Us Open 2015, assalto al trofeo di Čilić: è ancora lo Slam dell’equilibrio

La stagione volge al termine e come da copione i tennisti sono chiamati a raccogliere le energie residue per onorare l’ultimo appuntamento del Grande Slam. Il problema – spesso sollevato dagli atleti – di una calendarizzazione troppo fitta trova la suo acme a New York: non è un caso infatti che il torneo disputato sui campi di Flushing Meadows sia quello più legato, negli ultimi anni, a forfait illustri e promesse disattese.

La storia recente parte dall’interruzione del dominio di Federer (cinque titoli consecutivi tra 2004 e 2008) nel 2009 per mano di Del Potro, che impedisce allo svizzero di conquistare il sesto Us Open consecutivo al termine di una finale giocata ad altissimo livello da entrambi. Erano anni di transizione verso un tennis più fisico, più logorante: nel 2010 arriva infatti la prima affermazione di Rafael Nadal, il massimo esponente di questo nuova corrente tennistica.

Il 2011 è l’anno dell’esplosione dell’attuale dominatore del circuito, Novak Djokovic: al termine di una stagione da record il serbo vince anche a New York, in quello che sembrava poter essere il primo successo di una lunga serie. Ma nelle tre edizioni successive, nonostante si sia sempre presentato da favorito e abbia raggiunto due finali, il bis del belgradese non è arrivato: c’è stato spazio per il secondo titolo di Nadal (2013) e per i primi Slam in carriera di Murray (2012) e Čilić (2014).

Quindi cosa aspettarci dagli Us Open 2015? Sarà Djokovic a vestire i panni del favorito, e proverà a rendere scontato uno Slam che da qualche anno continua a riservare sorprese: il vincitore di Melbourne e Wimbledon ha dalla sua un tabellone non proibitivo e soprattutto la forte motivazione di bissare un titolo conquistato soltanto una volta a fronte di cinque finali disputate. A onor del vero le piccole indecisioni che ogni tanto il serbo si concede si sono riviste nei recenti tornei di Montreal e Cincinnati: va però ricordato che a fronte di prestazioni non esaltanti Nole è comunque arrivato entrambe le volte in finale, perdendo soltanto da Murray (n.3) e Federer (n.2).

È proprio Federer a guadagnarsi il ruolo di principale sfidante del serbo: dopo aver saltato Montreal lo svizzero si è presentato a Cincinnati in condizioni eccelse, dove ha conquistato il torneo senza perdere set e soprattutto senza mai cedere il servizio. Su di lui pesa l’incognita del 3 su 5: Federer non vince uno Slam dal 2012 e al netto della grandi qualità dei suoi avversari, vincere sette partite consecutive al meglio dei 5 rimane un’impresa non semplice per un 34enne, seppur dotato della sua classe.

Nel gruppetto che segue, come da ranking, è Murray il terzo incomodo più accreditato. Nei 3 Slam stagionali per lui sono arrivati una finale e due semifinali: nelle ultime interviste ha dichiarato che non sa quanto ancora potrà durare ai vertici e vuole approfittarne per far bene in questo torneo, forse caricato dal complicato sorteggio che l’urna gli ha riservato. Il possibile scontro con Federer in semifinale gli darebbe la possibilità di vendicare le due nette sconfitte patite a Londra e Cincinnati.

Non arrivano invece in grande condizione Čilić e Nishikori, i due finalisti del 2014: il croato sta confermando la teoria secondo cui la sua affermazione americana rappresenterebbe un picco isolato della sua carriera, mentre il giapponese (che pure ha il tennis per far bene a NY) è continuamente falcidiato da piccoli infortuni che ne minano la continuità e ha sulla sua strada un Djokovic dal dente avvelenato.

Tra gli altri, ci sentiamo di fare i nomi di Wawrinka e Dimitrov. Il campione di Parigi non ha combinato granchè dopo il suo secondo Slam, ma è solito incentrare la preparazione sui grandi appuntamenti: sul cemento americano ha dimostrato che può dare fastidio ai migliori ed è l’unico tra gli outsider ad avere il tennis per battere qualsiasi avversario. Dimitrov invece ha dato segnali di risveglio a Cincinnati, ed è ormai troppo tempo che si attende il suo exploit: il tabellone gli è favorevole e potrebbe disputare un buon torneo.

Per chiudere, segnaliamo che mai come in questa edizione la pattuglia dei giovani è ben nutrita: ai ben noti Kyrgios e Kokkinakis si aggiungono Thiem, autore di una grande stagione su terra, Coric (che al primo turno sfida Nadal) e i giovanissimi Rublev, Ymer, Zverev e Chung, con la speranza che uno o più di loro possa rompere la monotonia di un tennis sempre più “per adulti”.

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Alessandro Stella