Doccia svedese
Gol di Berardi e di Guidetti, una discreta Under21 vince all’esordio nell’Europeo. Tutto a posto? Decisamente no, perché il testé citato Guidetti gioca nella nazionale sbagliata: maglia svedese, e vita da giramondo (tra ascendenze italiane e brasiliane, anni vissuti in Kenya e campionati giocati in Inghilterra, Olanda e Scozia, ce ne sarebbe abbastanza per un editoriale intero; ma non questo). Quindi parliamo di una sconfitta, 1-2, per gli Azzurrini.
Le partite d’esordio servono a rompere il ghiaccio, ma anche a indirizzare una contesa; e se perderle fa male, perderle contro l’avversario più abbordabile del girone (almeno sulla carta) fa doppiamente male. Atteggiamento positivo per Bianchetti e Rugani, cerniera difensiva di ieri, nelle parole del dopo-sconfitta; un colpo al cerchio e uno alla botte per Gigi Di Biagio, che da un lato guarda a quanto è stato creato, e dall’altro a quanto è stato sprecato, non senza blandire Sturaro malgrado errore e l’espulsione.
Ecco, partiamo proprio da qui: Italia in superiorità numerica (espulso Milošević già al minuto 27), poteva sembrare una partita in discesa. Poi il fallo di reazione su Ishak (che lo aveva sì colpito con una pallonata, ma stava anche per aiutarlo a rialzarsi), e l’arbitro Sidiropoulos altro non può fare che mandare Sturaro a farsi la doccia. Badiamo bene: eravamo sul punteggio di 1-1 (e nel gol del pareggio lo stesso Sturaro non è esente da colpe), a dieci minuti dalla fine, e tutto era ancora da decidere. Ristabilita (ahinoi) la parità numerica, sei minuti dopo è arrivato il colpo di grazia (Bardi stende proprio Ishak, rigore e sconfitta). In parole povere: la partita è girata proprio lì. È stato in quel momento che il nostro Europeo si è fatto in salita.
Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, questo no; ma cominciamo a mettere i punti sulla lacerazione odierna, almeno. È un campionato molto equilibrato, almeno sulla carta: tutte le squadre hanno buone dosi di talento, ognuno ha i suoi punti di forza, e non esistono partite scontate (Germania-Serbia docet). Quando è così, spesso e volentieri sono gli episodi a decidere: abbiamo sprecato troppo, e abbiamo commesso un passo falso.
La cosa che colpisce di più è la totale assenza di gol su azione: rigore di Berardi, Guidetti su calcio d’angolo, Thelin ancora su rigore. Episodi, appunto. Restando nel nostro girone, l’Inghilterra non ha convinto contro il Portogallo, ma avrebbe potuto portarsi in vantaggio o pareggiare proprio grazie alle palle inattive (per esempio, la punizione di Henderson al 49esimo).
L’Italia di Di Biagio è una squadra mediamente organizzata (ma ieri lo si è visto meno del solito), in grado di creare gioco in forza di una mediana di assoluto livello. E là dove Sturaro non giocherà, dietro scalpita Cataldi, peraltro ieri vicinissimo a segnare nei soli 20 minuti in cui è stato in campo: a riprova che le carte a nostra disposizione sono molte, e di valore.
Gigi Di Biagio, alla vigilia, non era stato scaramantico dicendo apertamente che «la Svezia mi ha sempre portato bene»; ieri invece ci ha portato una doccia fredda. Chiamiamola una doccia svedese: quella che la squadra si è fatta troppo presto. Una doccia fresca, fatta per raffreddarsi prima di dover sostenere uno sforzo fisico continuato; o una doccia fredda, quando il rallentamento del gioco arriva a partita ancora viva. Una doccia svedese: quella che ci insegna a rimanere sulle spine. Domenica, contro il Portogallo, potremo capire se la lezione è stata mandata a memoria.