Home » L’incognita Fiorentina

A venti giorni dall’inizio del campionato, ovunque è cantiere, vecchi e nuovi tifosi che si affacciano a guardare, lavori in corso sui prati verdi e rose da sfoltire o da rinverdire con innesti di nuova linfa.
A Firenze, la rinnovata gestione tecnica del portoghese Paulo Sousa è ancora un’incognita, posta in bilico tra speranze per l’ennesimo ciclo da varare e la delusione per le aspettative che tardano a maturare.

Basta magari poco, un’amichevole estiva vinta contro il Barcellona e d’improvviso gli umori sterzano verso il sol dell’avvenire, dopo che nuvolosi mugugni avevano accompagnatole ultime mosse di mercato. Un 2-1 ai campioni d’Europa e di colpo sulle tribune sembra di aver scippato il titolo ai catalani, fa niente che mancavano Messi e Neymar, in fondo c’era Suarez.

Tanto più se la firma sui gol è stata posta dall’ultimo gioiello di casa, quel Bernardeschi fresco di rinnovo ed erede della 10 che fu di Baggio e prima ancora di Antognoni. Ai tifosi viola si sa, piace la gioventù talentuosa e se ‘Narciso’ Bernardeschi ha trovato uno specchio d’acqua dove ammirarsi, dietro sicuramente avrà il pubblico ad applaudirlo. Poche presenze per lui nella stagione trascorsa, a causa di un brutto infortunio, ma già qualche gol in Coppa UEFA e pure una marcatura nell’ultima di campionato. Se poi accanto gioca un altro talento, come il senegalese Babacar, così giovane eppure già da anni presente sulle cronache locali, ecco che basta un’assonanza, quel “B&B” che tanti anni prima identificava la coppia Baggio&Borgonovo, per dipanare un filo di fantasia, capace di alimentare sogni di rock’n’roll sugli spalti.

Non che gli acquisti siano stati da urlo: finora è arrivato Suarez dall’Atletico Madrid, portando seco una promessa di solidità ed esperienza nel mestiere di centrocampista, è tornato Vecino, dopo aver macinato chilometraggio e rodaggio a Empoli, e sono stati messi sotto contratto, pur non avendo ancora visto il campo, il brasiliano Gilberto – terzino ignoto ai più e ai meno, dal vago sentore di fluidificante e anche un po’ di barista -, il difensore Astori, reduce da un’annata all’ombra del Colosseo, dove ha lasciato ricordi discretamente delebili e il portiere Sepe, in apparenza destinato a far da secondo a Tatarusanu, ruolo in cui la Fiorentina ha spesso esibito buoni soccorritori d’emergenza, non ultimo il citato rumeno nella stagione precedente. Ma certo, non è attorno ad un secondo portiere che si costruisce una squadra.

A Paulo Sousa il compito di gestire l’Operazione Fiducia. In camicia bianca e abiti leggeri, con un’aria da giovane professore che si è molto preparato nelle biblioteche dei centri tecnici e nelle prove di laboratorio durante le prime esperienze di gavetta. Robusto nella struttura nervosa, un afflato di credibilità indotto dall’appartenenza alla nazionalità dei Mourinho e Artur Jorge, Sousa dimostra sicurezza nel proprio progetto, emanando la latente convinzione di poter coinvolgere i giocatori nel modello di gioco proposto. In questo, ricordando molto chi lo ha preceduto sulla panchina dei gigliati. Di certo, al Professor Sousa non dispiacerebbe aver in campo un giocatore simile a se stesso, quando giocava: un regista capace di impostare con classe e precisione costante, favoloso senso tattico e ottima capacità di recupero. Almeno, nella sua stagione migliore. Qualche infortunio muscolare di troppo e uno scadimento precoce della condizione fisica generale ne determinarono un costante calo di rendimento e ne limitarono la carriera (per altro comunque prestigiosa e ricca dei più importanti trofei per club). Da uno così, vuoi per rivalsa, vuoi per temperamento, è lecito aspettarsi che abbia una voglia in più di prendere ancora molto dal mondo del calcio, nella sua seconda vita in panchina.

Da parte loro, i Della Valle, smollato almeno per ora Gomez e il relativo peso contrattuale, promettono qualche ulteriore ritocco. Se non campioni, quanto meno giocatori giusti per stabilizzare il tasso di competitività di ciascun reparto. Dei Borini, non necessariamente un Balotelli.

La sveglia è puntata alle 15 del 23 agosto, quando al Franchi arriverà il Milan, per il big match della prima giornata. A testare l’esordio di dei Viola e di Paulo Sousa sarà Sinisa Mihajlovic, un ex mai molto amato. Quel giorno, l’incognita Fiorentina inizierà a capire in quale direzione sta viaggiando.