Capita sovente, durante la stagione, di parlare di violenza e sicurezza negli stadi, e a volte, purtroppo, per incidenti seri. L’Ispettore capo della Polizia di Stato Filippo Raciti e il tifoso napoletano Ciro Esposito sono due degli ultimi nomi della serie dei morti per calcio, ma sono stati preceduti, in passato, da altri. Innumerevoli sono i feriti e contusi che si contano a fine stagione. Gli episodi di violenza non riguardano, tra l’altro, solo la serie maggiore: tafferugli e veri e propri scontri hanno riguardato anche gli incontri delle serie inferiori dove, a volte, alla rivalità sportiva si aggiungono vecchie ruggini e questioni di campanile.
La nostra testata ha così deciso di dedicare alla problematica una serie di articoli. La scelta di farlo in questo periodo è stata dettata dalla volontà di raggiungere i nostri lettori in un periodo particolarmente calmo sotto questo punto di vista (i campionati sono fermi), in modo da poter fornire spunti di riflessione che possano essere valutati in modo del tutto imparziale, senza essere travolti dall’onda emotiva che segue, normalmente, gli episodi di cronaca. Analizzeremo, quindi, la manifestazione sportiva principalmente sotto l’aspetto organizzativo, e sveleremo qual’è il lavoro che si svolge dietro ogni partita di calcio: quali sono i soggetti coinvolti, quali sono i loro compiti e quali sono le strategie e le forze messe in campo, in ogni occasione, per far si che il pubblico possa trascorrere una serena giornata (o serata) allo stadio. In questo primo intervento, illustreremo la normativa vigente e daremo qualche numero su incidenti e stadi.
Dal punto di vista tecnico-giuridico, abbiamo diverse leggi che regolamentano la questione (qua troviamo un’interessante e completa rassegna per i più interessati, contenente anche la normativa esistente all’estero); tuttavia, all’atto pratico, il riferimento di legge più importante, tra gli altri, è il Decreto del Ministro dell’Interno del 18/3/1996, emendato dal DM 6 giugno 2005, emesso in attuazione del principio cardine della politica di sicurezza negli stadi italiani, vale a dire la condivisione di compiti e responsabilità tra l’Autorità di Pubblica sicurezza e le società calcistiche. Lo strumento pratico, attraverso il quale viene esplicitata questa attività, è il Gruppo Operativo Sicurezza (G.O.S.), creato (relativamente agli incontri di calcio) per ogni manifestazione organizzata in stadi che possono contenere oltre 10.000 spettatori. Di norma, ne fanno parte un rappresentante dei Vigili del Fuoco, uno della Società padrona di casa, un eventuale rappresentante per la squadra ospite, il responsabile del pronto intervento strutturale e impiantistico dello stadio, un rappresentante della Polizia locale, ed è presieduto da un Funzionario delegato dal Questore. La citata normativa regola inoltre gli spazi che devono messi a disposizione delle FFOO e l’organizzazione del servizio degli steward, figure professionali attraverso le quali le società garantiscono la sicurezza all’interno degli stadi. Questi devono essere 1 ogni 250 spettatori. Viene inoltre stabilito che il numero dei coordinatori intermedi non possa essere inferiore a uno ogni venti addetti.
Altri fondamentali strumenti per garantire la sicurezza negli stadi sono il Regolamento d’uso dello stadio e il biglietto nominativo (oppure la Tessera del Tifoso). Il biglietto nominativo, legato a un posto numerato assegnato, identifica lo spettatore e la sua posizione esatta all’interno dell’impianto. Questo significa che, in caso di violazioni del Regolamento dello stadio, la società calcistica può inibirne l’ingresso, semplicemente disattivando la tessera, che non consentirà più l’accesso allo stadio tramite i tornelli elettronici (fatti salvi altri provvedimenti come il DASPO). L’organo, mediante il quale il Ministero dell’Interno effettua il monitoraggio sugli incontri di calcio della Serie A (e altro), è l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. A questo proposito, può essere sicuramente interessante, per avere un’idea del fenomeno, e fare analisi appropriate, la consultazione del rapporto 2014 sulla violenza negli stadi.
A livello statistico, i primi dati che emergono sono il rapporto tra il numero complessivo dei tifosi presenti allo stadio in serie A durante l’intera stagione (circa 9.000.000), e quello medio degli spettatori televisivi per ogni giornata di campionato (la medesima cifra). Un altro dato riguarda la percentuale di riempimento degli stadi: 52% in Italia, contro il 92% in Inghilterra, l’89% della Germania, il 71% della Spagna e il 66% della Francia. Quasi 186.000 gli operatori di Polizia impegnati per i servizi allo stadio, per un costo complessivo di circa 25 milioni di Euro. Quasi 207.000, infine, gli steward. A questo proposito, vale la pena di rilevare un dato. La maggior parte degli incidenti tra tifoserie avviene fuori dallo stadio prima (57%) e dopo la gara (34%). Solo il 9% degli scontri avviene all’interno dello stadio: segno, evidentemente, che il sistema funziona, soprattutto laddove prevede la divisione e l’isolamento fisico delle due tifoserie, impossibilitate a entrare in contatto all’interno dello stadio per la presenza di vere e proprie barriere architettoniche. Elemento negativo è stato il rilievo di un maggior numero di scontri (soprattutto contro le FFOO) rispetto alla stagione precedente.
(1 – continua)