Il calcio è morto, viva il calcio

Era il 28 ottobre 2012 quando Antonino Pulvirenti, presidente del Catania Calcio, in conferenza stampa fece uno degli sfoghi più ricordati degli ultimi anni. Accusò la panchina della Juventus di aver fatto annullare un gol regolare di Bergessio, decisione successivamente rivelatasi decisiva nell’economia del match: “E’ la morte del calcio, a fine partita l’arbitro mi ha detto mi dispiace. Ripeto la decisione l’ha presa la panchina della Juve, non l’arbitro“. Il terremoto legato al Catania – e al calcioscommesse di sfondo – è soltanto l’ultima coltellata alla credibilità del calcio italiano, che da Calciopoli 2006 a oggi ha sostanzialmente messo a nudo tutti i difetti del sistema: qui non si parla, infatti, di una o due persone che hanno architettato una truffa e l’hanno messa a segno, no, qui c’è molto di più. Un presidente minacciato dai “tifosi” della propria compagine per via dei risultati scadenti, si è trovato nella condizione di poter comprare cinque partite – corrompendo i giocatori – per risalire la china e salvare una stagione sino a quel momento disastrosa; per chi ha sempre avuto i valori dello sport in cima alle proprie priorità, vedere che il calcio italiano è ridotto in questa situazione e voler continuare a seguirlo potrebbe quasi sembrare accanimento terapeutico.

Le intercettazioni riportano conversazioni a dir poco comiche, se non fosse che la situazione è molto più che drammatica: i “treni” sarebbero state le partite da truccare, gli “orari d’arrivo” invece il numero di maglia dei giocatori avversari complici e comprati per una cifra attorno ai diecimila euro a partita, con tanto di esaltazione dopo la serie di vittorie conquistate non sul campo, ma al telefono. L’indagine coinvolge al momento 19 persone tra cui il proprietario del Messina, Pietro Lo Monaco, l’ad Alessandro Failla e i giocatori Alessandro Bernardini, Riccardo Fiamozzi, Antonio Daì e Matteo Bruscagin, rispettivamente sotto contratto per Livorno, Varese, Trapani e Latina. Non ci sono giocatori del Catania indagati, sembra infatti che essi fossero all’oscuro di tutto e credessero davvero di aver svoltato la stagione proprio quando la pressione era alle stelle. Puntare il dito adesso serve a poco, è necessario più che altro augurarsi che la magistratura compia un lavoro esemplare anche in ottica futura, per lanciare un chiaro segnale a chi fosse intenzionato a compiere atti simili: radiazione dei calciatori che hanno battuto cassa dopo aver volontariamente compiuto un errore per favorire i propri avversari. E’ questo ciò che più fa male, perché il calcio e lo sport in generale dovrebbero contenere un messaggio e valori differenti.

Inoltre sembra quasi di rivivere l’epoca nera del ciclismo, quando raramente i risultati acquisiti sulla strada coincidevano poi con l’albo d’oro osservato qualche anno dopo. Il Catania, a rigor di logica, dovrebbe essere penalizzato se non addirittura retrocesso d’ufficio in Lega Pro, Pulvirenti radiato come molti giocatori coinvolti nell’inchiesta e, in ballo, ci sono ripescaggi con molte società coinvolte: resta solo da stabilire i criteri ufficiali, e verrà tutto ufficializzato venerdì. Il decennio 2006-2015 verrà ricordato come uno dei più drammatici nella storia calcistica del nostro paese, dalla retrocessione della Juventus all’assegnazione dello scudetto all’Inter, dal mancato approdo in Europa League di Parma e Genoa – per motivi ovviamente differenti, ma il risultato acquisito sul campo comunque non è stato rispettato – alle vicende di calcioscommesse, fino a quest’ultimo fatto risalente a ieri. Il calcio è morto, per l’ennesima volta, almeno a livello morale: ma tu, caro Pulvirenti, hai contribuito a sotterrarlo senza alcuna remora.

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Alessandro Lelli