Giovani disponibili

Alessio Romagnoli, vent’anni, da Anzio: nel bel mezzo di luglio, al centro esatto del mercato, ritroviamo il centrale mancino classe ’95, d’improvviso eletto dal marketing di mercato “il nuovo Nesta”, in grado di garantire le parature stagne ad ogni difesa, per i prossimi quindici anni. In tal senso si è già espresso l’allenatore dell’Under 21 Di Biagio: “Alla sua età, Nesta non era così forte”.
E la quotazione si è impennata.
Con l’ex laziale e milanista, oltre alla provenienza romana, Romagnoli condivide il debutto in minore età e la benedizione all’esordio del boemo Zeman.
Reduce da una stagione positiva in maglia blucerchiata, dove s’è confermato titolare all’età in cui i suoi coetanei di settore hanno ancora difficoltà a trovare posto sulle panchine delle categorie minori, il difensore in forza alla Roma finora ha vestito tutte le casacche azzurre delle trafile giovanili e tuttavia non ha ancora avuto modo di esordire nella Nazionale maggiore.
Con lui e con Rugani – che invece ha già indossato la maglia azzurra e la Juventus se lo tiene stretto – l’Italia sogna di rifondare il duo acrobatico Nesta – Cannavaro, che tanto lustro ha contribuito a confermare nel mondo alla scuola difensiva italiana. Con buona pace del duo Ranocchia – Bonucci, che pure al principio del decennio sembrava poter raccogliere il testimone.

Ma allora, perché la Roma, che ha la fortuna di avere in casa questo talento, non se lo tiene, tanto più che si tratta di un prodotto del vivaio giallorosso?
In realtà, in parte si tratta di una strategia già vista. Anche in passato la Roma ha ottenuto incassi cospicui dalle cessioni di due difensori centrali, Marquinhos e Benatia, con la differenza tuttavia che Romagnoli non era un titolare né in questa stagione (ovviamente)né in quella precedente. Di conseguenza, la sua partenza non lascerebbe quel buco in formazione che invece hanno aperto i suoi predecessori. E un sostituto, di nome Castan, è già presente in organico.
Nella filosofia mercantile – ben inteso, corrispondente al pensiero globale vigente – che anima la proprietà americana, l’investimento potrebbe coprire i costi necessari a ingaggiare Edin Dzeko, l’esperto attaccante bosniaco del City, considerato il bomber mancato alla Roma nella scorsa stagione. Una bilancia con due pesi in bilico: quello di un giovane di prospettiva, sul piatto delle vittorie di medio periodo, e quello del “top player” di 29 anni, sul piatto che contiene l’urgenza “per vincere domani”. Un’ipoteca sul futuro, in cambio di un investimento che possa rivelarsi redditizio a breve. E mettiamoci pure, prosaicamente, che la plusvalenza generata dalla vendita di un giocatore cresciuto in casa, è enorme.

Qual è il prezzo giusto per favorire l’affare e soffiar via i rimorsi?
La Roma chiede 30, il Milan – per consegnare al giovane la maglia di Nesta – pare ne abbia offerti “solo” 25, mentre l’Arsenal potrebbe inserirsi e, previa conversione in sterline della richiesta, sembrerebbe incline a favorire il punto d’incontro tra domanda e offerta.
Certo, si griderebbe subito allo scippo della gioconda, all’ennesimo esempio di talento in fuga dall’Italia e conseguente litania cantante sull’incapacità di garantire il futuro dei “nostri ragazzi”. Come se non avessimo fatto lo stesso anche noi col suddetto Marquinhos o con l’olandese della Lazio De Vrij.

E magari il giocatore continuerebbe in quel percorso di maturazione e crescita personale che sicuramente già appartiene ad un ragazzo tanto abile a mettersi in mostra alla sua età. In fondo, in Italia il rischio di un arresto proprio in questa fase evolutiva è alto, probabilmente culturalmente intrinseco ad una più generale stagnazione dell’argento vivo di primo pelo, che sovente favorisce l’insorgenza di torpore e la fretta nell’accontentarsi, una volta raggiunto un porto confortevole.
Andasse all’estero, in fondo potrebbe anche acquisire quella brillantezza atletica e quella mentalità agonistica che negli ultimi anni hanno visibilmente contraddistinto il gap tra il nostro campionato e gli altri, in particolar modo la Premier League (dove è appena approdato anche Matteo Darmian, uno dei pochi terzini del campionato che, atleticamente, sembrava avere un altro passo).

A ben guardare, e se la cessione di Romagnoli fosse un affare per tutti? In fondo, questi son tempi in cui, quando si ha l’opportunità di vendere, bisogna anche saper cogliere l’occasione al volo.

Published by
Paolo Chichierchia