Prosegue questa sera la nuova avventura stagionale del Cagliari, i cui tifosi forse non si ricordavano più come fosse fatta la Serie B. Se la scorpacciata al secondo turno di Coppa Italia, figlia sì del particolare momento della Virtus Entella ma utile per prendere confidenza e rinfrescare una piazza scottata dal pessimo 2014-2015, è stato un assaggio, oggi a Trapani si fa sul serio: dall’altra parte Serse Cosmi, lo sguardo sulla qualificazione al quarto turno di Coppa Italia.
La nostra coppa nazionale, per formula, alimenta poche speranze di vittoria per le piccole squadre, ma serve a mettere minuti di calcio vero nelle gambe dei giocatori, e pure a riconciliare il pubblico con questo sport, dopo le troppo frequenti, inutili e a volte proprio irritanti amichevoli, dominate dalla paura di infortunarsi e condizionate da un risultato di cui non importa a nessuno. Ben venga allora l’ufficialità, ben vengano le partite con qualcosa di reale per cui giocare.
Trapani-Cagliari è il primo vero battesimo di fuoco per la Juve della B, come è stata definita: ci permetterà di capire di che pasta è fatto il gruppo di Massimo Rastelli (che la cadetteria la conosce bene), o almeno di individuare lo stato dei lavori in corso. Le sensazioni sono positive e, una volta smaltite le tossine di una retrocessione durata 10 mesi, la città è pronta a ripartire: è il ritorno su quei campi che solo la B italiana può regalare, è un’avventura in cui chi prima giocava per limitare i danni ora deve diventare la grande. Se diventerà la Juventus, non si sa: l’obiettivo è solo tornare su, non importa come.
Una cosa mi sento di escludere, comunque: il Cagliari non ha iscritto una squadra di Serie A alla Serie B. Gli acquisti sembrano ponderati sulle necessità della categoria, i nuovi arrivi non saranno pesci fuor d’acqua. Non ha fatto l’errore, viene da dire, che fece dopo la retrocessione il Torino di Cairo, costretto infatti a metà stagione a stravolgere tutto e mettersi l’abito giusto. Paradossalmente, sembrava da B anche la squadra dell’anno scorso, a partire dal tecnico: non a caso l’ultimo grande acuto di Zeman diceva di una promozione col Pescara, forse in A l’azzardo è stato eccessivo.
Restando sull’hic et nunc (perché ripartire vuol dire anche dimenticarsi l’agonia), servono pragmatismo e voglia di mettersi in discussione, si è aperto un mondo tutto nuovo. Sarà stranissimo non vedere più Cossu, Conti e Pisano calcare l’erba del Sant’Elia, così come non poter ammirare in Sardegna i fuoriclasse della massima serie: per capire se i ragazzi di Rastelli ammazzeranno il campionato o ne saranno divorati non resta che aspettare. Con l’antipasto della Coppa Italia di Ferragosto, che spiegherà a chi non ci era più abituato cosa serve per uscire vivi dalla Serie B.