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Se andaste su Wikipedia a cercare la trama di “Whiplash” — film meraviglioso del 2014 e vincitore di tre Premi Oscar 2015 — trovereste questa dicitura, all’inizio della pagina:
“È la storia di un ragazzo che sogna di diventare un grande batterista e del rapporto conflittuale con il suo insegnante che, paradossalmente, diventa il suo peggior nemico, invece che suo mentore”.
Ora sostituite “batterista” con “regista” e “insegnante” con “allenatore”. Di chi sto parlando? Mi pare ovvio: Mateo Kovačić.

È notizia delle ultime ore: il numero 10 dell’Inter è in procinto di trasferirsi al Real Madrid per circa 35 milioni di euro più bonus. Esattamente due mesi fa, il 15 giugno, avevo già mosso una sorta di polemica a riguardo della bontà tecnica di un’operazione del genere, dicendo che forse il ragazzo andava fatto giocare nel suo ruolo, quello di regista davanti alla difesa.
L’estate — per noi sostenitori di Kovačić — aveva portato buone notizie, nel senso che Mancini ha provato e riprovato la sua Inter con il rombo a centrocampo e Mateo come vertice basso davanti alla difesa. Le prestazioni altalenanti della squadra non hanno nascosto le sue qualità come interprete di quel ruolo, nonostante delle lacune, delle imperfezioni, che devono necessariamente essere limate con il lavoro. Pensare che un giocatore sia pronto subito a giocare in un “nuovo” ruolo sarebbe da incompetenti, ma si può dire che i margini per lavorare e per tirar fuori della luce abbagliante da un diamante grezzo ce n’erano eccome.

Ma, così come Andrew, il protagonista di “Whiplash”, anche Mateo si ritrova vittima del suo insegnante-allenatore, colui che sarebbe dovuto essere il suo mentore e avrebbe dovuto insegnargli tutti i trucchi del mestiere lasciando esprimere il talento purissimo del ragazzo.
Mancini, dopo averlo provato tutta l’estate (e a questo punto mi chiedo quanto gli sia stata imposta la cosa e quanto lui abbiamo “accontentato” la dirigenza prima di lamentarsene per lo scarso rendimento a mercato ancora in corso) e dopo le parole al miele per il talento croato, decide di vendere il ragazzo con un futuro da top player per mettere in quel ruolo un difensore centrale come Medel o andare a prendere il trentaduenne e limitato tecnicamente Felipe Melo, vecchia conoscenza del nostro calcio. Sarebbe davvero l’icona del nostro calcio alla deriva, continuamente alla rincorsa di quello spagnolo dominante nell’ultimo decennio di competizioni europee.

L’ufficialità non c’è ancora, si parla solo di “fonti vicinissime”, di “affare ai dettagli” e di “accordo in dirittura d’arrivo”.
Ma noi siamo degli inguaribili romantici e ci aspettiamo, da un momento all’altro, che Mateo, così come l’Andrew di Whiplash, torni in scena e suoni il miglior assolo della sua carriera, una carriera da grande giocatore.