È dura, è durissima

Non è andata benissimo, alla fine. L’Italia Under 21, dopo il deludente (eufemisticamente) esordio di qualche giorno fa contro la Svezia, ha migliorato nettamente la prestazione complessiva ma non è riuscita a piegare il talentuoso Portogallo di Rui Jorge, portando sì a casa il primo punto agli Europei grazie allo 0-0 finale ma anche la consapevolezza di avere perlomeno un piede e mezzo fuori dalla competizione.

Ora infatti è difficilissimo riuscire a strappare il pass per le semifinali di finale perché il destino degli Azzurrini non passa più solo dai piedi di Berardi e compagnia ma anche dal punteggio finale di Svezia-Portgallo o, addirittura, dalla differenza reti: a questo punto non solo bisogna battere l’Inghilterra ma addirittura andare di goleada, se possibile. Non proprio una prospettiva per gli esacerbati cuori tricolori che hanno proprio nell’attacco asfittico – nonostante il tridente ma approfondiremo il discorso – il principale punto di debolezza del collettivo: in 180′ abbondanti, infatti, l’Italia ha siglato appena una rete, peraltro su rigore. In più già sarà complicatissimo vincere con gli inglesi, figuriamoci con un grande scarto.

Ma si diceva del trio offensivo scelto da Di Biagio: Berardi-Belotti-Battocchio è sulla carta un trio con un buon potenziale offensivo ma abbiamo visto, sia dalle prime due gare degli Europei sia dal percorso di qualificazione, che i tre avanti faticano immensamente a finalizzare le occasioni che creano. Belotti, capocannoniere di squadra, nonostante una media gol/presenze piuttosto buona in gare ufficiali (una marcatura ogni due partite) non trova però la via della rete in maglia azzurra dallo scorso ottobre, quando realizzò un tiro dal dischetto nello spareggio contro la Slovacchia. La sua riserva, il pur volenteroso Trotta, ha invece segnato una volta sola con l’Under, quasi un anno e mezzo fa (va però detto che ha goduto di un minutaggio piuttosto basso nel suo complesso). Comunque sia, non si parla di centravanti dalla grandissimi confidenza col gol, vuoi per scarsa lucidità sotto rete causata da un continuo lavoro di sacrificio (come nel caso di Belotti), vuoi per un killer instinct ancora acerbo e un basso minutaggio (Trotta). Comunque sia, è chiaro che non riuscire a segnare è il principale problema di Di Biagio in questo momento.

Nemmeno la situazione degli esterni offensivi, poi, è particolarmente incoraggiante: tra un Berardi investito – forse – di fin troppe responsabilità, decisamente troppo propenso a rifugiarsi nella conversione al centro palla al piede per cercare la conclusione (lo fa bene, per carità, ma talmente spesso che dopo poco i difensori avversari leggono perfettamente le intenzioni del giovane talento del Sassuolo) e un Battocchio in cerca d’autore lungo la banda mancina che sì corre molto e cerca di coprire il più possibile ma poi manca di qualità negli ultimi venti metri, senza l’aiuto delle mezzali diventa molto dura impensierire i portieri avversari per gli Azzurrini.

Sono così apparsi evidenti i limiti del gioco voluto da Gigi Di Biagio, per tacere dello scarso coraggio in sede di convocazioni (perché lasciare a casa un esterno puro come Verde per adattare Battocchio e Bernardeschi su una fascia non loro? Bonazzoli e Cerri non avrebbero potuto in alcun modo essere valide alternative a Belotti e Trotta?) o della troppa gratitudine mostrata verso i giocatori scelti per fare da cardine del biennio dell’Under 21 e portati agli Europei da titolari nonostante alternative probabilmente più meritevoli nei loro ruoli (Bianchetti e Baselli su tutti, non a caso tagliati già dopo la prima gara con la Svezia in favore di Romagnoli e Cataldi, due tra i giovani più interessanti in assoluto della scorsa Serie A).

Insomma, adesso all’orizzonte c’è la ben più che temibile Inghilterra che, dopo un esordio amaro e non troppo convincente, è comunque riuscita a piegare la Svezia contro cui l’Italia s’è infranta e si presenterà alla sfida decisiva con gli Azzurri pronta a cercare il passaggio alle semifinali con tutte le armi a sua disposizione (tra cui un Harry Kane che non è da sottovalutare mai e in nessun caso, tra l’altro. Ma sarebbe ugualmente grave pensare che solo il centravanti del Tottenham rappresenti un pericolo: ai giovani dei Tre Leoni il talento non manca).

Bisognerà vincere col punteggio più largo possibile e nel frattempo sperare che i lusitani battano gli scandinavi. Molto dura. Anzi, durissima.

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Giorgio Crico