Si conclude di fatto oggi, considerata la passerella di domani che porterà i corridori a Parigi, il Tour de France 2015: un’ultima tappa da affrontare, la ventesima, ancora sulle Alpi, e col traguardo posto sulla leggendaria Alpe d’Huez.
Chris Froome, capitano del Team Sky, arriva a questa penultima frazione da leader, con indosso la Maglia Gialla, ottenuta attraverso una gestione della corsa molto attenta da parte dei propri compagni di squadra e soprattutto a causa di notevoli mancanze da parte dei propri avversari.
Mancanze, queste, non di natura fisica, bensì tattica: principale colpevole è stata la Movistar, la squadra spagnola di Nairo Quintana e Alejandro Valverde.
Tralasciando Alberto Contador (Tinkoff-Saxo), evidentemente affaticato dalla partecipazione al Giro d’Italia ma che comunque ha fatto lavorare la squadra in varie circostanze, provando anche a scattare e a staccare Froome, e Vincenzo Nibali (Astana), che sui Pirenei è andato in grossa difficoltà, ritrovandosi poi sulle Alpi, il lavoro di Quintana e compagni spesso non è stato impeccabile.
La Movistar ha fatto il gioco del Team Sky, “aiutandolo” nella gestione della corsa e non isolando il capitano Froome, rimasto sempre con un proprio compagno di squadra nei momenti difficili (Porte, Thomas, Pouls).
Al momento di fare la differenza, la squadra non ha lavorato per lanciare Quintana verso il primo posto nella classifica generale: meglio due piazzamenti e il primato nella classifica a squadre, che vincere il Tour de France perdendo un piazzamento, considerando che Valverde, facendo un determinato tipo di lavoro per selezionare il gruppo Maglia Gialla, sarebbe saltato di classifica, e il primo posto nella classifica a squadre.
A tal proposito le parole di qualche giorno fa di Adriano Malori, compagno di squadra dell’agile scalatore colombiano, sono parse una conferma: i due “capitani” della Movistar, a meno che Froome non avesse ceduto improvvisamente, non avrebbero attacco in maniera decisa.
Scattando uno e controscattando l’altro, sicuramente il keniano del Team Sky avrebbe potuto pagare dazio pesantemente (ricordiamo, per fare un esempio, il recente Giro d’Italia, quando questa tattica fu adottata da Mikel Landa e Fabio Aru, compagni di squadra nell’Astana, che han messo Contador in seria difficoltà costringendolo a rispondere ai vari attacchi e portandolo, nella penultima tappa, a staccarsi).
Notevoli mancanze, quindi, ma anche errori di valutazione: due giorni fa, nella tappa con arrivo a Saint Jean de Maurienne, allo scatto di Contador sul Col du Glandon, Quintana aveva esortato il proprio sparviero Valverde a riprendere il capitano della Tinkoff-Saxo, ma lo spagnolo, in giornata no, non se l’è sentita di imporre un cambio di ritmo che gli sarebbe stato fatale, considerando anche che si sarebbe staccato più avanti.
Ieri, con notevole ritardo (magari fosse successo una settimana fa, forse adesso staremmo vivendo un Tour de France più avvincente) la Movistar si è mossa: sul Col du Chaussy, prima salita di giornata, è stato Valverde a muoversi, poi, sulla salita finale verso La Toussuire-Les Sybelles, quando mancavano cinque chilometri al traguardo, Quintana è riuscito a staccare Froome, guadagnando una trentina di secondi.
Oggi, un’altra tappa durissima spetta ai corridori: a meno che non ci siano clamorosi colpi di scena, difficilmente il keniano pagherà un pesante distacco rispetto all’attuale Maglia Bianca, leader della classifica dei giovani.
Di tempo, per ribaltare il Tour, il colombiano e tutta la sua squadra, la Movistar, ne hanno avuto, ma non lo hanno saputo gestire commettendo il grave errore di credere che due piazzamenti e un riconoscimento collettivo fossero meglio di una prestigiosa vittoria nella competizione ciclistica più attesa e famosa, tenendo sempre chiusa la corsa: Chris Froome ringrazia e mette in bacheca il suo secondo Tour de France, dopo la vittoria del 2013.