Alla ricerca del Gallo perduto
Sono passati più di due anni da quell’infausto giorno di aprile, una data che Danilo Gallinari e tutti i tifosi di basket difficilmente scorderanno. Una penetrazione qualunque, una delle tante di quella meravigliosa stagione del Gallo, e il tempo sembrò fermarsi per un istante: l’ala ex Milano che si tiene il ginocchio, le facce poco convinte dei compagni e dello staff medico, le smorfie che fanno presagire tutto con ore di anticipo dagli esami strumentali. La rottura del legamento crociato, per Gallinari e i Denver Nuggets, è stato l’evento che più ha scombussolato gli ultimi due anni; la franchigia del Colorado, infatti, stava per concludere la sua miglior stagione (terza posizione a Ovest) con l’italiano tra i protagonisti, secondo in squadra per punti realizzati e, soprattutto, con una leadership impressionante per un ragazzo giovane che, sempre per infortunio, aveva di fatto passato i primi due anni di carriera relegato in un angolo a tirare da tre. Vita difficile – ma con risultati più che discreti – per chi, di fatto, un grande tiratore non lo è mai stato nemmeno da questa parte dell’Oceano.
Quei Nuggets, senza Gallinari, uscirono al primo turno contro gli allora non irresistibili Golden State Warriors. E quella sconfitta portò all’esclusione di George Karl dal ruolo di head coach: fu solo l’inizio di uno smantellamento che ha portato i Nuggets dall’essere probabilmente la squadra col gioco più divertente dell’NBA a quella odierna, ricca di giovani talenti ma senza, appunto, nessuno che possa guidarli. In quest’ottica Gallinari, 27 anni da compiere ad agosto, può davvero elevare il proprio gioco a livelli inesplorati sino a questo punto dell’avventura americana. Per farlo, però, deve innanzitutto restare sano per tutta la stagione – elemento tutt’altro che scontato, visti i precedenti – e deve essere circondato da giocatori complementari al suo gioco: non sarà mai la stella della squadra che mette 25 punti a partita prendendosi trenta tiri, il Gallo è molto di più. E’ un giocatore a tutto tondo, uno in grado di concludere da tre come al ferro con percentuali buone, ma soprattutto è un ottimo passatore – in relazione ai 208 cm – e una buona presenza a rimbalzo; ma soprattutto è uno di quei pochissimi profili all’interno della lega che può fare la differenza in decine di modi che non finiscono nel tabellino, i cosiddetti “intangibles”.
In sede di rinnovo i Denver Nuggets avranno sicuramente fatto queste considerazioni, e quale modo migliore di ripartire se non da Gallinari? Tra l’altro con un’offerta che potrebbe sembrare quasi eccessiva per un giocatore molto propenso agli infortuni ma che, considerando il rinnovo dei diritti televisivi previsto per il prossimo anno e il conseguente aumento del salary cap, non lo è affatto. 34 milioni in due anni, con una player option al terzo, sono comunque un ottimo compromesso che permetterà a Danilo, qualora volesse, di uscire dal contratto alla soglia dei 29 anni, quindi ancora nel pieno dell’attività agonistica, per sondare il mercato e, magari, approdare alla corte di una superstar alla ricerca di un fedele scudiero per vincere il titolo NBA. Una scelta che poteva essere anticipata già alla prossima estate, quando gli sarebbe scaduto il contratto con la franchigia del Colorado, ma che avrebbe di fatto messo il futuro di Gallinari in mano al destino: quale squadra, infatti, avrebbe potuto pareggiare un’offerta simile qualora Danilo avesse disputato l’ennesima stagione da trenta-quaranta partite disputate, con metà stagione o più ai box? Nessun azzardo quindi, almeno per il momento, ma solo la consapevolezza che a Denver c’è un gruppo giovane che vede in Danilo un punto di riferimento: l’ideale per ripartire da zero e mettere alle spalle un paio di stagioni difficili.
Prima di ripartire alla volta di Denver, però, c’è un obiettivo importante da conquistare. L’Italbasket è pronta a volare in Germania (una delle quattro nazioni che ospiteranno i gironi), con la speranza di rivedere la squadra, poi, anche nella fase finale a Lille, in Francia: il percorso è in salita visto che, nel girone europeo azzurro, sono presenti anche Serbia, Spagna, Turchia e i padroni di casa della Germania, più che mai motivati. Per la prima volta da quando Bargnani sbarcò a Toronto nell’ormai lontano 2006, però, la squadra è al completo: ci sono i tre NBA, c’è Datome (fresco di ritorno in Europa dopo l’infelice avventura oltreoceano), ci sono Gentile e Hackett così come Della Valle, Polonara e Aradori. La speranza è che il gruppo riparta dall’ottimo europeo disputato due anni fa in Slovenia, senza però sciogliersi nel momento decisivo a causa di una rotazione cortissima dovuta alle assenze, tra i tanti, di Andrea Bargnani, Daniel Hackett e, ovviamente, anche Danilo Gallinari; passare il girone è l’obiettivo dichiarato, ma chi ha vissuto anche solo qualche ora al fianco degli azzurri in questi giorni di ritiro sa benissimo che, invece, il sogno è quello di strappare il pass per le Olimpiadi di Rio già quest’anno. Per farlo c’è solo un modo, ossia arrivare in finale. Magari giocando all’italiana, gettando il cuore oltre l’ostacolo, con quel pizzico di follia che ha sempre caratterizzato tutte le imprese azzurre dell’Italbasket; e questo gruppo, di talento e follia, ne ha come nessun altro dopo l’argento conquistato ad Atene 2004.