Pochi giorni all’inizio della nuova stagione ed alcune squadre sono tuttora in pieno fermento nel mercato e in cerca di identità in campo.
Tra queste l’Inter, una squadra rivoluzionata in estate che vuole assolutamente tornare a splendere nel panorama italiano e internazionale.
Ieri l’ufficialità della cessione di Kovačić ha scosso l’ambiente. Dal punto di vista economico i nerazzurri hanno fatto l’affare piazzando a quasi 40 milioni un giocatore che un mese fa il Liverpool voleva prendere per 30. Dal punto di vista tecnico però la cessione ha spaccato l’ambiente.
Premesso che l’Inter necessita di incassare denaro per ossigenare i conti, per quello che il ragazzo ha dimostrato in due anni e mezzo in nerazzurro, l’affare sembra averlo fatto Thohir più che il Real. Le qualità del ragazzo non si discutono, tuttavia la sua collocazione tattica ha mandato in tilt sia Mazzarri che Mancini.
Kovacic ha funzionato a fasi alterne, senza mai identificarsi in un ruolo preciso. Tuttavia l’unica colpa del ragazzo è quella di essere arrivato nella peggiore Inter degli ultimi 10 anni, dove è stato investito subito di responsabilità e doveri. Non è semplice per un ragazzo di 20 anni giocare in una della big europee e ritrovarsi con il dieci sulle spalle, ad essere l’unico con un pò di fantasia, dinamismo e piede morbido in un centrocampo di muscoli. Obbligato a fare gioco e partorire idee in un reparto povero di classe con i vari Medel, Kuzmanović, M’Vila.
Mateo ha pagato l’impossibilità di crescere in un ambiente forte e sereno, dove la sua prestazione poteva impreziosire il match e non necessariamente risolverlo. A Madrid nessuno gli chiederà di fare la differenza e questo per lui potrebbe essere importantissimo per realizzarsi finalmente.
Mancini, dopo averlo provato per tutta l’estate in vari ruoli, ha così scelto di fare fuori il croato, che nella sua testa stava diventando un problema di difficile gestione. Ma i problemi del Mancio non si risolvono con questa cessione. Infatti dopo un mercato di livello tuttavia il tecnico di Jesi ora chiede di reinvestire la cifra incassata dal trasferimento in altri giocatori.
Di certo il tecnico non è famoso per la sua parsimonia, ma anzi piuttosto per il frenetico shopping che spesso ha imposto alle sue società nel calciomercato. Basti pensare che nei tre anni e mezzo di City ha fatto arrivare a Manchester: Touré, Džeko, Balotelli, David Silva, Kolarov, Aguero, Nasri, Maicon, Nastasić ecc. spendendo una fortuna e senza creare tuttavia un ciclo come sperava.
Troppo facile però arrivare con la lista della spesa e pretendere che il club accontenti le necessità. L’Inter attuale, osservata speciale del FPF, ha già speso molto nell’estate attuale, tuttavia il tecnico continua a insistere per un esterno difensivo, uno offensivo e un mediano. Il mister sembra ignorare che l’annata nerazzurra comporta solo due competizioni e potrebbe essere l’occasione per lanciare qualche giovane. Vuole una squadra già matura quasi a sottolineare che non sarà lui ad accompagnare la squadra con ideologia, tattica e certezze per mano, ma piuttosto che siano i giocatori a farlo.
Non mi annovero tra gli estimatori di Mancini e lui per contro non fa nulla per attirarsi le mie attenzioni. Arrivato a dicembre dello scorso anno, ha fatto subito aprire il portafoglio a Thohir per i vari: Shaqiri, Brozović, Podolski e Santon; mancando clamorosamente il tanto decantato terzo posto e in fine bocciando quasi in toto i suoi acquisti. In questa estate dove tifosi e società si leccano le ferite, tuttavia l’allenatore non ha voluto sottrarsi all’esposizione mediatica, sostenendo che quella che sta per nascere sarà un Inter da scudetto.
Credo che l’ambiente nerazzurro abbia bisogno di altro che fissare obiettivi tanto ambiziosi quanto rischiosi. Il precampionato milanese è stato un flop che non può non preoccupare quanto la confusione tattica di Mancini che continua ad alternare uomini e moduli. La certezza di questa estate è che non basta un mercato da top a risolvere i problemi della squadra. Non sarà Perisic la soluzione, come non lo è stato Shaqiri, non sarà Criscito come non lo è stato Santon.
Mancini sembra più un selezionatore che un allenatore, ora però accontentato o no dalla dirigenza deve dimostrare che ha la stoffa per essere un grande tecnico senza accampare scuse.
Sono sicuro tuttavia che l’Inter farà una buona stagione, che nel giro di qualche partita la squadra troverà più dinamismo e il giusto assetto per esprimersi al meglio, ma per farlo ha bisogno che il suo tecnico risponda alle aspettative che club e tifosi hanno risposto in lui. Thohir l’ha investito e scelto per portare avanti il suo ambizioso progetto, ora è il momento di posare le basi.