La scelta di Diego Perotti

Dilemmi come questo i tifosi rossoblù vorrebbero averne uno all’anno, se non due. Diego Perotti e il Genoa, un amore vero. L’argentino ha saputo conquistarsi il rispetto e la riconoscenza della Gradinata con il biglietto da visita che meglio lo identifica: il dribbling. Per lui è normale far secco il primo marcatore, saltarlo, sfilare di lato raccogliendo il pallone passato tra le gambe dell’avversario. Però adesso è arrivato il momento di una decisione importante, quella che tutto il mondo genoano sta aspettando da qualche settimana: Diego resta o Diego se ne va?

Ieri il patron Enrico Preziosi è stato perentorio come sempre: “Per tenerlo ogni genoano dovrebbe mettere cento euro nel porcellino e alla fine contare quanto si è raccolto: se Perotti sarà ceduto è solo perchè lo ha voluto lui. Sono disposto a ritoccargli l’ingaggio entro i nostri massimali, non oltre“. La linea della società tende al risanamento dei conti e ha, come obiettivo finale, l’autofinanziamento: l’iscrizione alla nona stagione consecutiva in Serie A è stata possibile grazie alla famiglia Preziosi che ha azzerato di tasca sua il saldo del patrimonio netto, particolare da non dimenticare. Diego resta solo se accetta un ritocco salariale prossimo al milione di euro, quindi non distante dagli 1,5 prospettati dal Watford (al momento l’unica società ad aver presentato un’offerta in villa Rostan).

Se un giocatore va in ritiro, per me – ha proseguito il presidente – è confermato“. Oggi il Genoa affronta il primo giorno a Neustift ma dire che Perotti sia automaticamente incedibile è una forzatura. Il n.10 ha dato tanto al vecchio Grifo ma, d’altro canto, se non ci fosse stato il club più antico d’Italia sarebbe ancora in panchina al Siviglia a dannarsi: merito a Milanetto, Fabrizio Preziosi e al team manager Salucci che hanno scommesso su di lui, merito al professor Gatto e allo staff di preparatori che lo hanno aiutato mentalmente (secondo miracolo sulla trada di Pegli dopo la “resurrezione” di Thiago Motta nel 2008).

Il calcio è un do ut des, un dare per incoraggare a dare. É utopistico pensare di tenere Diego a vita ma l’argentino può accontentare il Genoa restando ancora un anno, giocando un campionato più ricco del precedente ed essere ceduto – al doppio del prezzo – a un club di prima fascia. Un bel dilemma da augurare ogni anno.