Il GP del Belgio nella storia: l’incontro dei campioni

Domenica pomeriggio il mondiale di Formula 1 approderà su uno dei circuiti più suggestivi e emozionanti del panorama automobilistico attuale. Spa-Francorchamps, in Belgio, inaugurato nel 1925 e in calendario dal 1950, conserva il fascino delle piste di un’epoca precedente antica, che le modifiche dovute alla sicurezza e i processi di ammodernamento non hanno scalfito.

Crocevia fra passato e presente, il Gran Premio del Belgio compendia lo splendore della Formula 1, come dimostra il suo albo d’oro. Sul gradino più alto del podio primeggia Michael Schumacher, con 6 allori, seguito da Ayrton Senna a 5 e al terzo posto, in ex-aequo, Kimi Räikkönen e Jim Clark. Lo “Scozzese volante” trionfò dal 1962 al 1965, ottenendo un’incredibile poker che solo Senna riuscì a bissare dal 1988 al 1991.

Fu proprio nel 1991 che si disputò una delle competizioni più indimenticabili di una storia costellata di colpi di scena. Al sabato il brasiliano, su McLaren, fedele alla sua tradizione di “Mago della pole position” si piazzò in vetta, seguito da Riccardo Patrese, poi retrocesso al diciassettesimo posto a causa della mancanza della retromarcia sulla sua Williams, allora obbligatoria.

Le attenzioni di molti addetti ai lavori si focalizzarono però su un debuttante tedesco, cresciuto a pochi chilometri dal circuito, a Kerpen, dove il padre possedeva una pista di Go-Kart su cui il giovanissimo pilota aveva scoperto la sua passione per i motori. La Jordan si trovò impossibilitata a schierare Bertrand Gachot, alle prese con una spiacevole vicenda giudiziaria e, su consiglio del manager Willi Weber, decise di lanciare nella mischia lo sconosciuto Michael Schumacher. Solo a gara terminata Eddie Jordan scoprì che il tedesco, al contrario di quanto assicuratogli, non aveva mai girato su quella pista e, sbalordito per il settimo posto ottenuto in qualifica, intuì di avere fra le mani una pepita d’oro.

Alla partenza Senna mantenne la posizione, tallonato da Alain Prost su Ferrari e da Mansell, Piquet e Berger. Schumacher, autore di un ottimo spunto, dovette fermarsi dopo poche curve, tradito dalla frizione, ma quei pochi metri sarebbero in seguito risultati i prodromi di una carriera straordinaria. Dopo due giri Mansell sopravanzò Prost, il quale fu costretto al ritiro per un guasto tecnico, lasciando la scena ai due leader del Mondiale, impegnati a battagliare l’uno contro l’altro.

Un pit stop problematico frenò Senna, ma, prima di conquistare la prima posizione, Mansell dovette attendere la sosta di Nelson Piquet sulla Benetton. L’esultanza del Leone si spense però a metà gara, quando un guasto al sistema elettrico decretò la fine anticipata della sua corsa. Jean Alesi, su Ferrari, raccolse il testimone del primato, ma anche lui venne tradito dalla sua monoposto. Le speranze della vigilia ferrarista vennero ancora frustrate da un doppio ritiro che avrebbe innestato nuove polemiche, nonostante la fiducia professata dal francese in varie interviste.

Ayrton Senna, nonostante un inconveniente al cambio, mantenne la testa, mostrando nuovamente la sua abilità e il suo piacere nell’affrontare un circuito tecnico come Spa. Sul traguardo lo seguirono il compagno di scuderia Gerhard Berger e l’altro brasiliano Nelson Piquet, seguiti dal brasiliano Roberto Moreno e dall’italiano Riccardo Patrese. In una domenica contrassegnata dai ritiri, il rimpianto più cocente lo visse il sorprendente Andrea De Cesaris, terzo a pochi giri dal traguardo, ma obbligato a fermarsi l’inaspettata rottura per il motore della sua Jordan.

Il successo ottenuto in Belgio proiettò Senna verso la conquista del suo terzo Mondiale e, al contempo, battezzò la nascita di un’altra futura stella che avrebbe segnato un solco nella Formula 1 negli anni a venire, Michael Schumacher.