Kurban Berdyev, a Rostov un nuovo Rubin?
Berdyev torna a Kazan, dove ha allenato per oltre un decennio vincendo due campionati, e domina il Rubin con un perentorio 3-0. A Rostov sta creando, in tutto e per tutto, una versione 2.0 della squadra che aveva reso famoso il Tatarstan in Europa, con l’apice raggiunto con lo splendido successo in casa del Barcellona del 2009. Interpreti simili, idee equivalenti e un processo di crescita mirato e oculato decisamente simile: la vittoria, in trasferta, e così larga (cosa tutt’altro che abituale per il tecnico turkmeno, anche quando comandava la classifica oltre un lustro fa) sembra essere il prologo di un passaggio di consegne che non riguarda tanto Rubin e Rostov, bensì il trasferimento del lavoro di Berdyev da Kazan a Rostov. E le analogie sono diverse.
Arrivato in inverno in riva al Don con una squadra decisamente a pezzi per motivi finanziari e per la scellerata gestione tecnica di Gamula, Berdyev, in punta di piedi, con la riservatezza che lo contraddistingue, ha saputo prendere in pugno la situazione, rinsaldare il gruppo e organizzare, come da sua caratteristica principale, la fase difensiva, cardine di ogni suo successo. I risultati sono arrivati, grazie anche all’arrivo di Bukharov, esploso con lui a Kazan, ed il ritorno di Dzyuba, due calciatori adattissimi al suo calcio di rimessa, fondato su centravanti di peso capaci di fare reparto da solo. La salvezza è poi arrivata grazie agli spareggi, ed ha permesso al Rostov di preparare una campagna d’acquisti sì puntata al risparmio, ma incentrata sulla correttezza delle scelte: sono arrivati così altri ex giocatori di Berdyev, due esperte vecchie conoscenze del calcio russo come Cesar Navas (che avrebbe voluto tornare in Spagna ma è stato convinto dall’allenatore musulmano) e Noboa, calciatori facilmente inseribili nello scacchiere, nella trama tessuta dall’ex tecnico del Rubin.
Il netto successo di ieri sul campo del Rubin, una novità come detto sia per Berdyev che per il Rubin delle ultime stagioni, dev’essere anche un campanello d’allarme per Bylyaletdinov, oltre che la prova della capacità di rievolversi, pur con idee pressochè uguali, di Berdyev. La classifica piange, con zero punti in quattro giornate, e il preliminare di Europa League con i macedoni del Rabotnicki non si può assolutamente fallire: lo scorso torneo aveva consegnato un Rubin in grande spolvero, dopo i numerosi dubbi di inizio stagione, adesso la situazione si è capovolta. E tra Bylyaletdinov e Berdyev, quello con più armi per uscire fuori dai guai sarà sempre il secondo.