunder, sarà impossibile effettuare. Per quanto riguarda il resto della truppa, invece, c’è da segnalare il giovane Cedi Osman, fresco di scelta nel Draft NBA, e l’imprevedibilità di Dixon, l’unico piccolo con le qualità tecniche e atletiche per mettere seriamente in difficoltà gli avversari.

Il punto debole: il backcourt sembra veramente di un livello inferiore non soltanto rispetto a Serbia e Spagna, ma anche se paragonato a Germania e soprattutto Italia. Questo costringerà la Turchia a cavalcare spesso i due lunghi in attacco, soluzione che alla lunga potrebbe dare risultati imprevedibili.

La stella: Ersan İlyasova è l’indiziato numero uno per diventare il giocatore simbolo di questa squadra. Lungo dalle grandissime capacità balistiche, sarà fondamentale il suo compito per allargare il gioco sul perimetro e costringere il quattro avversario ad abbandonare il suo habitat naturale.

Il coach: Ergin Ataman è stato il primo allenatore turco a sedersi su una panchina italiana, quella della Mens Sana Siena nel 2001. Attualmente allenatore del Galatasaray (dal 2012), dal 2014 è il CT della nazionale turca con cui ha subito portato a casa un ottavo posto nella rassegna mondiale.

Preconvocati: Furkan Aldemir, Birkan Batuk, Bobby Dixon, Semih Erden, Sinan Güler, Barış Hersek, Ersan İlyasova, Göksenin Köksal, Furkan Korkmaz, Melih Mahmutoğlu, Cedi Osman, Kartal Özmızrak, Oğuz Savaş.

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Published by
Alessandro Lelli