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Inamovibili, che sia giusto oppure no

Conte non smette di guardare ai vecchietti. Già, soprattutto se sono quelli che due stagioni fa hanno contribuito a renderlo più che celebre in tutta l’Italia. Se ora è il commissario tecnico della Nazionale, l’ex tecnico leccese lo deve anche a loro. Pirlo e Buffon, quei due che hanno composto la colonna portante della Juventus per tanti anni, e che adesso si trovano uno da questa parte e l’altro da quell’altra del mondo. Entrambi campioni del mondo 2006 in azzurro, entrambi consapevoli che questi sono gli ultimi anni in cui possono godersi il blasone di indossare la maglia di una nazionale criticata troppo, negli ultimi tempi.

Dicevamo, allora, giusto così. No? Giusto che entrambi possano ancora godere dell’opportunità di ritrovarsi a Coverciano, di vestire l’azzurro italico, e provare a vincere ancora; alla fine, si tratta di due istituzioni del calcio italiano, due calciatori che, come lo stesso Conte ha dichiarato, “finche hanno voglia, resteranno con me”. Fiducia massima, dunque, da parte del ct italiano, ovviamente più che meritata, perché la carriera parla per loro, e il loro passato non ammette repliche.

Tutto idilliaco? No. C’è una grana, ed è quella che urla a gran voce questo termine: “utilità”. Anche se a pensarci bene la cosa non riguarda (ancora) Buffon: difende tuttora i pali di una squadra di vertice in Italia (nonostante i tentennamenti di questo inizio di stagione) e se Allegri, che lo vede tutti i giorni, assicura che ancora garantisce sicurezza, figuriamoci se non può farlo Conte, che lo ha conosciuto a sua volta, benissimo, e continua a basarsi sulla sua forza e sulla sua esperienza. Dunque, passi Buffon, utile per dato di fatto a questa Italia. È Per Pirlo che il discorso è un po’ diverso. Perché essere andati a “svernare” dall’altra parte del mondo è un segnale chiaro: le energie stanno finendo. E per rimanere competitivi, allora, molto più saggio cambiare aria, e volare in un paese in cui il calcio è in crescita, sì, ma rispetto a noi è molto più di qualche passo indietro. Pirlo, checché se ne voglia, non è più all’apice della sua carriera. Ma comunque è stato convocato da Conte, e convocarlo senza farlo giocare non avrebbe senso, per uno come lui. Per questo motivo sarà in campo stasera contro Malta, e questo potrebbe in qualche modo voler dire ‘offuscare’ il talento di qualcun altro, che magari è in rampa di lancio, ma deve attendere il proprio turno. Turno che finché Pirlo non deciderà di farlo arrivare, non arriverà.

Sia chiaro, anzi chiarissimo: lungi da me dire che l’ex regista della Juve non meriti di vestire ancora l’azzurro. E’ un’icona, un emblema, un campione del mondo. Ci sono momenti, però, in cui emblemi, vittorie e mondiali devono lasciare il posto alla logica realtà dei fatti, e soprattutto ci sono momenti in cui un allenatore deve rendersi conto di tutto ciò, e deve saper decidere, e deve saperlo fare più di un calciatore. Non è la voglia di azzurro di Pirlo che si critica, ma la totale libertà di scelta concessagli da Conte. Il quale, per il bene della Nazionale, dovrebbe agire secondo determinati criteri, tenendo in considerazione esperienza, forma, blasone, qualità e… già, potenzialità. Dovrebbe guardare, in sostanza, anche un po’ al futuro.

In conclusione, Buffon e Pirlo, inamovibili. “Che sia giusto oppure no” per Conte. Scelta affascinante, assolutamente, ma anche, da una parte, piuttosto rischiosa in ottica futura. Ok che l’avversario di questa sera è tutt’altro che pericoloso, ma è dall’agire quotidiano che si gettano le basi per il divenire, a prescindere da quali sono gli impegni immediati e dalla loro difficoltà. E quest’Italia dovrà pure, un giorno, cambiare faccia. Quest’Italia dovrà, un giorno, pur saper guardare (definitivamente) avanti.