Il dispositivo di Ordine pubblico negli stadi- come funziona (2° parte)

La nostra chiacchierata con il Dr. Oreste Ariano, dell’Ufficio di Gabinetto della Questura di Milano, prosegue. Abbiamo chiesto qualche informazione sugli ultras del calcio, e qual’è la situazione attuale“La composizione e la natura delle curve, negli stadi, sta cambiando” ci ha risposto il Funzionario della Polizia di Stato. “La politica non è ovviamente scomparsa, ma è meno preminente, e non è più un elemento di aggregazione necessario come alcuni anni fa: analogamente a ciò che accade nel resto della società, anche in curva c’è disaffezione. Resta, ovviamente, in alcuni casi, una certa connotazione politica: tuttavia, ci sono situazioni di tifoserie rivali tra loro, indipendentemente dall’eventuale affinità ideologica. Il nostro compito è quello di monitorare, e lo facciamo metodicamente. Alla base del servizio di prevenzione per il mantenimento dell’Ordine pubblico c’è, infatti, l’informazione. Ogni Questura, in Italia, ha personale dedicato che si occupa della raccolta di informazioni sui tifosi: movimenti, gemellaggi, trasferte e modalità dei trasferimenti. Lo scambio di notizie è costante e fondamentale: è normale che personale delle Questure di competenza territoriale segua i tifosi organizzati nelle trasferte e, in ogni caso, continuamente avviene lo scambio di ogni tipo di informazione utile per la prevenzione di disordini. Naturalmente, ciò si verifica anche con le squadre estere”. 

A questo proposito, abbiamo chiesto un approfondimento. “Il problema è sentito anche oltreconfine, ed è normale un certo tipo di collaborazione con i colleghi stranieri. Di solito, personale delle polizie dei Paesi di appartenenza delle squadre in trasferta si mette in contatto con noi, dandoci le indicazioni sull’albergo di alloggio dei componenti della delegazione, i giorni di permanenza, i programmi di allenamento, gli spostamenti eccetera. Naturalmente, le informazioni riguardano anche numero di tifosi in trasferta, mezzi con i quali arrivano, pericolosità: insomma, tutto ciò che serve per garantire la sicurezza di tutti. Logicamente, gli standard sono differenti da Paese a Paese, ci sono Polizie più attente a queste problematiche e altre meno; tuttavia, la collaborazione (che è reciproca: anche la Polizia italiana si reca all’estero al seguito delle squadre) è buona e funziona. Quest’anno, purtroppo per i tifosi delle squadre milanesi, non ci sono in programma partite internazionali; tuttavia, per la nostra Questura il lavoro non mancherà, visto che siamo già entrati nella fase di organizzazione della Finale di Champions League (e di tutte le manifestazioni collaterali), che verrà disputata il 28 maggio 2016.”

Tornando a noi, cosa sta cambiando negli stadi italiani? “Il nostro è un lavoro molto più profondo del piazzarci con i blindati fuori dallo stadio, ed è a lungo termine, in quanto vorrebbe proprio cambiare un certo tipo di mentalità. Non è stato, per esempio, pubblicizzato troppo un aspetto che potrebbe apparire secondario, ma non lo è: il divieto di introdurre tamburi allo stadio. Il tamburo non era folklore e basta in curva, come magari certi giornalisti volevano fare apparire; ma era recepito, dagli ultras, come uno strumento di battaglia: e, del resto, così appare, nella nostra cultura, fin dai tempi più antichi. Con le nuove norme, niente tamburi allo stadio, ma per un aspetto culturale, e non per un’intrinseca pericolosità dello strumento come oggetto eventualmente atto a offendere. Ed è con questo tipo di provvedimenti, uniti ad altri (gli steward, la “smilitarizzazione” dello stadio, riducendo la presenza di personale in divisa)  che si cerca di creare un ambiente diverso, proprio dal punto di vista culturale. Le Forze dell’ordine sono presenti per consentire alla gente di divertirsi in modo sicuro, e non per impedirlo. Certo, il nostro è anche un ruolo repressivo: ma è la fase che meno ci piace, e che si vorrebbe sempre evitare. Posso assicurare che il nostro sforzo è volto, soprattutto, a lavorare sulla fase preventiva, e che la miglior soddisfazione, per il nostro personale, è poter rientrare in Caserma  e presso le proprie famiglie, senza che sia successo nulla.”

La nostra chiacchierata è terminata. Nel ringraziare la Polizia di Stato, il Dr. Ariano e l’Ufficio stampa della Questura di Milano per il tempo concessoci, possiamo chiudere con qualche considerazione, che potrebbe apparire ovvia, ma che pensiamo non sia male ribadire. Non è possibile, purtroppo, nell’attività della Polizia di sicurezza, prevedere tutto, e l’incidente è sempre dietro l’angolo. Tuttavia, non bisogna dimenticare che la partita sicura comincia, prima di tutto, nella testa dei tifosi che vanno allo stadio. E l’augurio che ci facciamo, a inizio stagione, è che a prevalere sia soprattutto il senso di responsabilità, e la voglia di divertirsi. Lo stadio è questo, e non altro. Abbiamo visto quanto lavoro ci sia dietro: a chi va allo stadio, e a chi come noi lo segue per lavoro e passione, il compito di ricordarsi e ricordare che il calcio resta, comunque, la più importante delle cose futili. Con tutto ciò che ne consegue.

(3 – Fine – ha collaborato Enrica Panzeri)