L’allargamento della fase finale del campionato europeo a 24 squadre ha portato una piccola grande rivoluzione nel calcio internazionale. Per le grandi, meno assilli vista la qualificazione diretta estesa anche alle seconde, e per le medie e quelle squadre a cavallo tra la zona grigia e la zona alta è stato come rinascere.
Proprio stasera, nella serata del pari 1-1 dell’Italia nel desolante e vuoto Poljud di Spalato, c’è da pensare anche a questo. C’è da pensare, nella fattispecie, agli altri gironi, a cosa sta accadendo, e a cosa questo possa significare per la storia del football europeo.
Il Galles, per fare solo un esempio, è primo nel suo raggruppamento e rischia di qualificarsi, seriamente, a un grande torneo estivo per nazionali senior. Non è male, pensando alla storicamente importante tradizione gallese (Rush, Giggs, ecc.), e a un presente che ha espresso negli ultimi tempi non solo due squadre in Premier League (ora una, lo Swansea), ma anche Gareth Bale, uno dei giocatori più forti del pianeta (per non parlare di Aaron Ramsey). Dato l’attuale primo posto nel gruppo B, i dragoni si sarebbero probabilmente giocati lo stesso la qualificazione, ma mi piace pensare che sia stato proprio l’allargamento a 24 squadre a dare a questa e ad altre squadre l’input per metterci quel 10% di grinta in più, che solo la reale speranza di potercela fare ti assicura.
In molti, all’indomani della riforma, avevano lamentato un possibile calo del livello. Parlassimo di Coppa d’Asia, per fare il nome di un recente torneo, sarei stato d’accordo, ma l’Europa calcistica lascia fuori sempre almeno 7 o 8 nazionali di tutto rispetto, escluse e dall’Europeo e dalla Coppa del Mondo.
Una diversa selettività tra manifestazioni continentali iridate è del resto tipica di molti sport, per esempio il basket: 24 squadre prenderanno parte a EuroBasket 2015 in settembre, mentre solo 10 delle partecipanti all’ultimo mondiale venivano dal Vecchio Continente. Insomma: giustissimo che sia più “facile” qualificarsi a Francia 2016 che a Russia 2018, anche nel calcio.
Resta da vedere, ovviamente, se la riforma sia risultata (anche) in un eccessivo rilassamento dei top team, ma le sensazioni sono buone, come gli effetti sul resto del movimento: in Irlanda del Nord, Galles, Scozia, Ungheria (zona playoff) e Austria da tempo immemore non si iniziava un ciclo con reali speranze di qualificazione e la UEFA in un colpo solo ha ottenuto un Europeo con più partite e gironi eliminatori finalmente decisivi per tutti. Cambiare a volte fa bene, anche se scatena i brontoloni.