L’estate della Copa América
E’ già iniziata da qualche giorno, la Copa América, principale fiera estiva del pallone, in assenza di tornei mondiali, continentali o di vie di fuga olimpiche. Curiosamente va in onda in chiaro su Gazzetta Tv, ovviamente a tarda sera e prima nottata, ricordando almeno dal punto di vista del palinsesto, quanto accadeva negli anni ’90, con le partite trasmesse da Telemontecarlo. All’epoca, Josè Altafini diffondeva la celebre espressione “golaço”, magari per illustrare le prodezze di un giovane attaccante argentino, un capellone biondo sgraziato ma dal gran senso del gol, che per la prima volta si metteva in mostra. Si chiamava Gabriel Omar Batistuta, e vinse quel torneo da capocannoniere, con 6 centri (davanti ad un certo Ivan Zamorano); un mese dopo sarebbe stato ingaggiato dalla Fiorentina di Cecchi Gori.
Capostipite dei tornei calcistici, la Copa América surclassa in longevità anche il Mondiale di Calcio, avendo avuto la sua prima edizione nel 1916. Mentre in Europa, si combatteva la Prima Guerra Mondiale, a Buenos Aires, sul campo dello Estadio Gimnasia y Esgrima, si affrontarono davanti a 3.000 spettatori (per altri fonti, il numero fu dieci volte superiore), Uruguay e Cile. Al 44’ del primo tempo, l’uruguagio Piendibene firmò per la prima volta il tabellino della competizione (ma non esultò, come da suo costume sportivo, per non offendere gli avversari). Terminò 4-0, tra le polemiche dei cileni, che accusarono gli uruguagi di aver schierato due calciatori “africani” (i neri Isabelino Gradin, autore di una doppietta, primo capocannoniere della manifestazione e Juan Delgado, ambedue discendenti da schiavi). Fu l’Uruguay, la prima squadra a iscrivere nell’Albo d’Oro il proprio nome, bissando anche l’anno dopo. Nelle tredici edizioni tenute prima dell’avvento della Coppa Rimet, l’Uruguay vinse 6 volte, l’Argentina 4. Due edizioni andarono al Brasile, una al Cile. Tra i successi dell’Argentina, pregevole quello ottenuto nel 1921, a punteggio pieno e senza subire reti. Julio Libonatti, autore del gol decisivo nella finale contro l’Uruguay, fu portato in trionfo dai propri tifosi per quattro chilometri, dallo stadio alla Plaza de Mayo. In quella del 1918, i brasiliani (non ancora ‘verdeoro’ nella maglia) misero in mostra il talento decisivo di Arthur Friedenreich, considerato tra i più forti di sempre, sino all’avvento di Pelé.
Complicato e forse anche poco redditizio seguire i rivolgimenti formulari che hanno accompagnato la manifestazione, dal numero di partecipanti, alle modalità di aggiudicazione, sino alla composizione delle partecipanti. Sicuramente più affascinante invece, il lato tecnico visto dalla prospettiva del campo. Il tradizionale dominio di Uruguay, Argentina e Brasile, venne interrotto solo occasionalmente da altre partecipanti. Vincitrici a sorpresa, furono il Perù nel 1975 e il Paraguay, nel 1979. Nel caso dei peruviani, la vittoria fu il traguardo più alto raggiunto da una squadra di ottimo valore, che seppe farsi notare anche nelle coeve edizione dei mondiali. Il carismatico difensore Hugo Sotil (suo il gol decisivo per il titolo) e l’estrosa mezzala Cubillas, ne furono i giocatori più rappresentativi. Nel caso del Paraguay, fu premiata una linea verde che evidenziava giocatori interessanti, su tutti Romerito, attaccante che transitò poi anche tra le fila del Barcellona, ma senza lasciare segno. In quell’edizione, giocavano calciatori come Maradona, Roberto Dinamite e Zico.
Non sollevarono mai il trofeo né Maradona né Pelé. Vinse invece tre edizioni “El Principe” Enzo Francescoli, il fortissimo uruguagio che in Italia giocò a lungo con la maglia del Cagliari. La sua classe guidò i compagni al successo nell’ 83, ’87, ’95. Anche Ronaldo, il “Fenomeno”, vinse due volte la Copa América da protagonista, nel 1997 e nel 1999.
Nell’elenco dei giocatori premiati come Miglior Giocatore del Torneo, troviamo gli storici nomi dell’argentino Sanfilippo e dell’uruguagio Nasazzi, del portiere cileno Livingstone – il calciatore con più presenze – , di Omar Sivori e di Teofilo Cubillas, del colombiano Valderrama e del brasiliano Rivaldo. Ma anche quello del boliviano Ramiro Blacut, che nel 1963 guidò la propria nazionale al successo domestico, ottenuto in altura, contro Brasile, Argentina.
Meritano un accenno anche il primo storico successo della Colombia, arrivato nel 2001, grazie a un gol dell’ex interista Ivan Ramiro Cordoba o la prodezza in negativo del bomber argentino Martin Palermo, che nell’edizione del ’99, nella partita con la Colombia, stabilì il record di tre rigori sbagliati nella stessa partita.
Una storia enciclopedica, percorsa da campioni e comprimari che hanno scritto pagine decisive nei campionati di tutto il mondo. Tra i tanti motivi di interesse attuali, sicuramente c’è anche quello legato al rapporto tra la Nazionale Argentina e il suo fuoriclasse Messi, mai così incisivo come nel suo club di appartenenza. E poi Jaime Rodriguez e Falcao, Neymar e Cavani: tanti giocatori all’inseguimento di un successo nel continente natìo, dopo stagioni trascorse a miracol mostrare nei ricchi campionati occidentali. Nel più corposo Albo d’Oro di una competizione internazionale, qualcuno di loro potrà segnare la propria impronta, in un percorso lungo ormai ben 99 anni.
Come per la Coppa d’Africa e la Coppa d’Asia, anche in questo caso, Mondopallone seguirà la competizione, a beneficio degli appassionati.