A un certo punto uno pensa che andranno lì per imparare la lingua. Una specie di vacanza – studio, dove a pagare è la squadra – college che li ingaggia. Credo funzioni così, per le stelle emigranti della serie A, chiamate a suon di milioni per esportare la propria vocazione miracolistica sotto i cieli d’Europa e, in tempi sempre più rapidi, ritrovate reduci e incomprese nell’abbraccio consolatorio del nostro campionato.
Sarà questione di clima o più probabilmente di competitività più intensa e ritmi di gioco superiori, ma la parabola del figliuol prodigo sembra ormai potersi attagliare bene a molti dei nostri campioni, per i quali i nostri club stanno ammazzando vitelli grassi di giorno in giorno.
Il primo a rientrare è stato Stevan Jovetic, il talento montenegrino partito due stagioni fa da Firenze alla volta di Manchester e oggi, dopo due stagioni in poco chiaro e molto scuro, approdato alla corte dell’Inter. Nel suo caso, la discriminante sembra essere stata di natura fisica. Poco incline agli urti della vita inglese, l’amico fragile sembrava evaporato in una nuvola di nebbia, tra articolazioni consunte e difficoltà caratteriali. Non appena arrivato, Jovetic ha già portato in dote a Mancini i primi tre punti, grazie a un bel gol rifilato all’Atalanta nella prima giornata. Resta da chiedersi se il flop inglese sia stato dovuto a un deficit di fiducia o alla carenza di … Atalanta.
Prossimo al rientro, l’ennesimo, è anche il più prodigo di tutti i figliuoli. Mario Balotelli, felice sperperatore del proprio talento, dopo un’estate di voci che lo vedevano offerto quando a Fiorentina e Sampdoria, quando al Bologna, ritrova l’amata maglia del Milan, dove ancora ha in Galliani un romantico estimatore. “Certi amori non finiscono”, ha detto Galliani citando Venditti. Cantautore che, a onor del vero, la parte migliore della propria carriera l’ha già spesa in gioventù e da tempo vive di greatest hits e commoventi, ripetuti lunghi addii. Più che un ritrovato amore, oggi Balotelli appare a tutti come un bandolero stanco, restando in tema di citazioni. A lui spetta il compito di smentire la propria decadenza percepita – non solo per questioni di testa calda ma anche e soprattutto per perdurante opacità atletica – dimostrando che in fondo, ha anni e mezzi per essere ancora quel giocatore che fu capace di affossare la Germania o di segnare all’Inghilterra. Di giocatori consunti in precoce età, ne abbiamo visti tanti, uno su tutti Cassano (anche lui, per altri versi, un “ritornato”), che, nonostante abbia supplito con altre doti, già verso i 25 anni aveva perso lo spunto e il guizzo che solo la forma atletica può dare. Estremamente improbabile che Balotelli arrivi a essere quel giocatore da pallone d’oro che asseriva di voler diventare, ma se trovasse concentrazione, condizione e convinzione,potrebbe ancora dire molto, anche in chiave azzurra, visto che i suoi successori non è che abbiano incantato. Tutto sta a volersi impegnare per 90 minuti e non solo quando riceve palla – e questo glielo rimproverava già Mourinho, al principio della carriera.
Neanche il tempo di dirsi addio e già dovrebbe ritornare in Italia anche Cuadrado, atteso dalla Juventus per coadiuvare la truppa bianconera, allertata dalla caduta interna al debutto. Il giocatore tutto estro e fantasia, dribblomane alato, dal passo leggero e dallo spunto breve fulmineo, alla corte di Mourinho è diventato un bolso comprimario, senza neanche un quarto d’ora di gloria da poter vantare come ricordo dell’avventura inglese. E se sei mesi fa, il suo ingaggio sarebbe sembrato un colpo da parte della squadra di Allegri, in molti oggi restano tiepidi di fronte alla prospettiva, vista come un ripiego necessario, sfumati gli obiettivi di mercato più alti.
Se questa è la tendenza, a Simone Zaza, in partenza per il West Ham, verrebbe da chiedere: ma alla Lazio o alla Samp o alla Fiorentina, al Genoa o al Bologna, insomma o laddove sarà la tua prossima destinazione, prevedibile per gennaio, non ti converrebbe andarci fin da subito?