Correva l’anno 2001. Il Milan, sulla cui panchina sedeva Fatih Terim, aveva appena comprato Inzaghi, Rui Costa e Pirlo; l’Inter in rosa aveva sia Ronaldo che Vieri e stava per andare incontro al suo famoso 5 maggio; la Juventus, tra la cessione del Pippo nazionale ai rossoneri e di Zinedine Zidane al Real Madrid, aveva incassato 230 miliardi delle vecchie lire, usati per comprare Nedved, Thuram e Buffon; la Lazio si portava a casa Stam, Fiore e la meteora Mendieta; la Roma — fresca vincitrice dello Scudetto — si era appena aggiudicata la corsa al nuovo astro nascente del calcio italiano: Antonio Cassano; e Luciano? Beh, Luciano si chiamava ancora Eriberto.
Sembra una vita fa, ma sono passati “appena” quattordici anni.
Il campionato 2001/2002 è da tutti ricordato per il suo epilogo, con l’arrivo in volata all’ultima giornata tra Inter, Juventus e Roma tutte in due soli punti. Come è finito ce lo ricordiamo tutti e non ha senso parlarne ora.
Il motivo per cui citiamo quel campionato è perché fu la prima apparizione in Serie A del ChievoVerona. Accolti come il Carpi di quest’anno, dato per spacciato ancor prima di iniziare il campionato, i gialloblù dell’allora sconosciuto Luigi Delneri sorpresero tutti gli addetti ai lavori partendo fortissimo, restando in testa al campionato da ottobre a novembre, concludendo la stagione al quinto posto — quando ancora il quarto valeva i preliminari di Champions League — e conquistando la qualificazione alla Coppa UEFA dell’anno successivo.
La formazione tipo del Chievo dei miracoli vedeva Lupatelli in porta, bizzarro portiere col numero 10 sulle spalle e le basette lunghe pur essendo senza capelli, la difesa — sempre quella — composta da Moro, D’Angelo (il capitano), D’Anna e Lanna, in mezzo a campo il direttore d’orchestra Corini e un giovane incursore di nome Perrotta, mentre sulle fasce agivano le due “frecce nere” Manfredini ed Eriberto pronte a lanciare le due punte Corradi e Marazzina. Una squadra di illustri sconosciuti.
Eppure quel Chievo ci fece innamorare con quel suo gioco veloce, a memoria, pieno di sovrapposizioni, tagli e verticalizzazioni. Ci fece sognare per un campionato intero, perché le favole nel calcio esistono e quella squadra ne era la prova vivente. Uno spettacolo per gli occhi, amore puro vero il Gioco. Il ChievoVerona di Luigi Delneri appassionò quasi come lo scontro al vertice tra Inter, Juve e Roma.
E adesso, quattordici anni dopo, il Chievo torna in testa alla classifica. Va bene, sono passate soltanto due giornate, ma vedere i clivensi stravincere in trasferta a Empoli e schiantare la Lazio 4 a 0 ci ha catapultato in un’altra dimensione, in un’altra epoca: Birsa, Meggiorni e Paloschi hanno preso le sembianze di Manfredini, Marazzina e Corradi, Maran quelle di Delneri.
Con l’augurio di restare nella memoria come quella squadra che ha rischiato di cambiare la storia del calcio per sempre. Sì, perché a fine campionato 2001/2002 fu il Milan ad arrivare quarto con solo un punto di vantaggio sul “Chievo dei miracoli” e a qualificarsi per i preliminari di Champions League 2002/2003. Come è andata a finire quella coppa lo ricordate, no?