Supercoppa: un po’ epilogo, un po’ prologo
La Supercoppa Italiana 2015 si è aperta come la più classica delle appendici della stagione passata: ventuno dei ventidue calciatori scesi in campo dal primo minuto indossavano, infatti, la stessa maglia anche nel 2014-2015; unica eccezione Mario Mandžukić.
Il primo tempo si è giocato in modo molto tattico, tra due squadre che si conoscono bene, e le occasioni di rilievo sono state sostanzialmente assenti, forse anche perché, rispetto alle due compagini che hanno conquistato il diritto d’accesso a questa gara, ai bianconeri mancavano Chiellini, Vidal, Pirlo, Tévez e Morata, mentre i biancocelesti erano orfani dell’ex capitano Stefano Mauri.
La transizione dalla coda della stagione passata alla testa di quella che sta per iniziare è avvenuta nella prima parte della ripresa, con l’ingresso in campo di Paulo Dybala, secondo esordiente in campo in ordine cronologico. La sostituzione del giovane Coman, peraltro schierato a sorpresa dal primo minuto, sembra aver dato la scossa all’inerzia della gara.
Una gara che si era aperta come un epilogo è diventata, improvvisamente, prologo dell’anno che verrà: e così proprio i nuovi arrivati Mandžukić e Dybala, nel giro di pochi minuti, hanno attratto come due calamite il trofeo verso Torino. Cerchiamo dunque di capire cosa potrà essere il 2015-2016 per Juventus e Lazio.
I campioni d’Italia in carica dovranno compiere un ulteriore miracolo per confermare la supremazia in campo nazionale, avendo perso calciatori fondamentali in un ingranaggio oliato che ha portato alla conquista (tra gli altri trofei) di quattro Scudetti consecutivi. Il tutto nell’ottica di un lungimirante (si spera in casa juventina) rinnovamento e ringiovanimento di una rosa ormai consolidata, che correva forse il rischio di adagiarsi sugli allori del recente passato.
La Lazio, invece, vera rivelazione della stagione scorsa e meritevole avversaria della Juventus sia nella finale di Coppa Italia, sia in quella di Supercoppa, per condurre in porto la nave salpata all’inizio della gestione Pioli tra lo scetticismo generale (e qui le analogie con il dirimpettaio Allegri sono evidenti), dovrà superare il turno preliminare di Champions League contro i tedeschi del Bayer Leverkusen.
Sarà poi forse ancor più difficile il compito di dimostrare un buon amalgama della rosa, per mezzo di acquisti che si sperano azzeccati e che, nelle intenzioni dei dirigenti biancocelesti, dovrebbero aver conferito profondità e qualità a una squadra già di alto livello in ambito nazionale, per affrontare con relativa serenità tanto l’impegno all’interno dei confini italiani, quanto quello al di là degli stessi.
Sta di fatto che le due squadre, ancora non in perfette condizioni a causa di una preparazione fisica incompleta (e itinerante), hanno offerto uno spettacolo dignitoso al pubblico di Shanghai e, per quanto non occultato da una sciagurata regia televisiva, anche a quelli italiano e internazionale.
Certo è che, in un momento storico in cui si cerca di esportare il “prodotto” del calcio italiano in tutto il mondo, perdersi in problemi tecnici televisivi e radiofonici (la diretta su Radio Rai 1 è stata fatta, inizialmente, da studio per problemi satellitari e, successivamente, al telefono dall’inviato Bisantis) è come perdersi in un bicchiere d’acqua.
Non sappiamo ancora esattamente di chi siano le responsabilità, di certo però la tutela della qualità di un “prodotto” d’esportazione dovrebbe essere, invece, una priorità indifferibile.