Formula 1 – In Ungheria la vittoria dei “normali”

Togli le Mercedes da davanti al gruppo, e inopinatamente la Formula 1 diventa di nuovo uno spettacolo godibile. Lungi da noi augurarci che ci siano incidenti a coinvolgere le vetture di Stoccarda; men che meno pensare che Ricciardo, pilota duro ma corretto, possa avere fatto a posta (anzi: dalla sua camera car mi sembra più che altro che Rosberg abbia impostato la traiettoria senza pensare all’accelerazione dell’australiano).

Ma è un dato di fatto: non solo il muretto Mercedes è tutt’altro che impeccabile quando messo sotto pressione, ma la Mercedes, se imbrigliata nel traffico, è una macchina in difficoltà come tutte le altre. Dominatrice assoluta quando davanti, ma costretta a ridimensionarsi quando in scia e quindi con l’aerodinamica disturbata: faceva impressione vedere Hamilton distanziato da Vettel di mezzo minuto dopo dieci tornate.

Hamilton dopo le qualifiche aveva detto che fin qui erano state prove da sogno: e poi ha fatto seguire una partenza da incuboMy start was a nightmare», avrebbe detto in radio). Si è rivisto lo scenario di Silverstone (errori in partenza e in ripartenza) se non della GP2: troppi errori e un pilota velocissimo ma capace di dover rimontare anche più volte nella stessa gara.

Per una volta che le Mercedes non sono state in testa, però, proprio la testa della gara è stata largamente ignorata: si è parlato di uno scontro tra la Ferrari e la FOM di Ecclestone, con un boicottaggio non dichiarato; tutto può essere, anche se sono arrivate le dovute smentite (riportate, tra gli altri, da Leo Turrini, di cui mi sento comunque di condividere lo spirito: «altre vittorie Rosse e poche immagini, chi non firmerebbe subito?»); vero che la bagarre nelle retrovie meritava attenzione, altrettanto vero che spesso e volentieri i soliloqui di Hamilton e Rosberg vengono interrotti solo in extremis per sorpassi nelle retrovie.

Sia come sia, per la prima volta in due stagioni non c’è nessuna Mercedes sul podio, e in casa Ferrari è arrivata una vittoria autorevole ma sudata: partenza perfetta sia per Vettel che per Räikkönen, gli episodi l’hanno messa in salita per le Rosse (alzi la mano chi, all’ingresso della safety car, era ancora sicuro della vittoria di Vettel).

Nel momento più difficile della stagione, quando sembrava ripetersi la costante del letargo estivo, la seconda vittoria: obiettivo stagionale raggiunto con larghissimo anticipo, e non senza fatica. La vittoria in Malesia era arrivata persino troppo presto; poi tante piccole modifiche senza esito, infine in Ungheria per lo sviluppo si è ripartiti provando a fare qualche passo indietro (bocciato, tra gli altri, il T-tray visto a Zeltweg e Silverstone). E di qui si sono messe le mani sul retrovettura, di modo da limitare i danni in accelerazione fuori dalle curve.

Missione compiuta: perché la Ferrari non ha lasciato niente di intentato, mettendosi nuovamente in condizione di sfruttare i passi falsi altrui, cercando tutte le strade possibili per fare risultato anche in condizioni di inferiorità fattuale. Col senno di poi è troppo facile dirlo, ma chi vedeva nell’Hungaroring un circuito difficile si sbagliava: non troppo di motore, con forte carico aerodinamico, tante curve lente e una temperatura più adatta al consumo di gomme della SF15-T.

Alla richiesta di inventare un titolo, come fosse ancora ad Autosprint, il capo ufficio stampa della Ferrari Alberto Antonini ha tirato giù un eloquente «Spaghetti ai gamberi rossi», in polemica con le sprezzanti dichiarazioni di Niki Laura nelle scorse settimane. Che sono disumane quando al comando, e “normalizzate” se nel traffico. È l’unico punto debole di una vettura altrimenti perfetta: se non parte davanti, rischia. Come qualunque altra vettura.

Quindi ben venga una corsa “normale”, piena di sorpassi e lotte aspre; ben venga un Maldonado che si fa penalizzare tre volte, o una Red Bull che su circuiti di alto carico aerodinamico porta due vetture a podio: un Ricciardo indomabile, e un Kvyat umile e commosso. E dopo la sosta estiva, da Spa in poi non ci saranno più i sistemi di partenza assistita: visto com’è andata in Ungheria e prima a Silverstone, sul circuito belga speriamo di poterci ancora divertire.

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Pietro Luigi Borgia