Prima del Mondiale di Messico 1986, Josimar era praticamente uno sconosciuto per gli addetti ai lavori del calcio internazionale. Poi una serie di circostanze particolari, unita ad un po’ di fortuna, lo catapultò sotto i riflettori del successo. Un successo istantaneo e sfuggente.
Onesto terzino
Josimar Higino Pereira nasce a Rio de Janeiro (Brasile) il 19 settembre 1961. Terzino destro di statura media (175 cm), debutta nel calcio che conta con il Botafogo nel 1981. Diventa uno dei più affidabili nel suo ruolo in patria, ma senza brillare particolarmente. Arriva il 1986. Sono in programma i Campionati del Mondo in Messico, Josimar sa già che li seguirà da spettatore a casa. Non è mai stato chiamato dalla Seleção, quindi non fa parte neanche del giro. Per il Messico il C.T. Santana convoca, per il ruolo di terzino destro, Leandro (Flamengo) ed Édson (Corinthians).
In fretta sull’aereo
Come spesso accade nella vita, il caso e la fortuna possono cambiare il corso delle cose. Proprio ciò che accade a Josimar. Il titolare Leandro, rientrato in ritardo nel ritiro dopo una notte festaiola con Renato Portaluppi, viene rimandato a casa tra le polemiche. Il posto tra gli undici passa quindi sulle spalle di Édson. A quel punto, per completare la rosa dei ventidue, ecco a sorpresa la chiamata di Josimar. Un bel salto. Ma la buona sorte decide di elargire ancora… durante la gara contro la Spagna, Édson si procura un infortunio al ginocchio. Josimar si ritrova così nel giro di pochi giorni da giocatore normale a terzino destro titolare della Nazionale brasiliana alla Coppa del Mondo. Un susseguirsi di eventi incredibile.
Stella del Mondiale
Circa l’approdo tra i magnifici undici da parte di Josimar, è possibile raccontare un gustoso aneddoto: Santana, intenzionato a sostituire Édson con il centrocampista Alemão, venne affrontato da Josimar che gli disse: “Sarebbe come cercare di far entrare un quadrato dentro un cerchio!”. Santana si convinse a dar fiducia al debuttante laterale del Botafogo, senza immaginare cosa sarebbe successo… Nelle sue prime due gare in Nazionale, per giunta disputate in un Mondiale, Josimar si permise il lusso di andare a rete, segnando peraltro in maniera spettacolare.
Le realizzazioni contro Irlanda del Nord e Polonia proiettano sotto i riflettori il semisconosciuto terzino, autentica rivelazione del torneo. La FIFA lo nomina quale miglior terzino destro della manifestazione, nonostante la corsa verdeoro interrotta dalla Francia. Josimar diventa un eroe nel suo paese: con velocità e passione travolgente, come solo il calcio sa regalare in una nazione che lo vive come religione. Quello che sembra l’antipasto di una carriera di successo, si rivela invece un isolato colpo di fortuna. Destinato a svanire nello stesso modo con cui si era manifestato… cioè istantaneamente.
Declino e oblìo
Josimar in seguito conserva la maglia numero due della Nazionale anche nel dopo-Mondiale, prima di lasciare il Botafogo e provare l’esperienza in Spagna. Al Siviglia nel 1987-88 solo tredici presenze, senza gloria. Ritorna in verdeoro nel 1989 per la Copa América, ma il declino era già ben avviato: Josimar vive problemi personali e di droga, dilapida il denaro che il repentino successo gli aveva portato e trascina il suo calcio anche in Bolivia e Venezuela, dove dice basta nel 1997. Per sua stessa ammissione in un’ intervista a FourFourTwo del maggio 2010, l’improvvisa fama dopo Messico ’86 gli aveva fatto perdere lo stato di forma e la concentrazione. Nel 1989 aveva accettato di passare al Flamengo nel tentativo di rinvigorire la sua carriera, ma andò male. Perse credibilità come calciatore e come uomo, tanto da perdere il contatto con i suoi figli.
Ritorno dall’abisso
Dopo una gara in un torneo Masters, si gettò disperato in una panchina dello spogliatoio. Si avvicinò a lui Jorginho (ex difensore del Bayern e del Brasile anni ’80 e ’90) e prese a cuore la sua situazione. Gli procurò un lavoro nella sua scuola calcio a Rio de Janeiro e pian piano si rimise in carreggiata. Oggi Josimar fa parte dello staff del Botafogo, dove ricopre il ruolo di assistente dell’allenatore della prima squadra, René Simoes, altra vecchia conoscenza del calcio internazionale. Una curiosità: la rivista specializzata norvegese “Josimar” ha preso il nome proprio da lui, dopo che alcuni tifosi scandinavi del Brasile a Messico ’86 assistettero al suo momento di gloria e ne rimasero incantati.