È il 10 giugno scorso, Rakim Sanders ha appena insaccato la palla decisiva per portare la Dinamo ai supplementari contro l’Olimpia Milano. In un momento delicato, praticamente irripetibile, Sassari trova la forza di rimanere aggrappata alla partita con un ultimo atto di forza. La fortuna aiuta gli audaci e i sardi portano a casa una vittoria clamorosa espugnando il Forum di Assago.
Ammutoliti e frastornati, i tifosi abbandonano il palazzetto. Le lacrime di Gentile, le urla di gioia di Lawal. Un’atmosfera surreale regala il quadro dell’insieme a giornalisti e opinionisti: più vincitori che vinti, la squadra di Sacchetti ha conquistato la finale con merito, surclassando gli avversari prima sul piano mentale che tecnico. L’Emporio ne esce con le ossa rotte, sfiduciata e annichilita da un’avversario più bravo di lei.
Il resto è storia recente. Ieri sera, Reggio Emilia schianta per la seconda volta Sassari andando 2-0 nella serie. Ma che è successo? Dov’è finita la squadra combattiva e sporca vista negli scontri con Milano? La caparbietà è stato l’elemento principe che ha accompagnato il Banco di Sardegna fino a qui ma, come sappiamo, un lungo botta e risposta contro la vincitrice del campionato stancherebbe chiunque. E non solo fisicamente.
Già, l’aspetto psicologico non è da sottovalutare. Gambe e mani corrono veloci se la testa viaggia forte; la Dinamo ha dato fondo a parecchie energie nelle ultime settimane. L’atletismo della squadra di Sacchetti sembra essersi assopito, e le cause vanno ricercate soprattutto nella testa dei giocatori. Battere la rivale per eccellenza della stagione è quanto mai appagante. Farlo, arrivando ai supplementari di gara 7, è pure logorante.
Insomma, la stanchezza mentale si è fatta sentire e le giocate ne hanno risentito. Sassari, in fase offensiva, è stata davvero irriconoscibile e la poca tenacia con cui i giocatori hanno affrontato Reggio ha lasciato di stucco i tifosi sardi. Lawal assente, giustificato in gara 1, ingiustificato in gara 2 nonostante la presenza in campo al PalaBigi. Sanders gioca la prima e scompare nella seconda, il contrario lo fa Brooks. Sosa mette a segno 13 punti in due partite, Dyson 6 tutti nel primo atto.
Basta leggere questi numeri per capire la difficoltà trovata dalla Dinamo nell’attaccare una Grissin Bon granitica che, con una grande organizzazione difensiva, ha portato a casa il massimo del bottino. Da cacciatore a preda. Dall’essere Sassari al trasformarsi in Milano. Reggio Emilia è carica, ha acquisito consapevolezza dei propri mezzi battendo Venezia con gli uomini contati ed è per questo che ora digrigna i denti senza timori. Ha fame, e lo Scudetto è a un passo.
È risaputo che il Banco vince sempre ma quella, forse, è un’altra storia.