E’ un nome che consente di far volare la fantasia, quello di Salah. Ci saremmo potuti sbizzarrire con i titoli, ma almeno per stavolta non lo abbiamo fatto. Titolo semplice, e pezzo piuttosto critico questo che vi apprestate a leggere. Non perché l’egiziano non meriti la Roma, tecnicamente parlando; ma perché tutto il caos che ha scatenato l’attaccante del Chelsea in questi giorni – grazie anche all’abile ausilio del suo avvocato – ha i tratti dell’assurdo. Salah ha puntato i piedi, senza poterlo fare. Salah ha deciso il proprio futuro, non rispettando i patti. Salah è prima sparito, poi ha fatto (fare, al suo avvocato) la voce grossa, non rispettando il blasone di un club che gli ha dato visibilità e, ovviamente, tanti soldi.
E’ ovvio che in casa Fiorentina non l’abbiano presa così bene. Pradè ha annunciato di aver agito per vie legali per tutelare l’immagine della Viola, dato che in questa vicenda il club gigliato è passato palesemente per il fesso della situazione. La Fiorentina non ha saputo imporsi, e per tal motivo può considerarsi una “perdente”. Non è riuscita a farsi rispettare da un proprio dipendente, e gli ha permesso di fare esattemente ciò che gli pareva. La dirigenza toscana non è stata capace di prendere Salah per il bavero e dirgli “Tu vieni da noi. O al massimo, se vuoi andar via, prima lo chiedi a noi”. Magra figura, a cui Pradè – piuttosto in imbarazzo – sta provando a rimediare.
Fiorentina perdente, dunque, così come lo è il Chelsea, società che dopo aver visto il comportamento di Salah ha ben pensato di scrollarsi di dosso la patata bollente. Certo, facile fare la voce grossa dopo che il fattaccio è avvenuto; facile disfarsi di un calciatore dopo aver visto di che pasta è fatto. Molto più difficile farsi sentire durante il caos, e magari aiutare il club con cui, sei mesi prima, hai preso degli accordi. E invece no, anche da Londra si è riusciti a far poco. Salah, verso fine giugno, era bello che sparito. Con il Chelsea, allo stesso livello della Fiorentina: ha saputo fare poco o nulla per garantire che un proprio tesserato restasse, come da accordi, in Toscana. Con tanto di milione di euro – la cifra che la Fiorentina aveva pagato alla dirigenza dei blues per rinnovare il prestito – restituito ai Della Valle. Che poesia.
Fiorentina perdente dunque, Chelsea perdente e… perdente pure la Roma. Che voleva Salah e lo ha preso, guardando al presente e non pensando che in futuro, uno scherzo simile, l’egiziano potrà farlo di nuovo. I valori morali, al giorno d’oggi, sembrano oramai belli che insignificanti. Nella capitale, la maglia ha un valore incredibile per i tifosi (gli stessi che ieri lo hanno accolto da eroe a Fiumicino, tra ritardi e incendi). Beh, il giocatore egiziano non sembra essere proprio uno di quelli che diventa fedele ai colori che indossa. Vero, c’è l’ipotesi che l’avventura fiorentina lui l’abbia sin da subito considerata una parentesi, e seppur ci si chieda il perché, allora, lo scorso gennaio Salah abbia accettato di firmare un contratto con la possibilità di un rinnovo del prestito… non è questo che preoccupa. Ciò che mette (o dovrebbe mettere) un po’ di pensieri, è il come. Non il cosa. Il come Salah ha agito, infischiandosene di tutto e tutti, e pretendendo che la sua vicenda si risolvesse come egli stesso gradiva. Perché un ragazzo può anche cambiare idea, ci mancherebbe, e decidere di voler cambiare aria, ma sono i modi che contano. Sono i modi che fanno la differenza. La Roma? Di tutto questo – e di una eventuale squalifica futura, per il comportamento di colui che se tutto filerà liscio diventerà un suo nuovo tesserato – sembra non curarsene. Ha accolto Salah, lo vestirà di giallorosso, lo farà giocare, e ciò che è stato è stato. Contenta lei…
Infine, da ricordare che ovviamente ha perso anche Salah. Perché la vita è tutta questione di stile: o ce l’hai o non ce l’hai. Da come si è comportato, traete voi le conclusioni…