Un velo pietoso sul Milan?
E quindi il buon vecchio Siniša ha avuto i suoi primi tre punti, ieri sera. Certo, il tecnico serbo non può dirsi soddisfatto (e infatti non lo era affatto) ma intanto ha evitato di fare una mezza figuraccia alla prima sotto le luci di San Siro contro un Empoli che, nel complesso, in questa nuova stagione sta avendo più sfortuna che demeriti – e in questo il povero Giampaolo qualche merito lo ha perché sul piano del gioco la squadra c’è (peccato per Skorupski, sciagurato nelle uscite e frammentario nel guidare la difesa, scaricato dalla Roma e si capisce perché). Se non altro il mister empolese ha avuto il buon senso di proseguire nel solco di Sarri, conservandone le idee e mantenendo il gioco verticale tipico dell’attuale allenatore del Napoli nonostante la rosa si sia impoverita a causa delle inevitabili cessioni (specialmente di Rugani e Valdifiori, ça va sans dire).
Ma si diceva di Mihajlović: l’ex tecnico della Samp doveva portare a casa i tre punti e mostrare un gioco migliore di quello esibito la sera della prima a Firenze. Missione compiuta la prima grazie a Bacca e Luiz Adriano (con, appunto, la complicità dell’attore non protagonista Skorupski), missione fallita su quasi tutta la linea la seconda. Perché i due punteros sudamericani, riuscendo nell’impresa di vincere più o meno da soli la gara, sono così stati capaci di fungere da velo pietoso per il resto della formazione rossonera, ancora piagata da infortuni, difetti, amnesie e timori vari. Il gioco milanista, infatti, ancora non esiste ma – se questo si può anche in parte capire, visto che siamo all’inizio – quel che sconcerta è come siano sparite tutta la garra che Mihajlović sembrava aver infuso nei giocatori già durante il pre-campionato e, soprattutto, la compattezza.
Ieri sera davvero il Milan sembrava essere stretto parente di quello di Inzaghi, solo con un filo più di ordine e di consapevolezza su cosa fare. Oltre ad avere – naturalmente – due punte degne di questo nome, non un declinante Fernando Torres, un “pesco a caso dal mazzo del mercato” Destro, uno spompato Pazzini o un indesiderato Matri. Fine della storia.
Ora, giacché il vecchio Siniša non è Inzaghi, ci si aspetta che la situazione cambi e anche parecchio. Il proverbiale velo di cui si diceva, in particolare, è stato teso da Bacca e Luiz Adriano per nascondere soprattutto le magagne di un centrocampo a dir poco approssimativo, muscolare e votato più alla distruzione che alla creazione di gioco. Sebbene abbiano ognuno le proprie peculiarità, è innegabile che le mezzali attualmente a disposizione del mister serbo (posto che de Jong pare inamovibile dal suo trono di fronte alla linea di retroguardia) siano tutto fuorché fautori di gioco e la manovra ne risente parecchio: in questo senso, forse, il celebre condor Galliani potrebbe provare a dare una mano al suo allenatore, fornendogli entro la fine del mercato un elemento che possa essere dotato di quelle geometrie di cui il Milan manca tragicamente in mezzo al campo, dove abbondano invece i distruttori di trame avversarie, i corridori, i generosi e gli specialisti dell’inserimento. Tutta gente utile, intendiamoci, ma che senza un regista (magica parolina a cui spesso si associano profili di calciatori presi apparentemente a casaccio) non ha idea di come mettere insieme due idee che siano due su dove debba andare il pallone.
E ieri sera l’hanno notato tutti. Almeno finché Luiz Adriano e Bacca non si sono improvvisati tessitori d’altri tempi…