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Nella giornata delle stelle cadenti brilla quella della Fiorentina

È iniziata la Serie A, finalmente.
O forse alcuni tifosi avrebbero preferito non fosse cominciata proprio oggi, ecco.

Prima giornata con risultati altisonanti, quella del campionato 2015/2016. Perde la Juventus in casa (prima volta che perde in casa alla prima in tutta la sua storia), arranca la Roma a Verona, perde il Napoli contro il Sassuolo, perde il Milan a Firenze. Solo Lazio e Inter, tra le “grandi” del nostro calcio, vincono e portano i tre punti a casa.
Un caso? Probabilmente no.

Non può essere un caso che abbiano faticato le squadre che abbiano stravolto le loro rose o i loro staff tecnici: la Juventus ha perso l’intera spina dorsale composta da Pirlo, Vidal e Tévez; la Roma ha un nuovo portiere, una coppia di centrali che non ha mai giocato insieme, un attacco nuovo di zecca e arrivato da poco; il Napoli un nuovo allenatore, un nuovo centrocampo, un nuovo sistema di gioco; il Milan un nuovo staff tecnico, un nuovo modulo, molte facce nuove. Insomma, aspettarsi dei passi falsi — specialmente all’inizio del campionato — sarebbe stato più che lecito e infatti è andata così.

Chi ha davvero sorpreso, perché ha più o meno le stesse caratteristiche delle squadre elencate poco sopra, è la nuova Fiorentina di Paulo Sousa: nuovo sistema di gioco, nuova guida tecnica, nuovo modo di stare in campo e di giocare la palla, nuovi riferimenti offensivi. Eppure il calcio proposto dalla viola contro il Milan ieri sera al Franchi è stato qualcosa di scintillante, da innamoramento a prima vista.

Strano a dirsi, specie per come si sono lasciati, ma un impatto simile con il Franchi l’aveva avuto anche Vincenzo Montella all’inizio della sua avventura sulla panchina della Fiorentina. Il suo 3-5-2 tutto possesso palla e tecnica aveva colpito tifosi e addetti ai lavori, facendo sognare il pubblico viola.
Ora Paulo Sousa fa lo stesso, battendo il Milan grazie a un gioco convincente, riscoprendo giocatori come Iličić e Marcos Alonso (mai completamente ben visti dall’esigente pubblico del Franchi), puntando sul talento cristallino di Bernardeschi e affidando la regia a Badelj e Borja Valero, in attesa di quel Mario Suárez su cui il tecnico portoghese punta tantissimo.

La sua Fiorentina ieri ha illuminato il prato di Firenze ben prima di rimanere in superiorità numerica, dando la sensazione di poter segnare da un momento all’altro. Le giocate nello stretto a centrocampo e i tagli degli attaccanti alle spalle dei difensori sembrano già un marchio di fabbrica del tecnico ex Basilea, che ha già fatto colpo su tutta Firenze e sui suoi tifosi.
Ora ha tutto il tempo — ben altre 37 partite — per farli innamorare definitivamente.