It’s a Mou’s world
Per ogni crimine che si rispetti c’è una vittima, un luogo dove si compie il delitto, un assassino, un movente e un’arma. E l’omicidio (solamente sportivo, per fortuna) di Eva Carneiro non fa differenza.
Parliamo prima della vittima: Eva Carneiro è una dottoressa nata nel 1973 di origini spagnole che ha studiato alla Nottingham University e che dopo essersi specializzata a Londra ha lavorato con il West Ham e con la Nazionale di calcio femminile inglese prima di essere scelta nel 2009 dal Chelsea come medico della squadra delle riserve: nel 2011 con André Villas-Boas diventa il medico della prima squadra e cura le ferite dei Blues in campo sotto Roberto Di Matteo, Rafael Benítez e José Mourinho.
Esaminiamo il luogo e il contesto del crimine: Stamford Bridge, lo stadio casalingo del Chelsea. Nella stagione 2014-2015 la bella Carneiro era stata già sottoposta a cori sessisti e a sfondo sessuale da parte dei tifosi del Manchester United e del Manchester City, scatenando le ire della Football Association e quelle del ministro dello sport inglese, Helen Grant, che aveva chiesto che lo sport facesse di più per eradicare la piaga del bigottismo e della discrminazione.
Ora l’assassino: José Mário dos Santos Mourinho Félix, noto semplicemente come José Mourinho o con il nomignolo di “Special One”, allenatore del Chelsea che ha vinto, unico al mondo, i campionati di Inghilterra, Italia e Spagna, e uno dei pochi ad aver vinto in quattro diversi campionati europei. Personaggio controverso, spesso al centro di polemiche per il suo carattere spavaldo, lascia che siano le sue vittorie a parlare per lui.
Veniamo al movente: partita Chelsea-Swansea, la squadra di casa è già ridotta in dieci uomini per l’espulsione di Thibaut Courtois e si fa male Eden Hazard. La Carneiro entra prontamente in campo per soccorrere il giocatore ma così facendo I Blues rimangono momentaneamente in nove uomini, e questo scatena le ire di Mourinho, che non le manda a dire nella conferenza stampa post-partita: “Non sono contento dell’operato del mio staff medico. Anche se tu sei un dottore o un assistente in panchina, devi capire il gioco. Se ti alzi per assistere un calciatore, devi essere sicuro che quel giocatore abbia un problema serio. Sono sicuro che Eden non aveva un problema serio. Il mio staff medico mi ha lasciato con soli otto giocatori durante un contrattacco e noi eravamo preoccupati in quanto non avevamo altri giocatori disponibili.”
Ed alla fine ecco l’arma del delitto: l’esclusione. Tre giorni dopo le dichiarazioni di Mou, Carneiro è stata esclusa dallo staff medico che andrà in campo con l’allenatore. Formalmente la bella Eva resterà nello staff medico della prima squadra ma, stando a quanto scritto oggi dal “Telegraph”, non andrà più in campo durante le partite, non assisterà più agli allenamenti né sarà in albergo con la squadra durante le trasferte. Praticamente un licenziamento sotto mentite spoglie.
Ma… questa triste storia ha due ma. Il primo riguarda la reazione al comportamento subito da Carneiro: lei stessa ha ringraziato tutti i fans che l’hanno supportata con un post su Facebook (“Ringrazio tutti per il sostegno ricevuto, l’ho apprezzato molto”) e i tifosi del Chelsea si sono divisi sul comportamento dello Special One nei confronti di una professionista che segue la squadra da ben prima di lui e che ha guadagnato il rispetto di tutto l’ambiente a partire dai giocatori e dai tanti tecnici con cui ha lavorato. La sensazione è che il portoghese abbia scelto Eva come capro espiatorio per tenere alta la tensione nella squadra, cosa che aveva tentato già in casa Inter con il medico Combi per il quale però Moratti stravedeva e che fu difeso dal patron nerazzurro a spada tratta. Qui, con il rinnovo di contratto già firmato, sembra difficile che Abramovich si schieri contro di lui e in favore della Carneiro.
E qui c’è il secondo ma: considerando lo sforzo della FIFA e della FA nel promuovere il calcio femminile e per eradicare il razzismo ed il sessismo nel calcio inglese, siamo sicuri che la scelta di Mourinho sia stavolta quella vincente? Per rispondere citiamo uno dei rari interventi pubblici della Carneiro lo scorso anno durante una conferenza sulla medicina sportiva in Svezia: “Le donne vogliono essere leaders, ma noi le escludiamo. In ogni programma che ho visto nella mia vita, lo stereotipo della donna medico è spesso iper-sessualizzato se non addirittura assente. Questo deve cambiare. Le donne sono scoraggiate dalla tenera età a diventare medico: come uomo tu puoi aspirare ad una vita piena di successi dal punto di vista lavorativo e personale, ma come donna, se vuoi le stesse cose, ti viene detto che se tutto andrà bene sarà molto difficile e alla peggio sarà un disastro. Il novanta per cento delle lettere che ricevono provengono da giovani donne che vogliono avere le stesse possibilità degli uomini. Noi dobbiamo poter dire loro che questo è possibile e che la loro presenza migliorerà i risultati.”
Che messaggio stiamo dando ora a quelle donne?