Greg robot d’acciaio

Alla fine è arrivato. Senza più forze nel finale, senza la tranquillità dell’arrivo in solitaria e senza l’avversario più temuto, ma è arrivato. Gregorio Paltrinieri ha vinto la medaglia d’oro nei 1.500 metri stile libero ai mondiali di nuoto di Kazan.

L’obiettivo per cui lavorava da due anni, nella gara che sente più sua rispetto agli 800 metri, in una sfida tattica lunga un quarto d’ora che per alcuni è molto più spettacolare dei 100 e dei 200 metri.
Una prestazione maiuscola del nostro Greg, che diventa atleta copertina della spedizione azzurra in Russia, insieme a Tania Cagnotto e a Federica Pellegrini, rinata in questi mondiali.

Il rammarico dell’azzurro, se proprio ne avrà uno, sarà quello di non aver potuto sfidare Sun Yang — campione olimpico e mondiale in carica, nonché detentore del record del mondo — che a sorpresa non si è presentato in corsia al via. Dietro alla sua assenza pare ci sia stato un problema muscolare riscontrato nell’immediato riscaldamento pre-gara e questo piccolo infortunio ci ha tolto la sfida che noi tutti, Gregorio Paltrinieri compreso, aspettavamo più di ogni altra cosa.

Una medaglia d’oro ai mondiali è sempre una medaglia d’oro e su questo non si discute, ma vincerla contro il più forte, il più veloce, il campione uscente, avrebbe dato tutto un altro sapore alla vittoria finale.
Anche perché, così, Sun Yang potrà sempre dire o pensare che con lui in vasca sarebbe andata in maniera diversa (e lo penseranno in molti), ma non è così detto.

È stata una gara con due gare al proprio interno e le ha vinte entrambe il nostro Greg: prima contro Cochrane, il canadese che ha impresso un ritmo forsennato ai primi 500 metri (si viaggiava qualche decimo sotto al record del mondo) e che ha costretto Paltrinieri e spingere più di quanto faccia di solito per restargli davanti, poi contro Jaeger, lo statunitense venuto fuori negli ultimi 600-700 metri, che con la sua rimonta non ha permesso a Gregorio di “riposarsi” in vista degli ultimi 200 metri.

Una gara di continui strappi, mai statica e mai proseguita seguendo un unico filo logico o tattico: per questo diciamo che il cinese con la sua andatura costante per 1.300 metri in attesa del prepotente rush finale forse avrebbe faticato, forse avrebbe dovuto cambiare tattica e forse non avrebbe vinto. Forse. Ma non gareggiando ha reso questa incertezza una sentenza: non ha vinto.

E, checché se ne dica, gli assenti sono sempre perdenti: la medaglia d’oro è sul collo giusto, quello di Gregorio Paltrinieri, l’unico che se l’è meritata.

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Francesco Mariani