Il Bayer non spaventa, Keita sì
Ci voleva proprio una serata così per la Lazio di Stefano Pioli. Dopo aver deluso praticamente in tutte le amichevoli, con l’aggravante della sconfitta in Supercoppa italiana contro la Juventus, il riscatto era atteso proprio contro il Bayer Leverkusen, formazione con molta qualità offensiva ma, dall’altra parte, con un pacchetto arretrato che definire distratto è un eufemismo. Al di là delle questioni economiche, tutt’altro che irrilevanti nella gestione di una società che punti a confermarsi anno dopo anno, Biglia e compagni volevano anche lasciare il segno per dimostrare che la scorsa stagione non è stata un’eccezione, ma che il gruppo ha davvero qualità importanti e merita di giocare nel miglior palcoscenico europeo e confrontarsi con le più forti d’Europa.
La Lazio ha disputato una partita coraggiosa, in cui le maggiori difficoltà si sono palesate in difesa, troppo bassa in alcuni frangenti e poco attenta sugli ambiziosi lanci lunghi dei tedeschi: in particolare Mauricio si è ritrovato spesso a correggere un proprio errore e, per fortuna dei biancocelesti, Kießling e compagni non hanno trovato lo spunto giusto per punire le disattenzioni della retroguardia. E se Bender con quel destro ha spaventato e non poco Berisha, di fatto questo è stato l’unico serio pericolo oltre al gol annullato a Calhanoglu, a dimostrazione che comunque il centrocampo della Lazio ha compiuto un ottimo lavoro nel filtrare il gioco avversario, affidando poi le ripartenze alla velocità degli esterni d’attacco. Non appena intuito che Wendell era l’anello debole della difesa, insieme a Papadopoulos, Pioli ha spostato Felipe Anderson sull’out di destra alla ricerca del doppio giallo, che sarebbe anche potuto arrivare in chiusura di primo tempo: una decisione che ci può stare, comunque, considerando il metro arbitrale scelto da Eriksson.
Al ritorno mancherà Klose, e non ci poteva essere notizia peggiore per la Lazio: sia perché l’infortunio sembra essere abbastanza grave, e questo condizionerà l’inizio di stagione biancoceleste, sia perché l’opportunismo e l’esperienza del tedesco sarebbe stata utilissima in Germania, considerata la probabile assenza di Djordjevic. Questo costringerà, di fatto, a optare sin dall’inizio per Keita come prima punta spalleggiato da Candreva e Felipe Anderson, per un tridente esplosivo che avrà il compito di far saltare il banco quando, per forza di cose, i tedeschi spingeranno il piede sull’acceleratore alla ricerca del vantaggio.
A sbloccare la partita, al 32′ della ripresa, è stato proprio Keita con una fantastica serpentina. Al centro di numerose speculazioni che lo vorrebbero lontano da Roma per sua stessa richiesta, viste le tante panchine accumulate nella passata stagione, il ragazzo ha però dimostrato di avere molto talento da vendere. In tutti i sensi. Ma per una squadra che, qualunque sarà il risultato alla BayArena, dovrà disputare tre competizioni in questa stagione, non sarebbe meglio valorizzare un classe ’95 che, solo due stagioni fa, sembrava essere non solo il futuro della Lazio, ma anche il presente? Soprattutto se le cifre necessarie per strapparlo a Lotito fossero davvero quelle riportare da tutti i media, ossia una cifra attorno ai 15 milioni di euro. Quando il rapporto con l’allenatore si complica è sempre difficile trovare una soluzione interna, ma per il bene della Lazio e del ragazzo stesso sarebbe utile trovare un compromesso, a maggior ragione viste le difficoltà numeriche nell’attacco laziale. Vendere Keita per andare a prendere Matri può essere una mossa saggia dal punto di vista economico: ma con il bilancio non si scalda il cuore delle tifoserie, e il 20enne spagnolo è uno di quelli che può far alzare la temperatura dello stadio anche solo con un’accelerazione delle sue. Ne sanno qualcosa Leno e compagni.