Felicità è una voce di mercato su Ibra
Come ogni estate, anche quest’anno impazza il regolare calciomercato. E come ogni sessione di mercato che si rispetti – più o meno a partire dal 2003 fino ad arrivare a oggi – ovviamente uno dei principali protagonisti dei rumor e delle voci che circolano è Zlatan Ibrahimović.
Immancabile prezzemolo di ogni piatto che viene servito sulla tavola imbandita dei vari Di Marzio e Pedullà, Ibra è stato accostato anche stavolta ad almeno tre o quattro squadre diverse dal PSG, club in cui milita attualmente. Entro i nostri confini s’è parlato in un primo momento di una suggestiva ipotesi romana, chiusa però in tempo record da Sabatini (chissà, forse per paura di non riuscire a gestirlo al meglio in uno spogliatoio che ha delle dinamiche interne abbastanza particolari).
Poi è scoppiata la bolla del ritorno di fiamma col rinnovato Milan di Mihajlović (e non è la prima volta in cui si narra di uno Zlatan desideroso di tornare a Milanello, peraltro). Tanti tifosi rossoneri stanno sognando di rivedere lo svedesone dai piedi dorati – Zlatan significa appunto “oro” – con addosso la maglia che vestì tra il 2010 e il 2012, mentre altrettanti preferirebbero un progetto più futuribile e meno dipendente da un singolo giocatore, sacrificando ambizioni enormi ma a brevissimo termine con altre dapprima più contenute ma con grandi margini di espansione a media scadenza. Come se un’eventualità escludesse per forza l’altra, quando non è affatto detto che un eventuale ritorno di Ibra a San Siro porti, per prima cosa, il Milan al tricolore in automatico; inoltre non è nemmeno così sicuro che ci possano essere sconquassi nel momento in cui l’attuale capitano del PSG dovesse salutare di nuovo i rossoneri per raggiunti limiti d’età: la transizione sarebbe dolorosa, soprattutto per lo spogliatoio, ma più di una squadra è riuscita a vincere ancora e meglio anche dopo l’addio di Ibrahimović.
Personalmente, però, ritengo più affascinante l’ipotesi che ha suggerito qualche giorno fa Aftonbladet e cioè che Zlatan si possa trasferire alla corte di Luis van Gaal, il rinascente Manchester United post-Ferguson. Chiaramente ci sarebbero un paio di problemini pregressi tra il genio svedese e il maestro olandese, delle vecchie scorie che i due si trascinano dietro sin dagli anni in cui Zlatan giocava nell’Ajax, ma il numero 10 del PSG ha anche ammesso a Sport Illustrated che non avrebbe particolari difficoltà nell’accantonare i contrasti sorti ormai più di un decennio fa e a mantenere un contegno estremamente professionale.
Ma perché sarebbe affascinante un Ibrahimović versione red devil? Per prima cosa per il contesto in cui è lo United: la Premier League è attualmente la miglior lega calcistica del mondo e Zlatan non ci ha mai messo piede. Questa potrebbe essere l’ultima occasione che ha, per quanto ne possiamo sapere. Inoltre, dalla parte rossa di Manchester – con la cessione di van Persie e il rifiuto di confermare Falcao -, sono rimasti a corto di prime punte e sarebbe suggestivo immaginare come potrebbero dialogare Ibra e Rooney, per non parlare di Mata, Depay, Schweinsteiger e (se resta) Di María. Bisogna essere intellettualmente onesti e ammetterlo: questi nomi tutti insieme incuriosiscono e non poco, specie la coppia di attaccanti (che avrebbe pochi eguali nel mondo, non solo in Premier). Infine c’è sempre il discorso relativo alla Champions League.
A Parigi il club capitolino sta crescendo e, ogni anno che passa, il PSG mette un piccolo tassello in più nello sviluppo di una mentalità europea che possa garantire ai campioni di Francia di dire la loro anche in Coppa dei Campioni ma per ultimare il processo c’è la sensazione che ci voglia ancora tempo. Una quantità inquantificabile di tempo. Dal canto suo, Ibra non ha più chissà quanti anni davanti e se la sua attuale squadra è come un’adolescente che aspetta la maturità piena per prendere parte da protagonista assoluta al gran ballo, lo United è invece come una donna già esperta e ambiziosa, desiderosa di prendersi la propria ribalta sul palcoscenico più prestigioso. Anche solo per blasone e per palmarès dell’allenatore, i Red Devils sembrano oggettivamente più avanti del PSG nella rincorsa al Barça dei tre tenori.
Ma in tutto questo ipotizzare scenari, poi, cosa c’è di vero? Questo – in realtà – lo sanno solo Mino Raiola e Zlatan stesso, che ha detto di voler onorare fino in fondo il suo contratto con la squadra francese e rimanere a Parigi ancora un altro anno (se accadesse, il Paris Saint-Germain diverrebbe ufficialmente il club in cui Ibrahimović è stato più a lungo nella sua carriera, giovanili ovviamente escluse) per adempiere all’impegno preso nel 2012.
Poi, come sarà andata davvero a finire, lo sapremo solo il 31 agosto. Anche perché Ibra che finalmente firma il contratto per la nuova squadra è il classico segnale che l’estate sta finendo.