Europei Under 21 2015: la Germania

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle otto nazionali che si contenderanno la 20/a edizione del Campionato Europeo Under 21: la seconda protagonista della nostra analisi è la Germania, che è inserita nel Girone A con i padroni di casa della Repubblica Ceca, la Serbia e la Danimarca.

PERCORSO DI QUALIFICAZIONE – La Germania arriva a questi Europei dopo aver non solo vinto ma proprio dominato il suo girone di qualificazione, concluso con ben otto punti di scarto rispetto alla Romania seconda. I teutonici hanno chiuso il raggruppamento senza perdere nemmeno una gara, vincendone sei e pareggiandone appena due, ossia le trasferte complicate dal punto di vista ambientale, quelle con la stessa Romania e il Montenegro. Non hanno fatto parte del percorso di qualificazione in senso stretto ma sono andate molto meno bene le amichevoli che i tedeschi hanno disputato come ulteriore preparazione alla manifestazione, una volta archiviata la questione qualificazione. Delle quattro gare giocate contro Olanda, Repubblica Ceca, Italia e Inghilterra, la Germania Under 21 ha saputo imporsi solo contro gli Oranje, peraltro assenti agli Europei in virtù dello spareggio perso col Portogallo, rimediando due pari e una sconfitta (con l’Inghilterra). Al netto della natura spesso sperimentale delle formazioni presentate in amichevole, è inevitabile che salti all’occhio un rendimento bipolare dei teutonici: implacabili contro le squadre di medio e basso livello, molto meno incisivi contro avversarie di rango.

L’ALLENATORE – Horst Hrubesch è senz’altro uno degli allenatori più esperti dell’intero lotto di tecnici che parteciperanno agli Europei. Ex leggenda dell’Amburgo nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, ha vestito anche da giocatore la maglia della Germania Ovest (vincendo un Europeo e arrivando secondo ai Mondiali del 1982) prima di imbarcarsi, nel 1986, in una lunga avventura da allenatore. Dopo dieci anni abbondanti alla guida di varie squadre del panorama tedesco e austriaco con una puntata anche in Turchia, Hrubesch è passato a lavorare per la Federcalcio tedesca nel 2000, dunque è stato uno dei protagonisti occulti (cioè una di quelle figure fondamentali ma di cui nessuno parla mai) della rinascita del movimento calcistico in Germania, testimoniata anche dai suoi stessi successi agli Europei Under 19 del 2008 e a quelli Under 21 del 2009 con il ciclo della squadra dei vari Neuer, Khedira, Özil, Hummels, Boateng e Höwedes. Grazie a questo secondo successo, Hrubesch è l’unico allenatore presente in Repubblica Ceca che può vantarsi di aver già vinto un Europeo Under 21. Propugnatore di un calcio che cerca di coniugare solidità e concretezza a un alto coefficiente estetico, l’ex Amburgo predilige un’impostazione di squadra incentrata sul possesso del pallone piuttosto che sulla concessione agli avversari dell’iniziativa e, in qualche misura, il suo calcio ricorda quello messo in pratica dal Wolfsburg di Dieter Hecking, con la stessa ricerca insistita della verticalità basata sui movimenti continui senza palla degli attaccanti verso la profondità.

LE STELLE DELLA SQUADRA – La Germania Under 21 è una delle compagini col più alto numero di giocatori di alto livello di tutta la manifestazione continentale e le stelle della squadra sono davvero, davvero tante. A cominciare addirittura dai tre portieri scelti da Hrubesch: oltre al fresco campione d’Europa ter Stegen, sono stati convocati anche due signori estremi difensori come Leno e Horn, entrambi titolari nei loro club da lunga pezza a discapito della giovane età e numeri uno non solo dal sicuro avvenire ma anche da uno scintillante presente.
In difesa i riflettori sono puntati soprattutto su Ginter, attualmente al Borussia Dortmund, uno dei giocatori in assoluto più esperti anche a livello internazionale dell’intera rosa, e su Knoche, che ha saputo imporsi come titolare in una realtà in ascesa come quella del Wolfsburg. Entrambi a loro agio col pallone tra i piedi (più Ginter di Knoche in realtà), restano dei difensori di stampo tedesco, arcigni e concentrati, molto difficili da spostare o superare attraverso l’uso esclusivo del fisico.
In mezzo al campo la stella è sicuramente Moritz Leitner, elemento cardine della squadra di Hrubesch e nel giro dell’Under 21 già da quattro anni; nato come trequartista puro, nel corso degli anni ha imparato a giocare anche sulla fascia destra e, soprattutto, come centrocampista centrale, ruolo in cui le sue doti di visione di gioco, creatività e passatore preciso possono essere sfruttate al massimo. La sua importanza all’interno dell’Under è tale che ha spesso e volentieri relegato in panchina un prospetto più noto di lui a livello internazionale come Emre Can, reduce da una stagione con tante luci e ombre al Liverpool (chiaramente influenzata anche da prestazioni di squadra deludenti).
Per quanto riguarda l’attacco non si possono non nominare Philipp Hofmann e Kevin Volland, capocannonieri di squadra a pari merito.
Hofmann, prodotto d’alto profilo del vivaio dello Schalke, ha un passato molto importante a livello giovanile ed è attualmente di proprietà del Kaiserslautern dopo aver passato le stagioni precedenti in prestito al Paderborn e all’Ingolstadt (curiosamente, entrambe le compagini sono state promosse in Bundesliga l’anno dopo il suo passaggio mentre Hofmann non ha ancora esordito nella massima serie tedesca). Il centravanti di Hrubesch non segna ancora granché in campionato (21 gol complessivi negli ultimi tre anni) ma in Nazionale si trasforma: giocando quasi sempre da titolare, Hofmann ha finora raccolto un bottino di 9 gol in 15 presenze; classico centravanti di stampo teutonico (è alto 1,94 m), il puntero del Kaiserslautern è fortissimo fisicamente, abile nel gioco aereo e nelle sponde di testa per i compagni mentre non è quel che si dice un funambolo col pallone tra i piedi.
Volland invece è decisamente più chiacchierato e famoso a livello internazionale, ha già esordito in nazionale maggiore ed è una colonna dell’Hoffenheim ormai da tre anni (conta 99 presenze e 25 gol in Bundesliga dal 2012 a oggi); è il capitano e il leader dell’attuale Germania Under 21 ed è reduce dall’Europeo di categoria di due anni fa. Attaccante completo, scattante, tecnico ma anche piuttosto bravo nell’uso del fisico a discapito della corporatura non certo da granatiere, Volland è abbastanza duttile da un punto di vista tattico da poter ricoprire tre ruoli con il medesimo successo: oltre a quello naturale di ala destra, il capitano dell’Under tedesca può giocare anche da seconda punta e da centravanti. Autore di 9 gol in 18 presenze negli ultimi tre anni di nazionale giovanile, Volland è il classico giocatore che si rivela una spina nel fianco qualunque sia la sua posizione di partenza; in particolare, non gli si può concedere facilmente la profondità: sia quando è in possesso del pallone, sia quando si muove alle spalle dei difensori mentre attende il lancio lungo, la punta dell’Hoffenheim tende a non lasciare quasi mai scampo alle sue vittime.

MODULO E TATTICA – Il modulo di base della Germania è un solidissimo, quasi marmoreo, 4-2-3-1. Modulo che oggi si dfinisce “molto europeo”, è modellato su quello che Löw presentò con la Nazionale maggiore in Sudafrica nel 2010 (a sua volta figlio del modulo varato da van Gaal per il suo Bayern in quello stesso anno). La Germania, com’è ormai noto da quasi sei anni, si trova più a suo agio quando può disporre del possesso del pallone e anche quest’incarnazione dell’Under 21 non fa eccezione: tenere la sfera è condizione necessaria alla Mannschaft per sviluppare in ampiezza il suo gioco, che vede una fase offensiva in cui sono coinvolti almeno sei elementi (le due ali avanzate che tagliano verso il centro a seconda di come si sviluppa l’azione, il centravanti, il trequartista, uno dei due mediani schierati a protezione della difesa – quasi sempre Leitner – e il terzino che presidia la fascia in cui si sceglie di attaccare). L’obiettivo è sempre quello di creare superiorità numerica su una banda laterale per poi, da lì, convergere al centro e finalizzare l’azione.
Vista l’alta qualità media presente in squadra da centrocampo in su, la Germania predilige arrivare in area con scambi velocissimi palla a terra ma non disprezza i cross dal fondo o dalla trequarti, visto che esterni tecnici e rapidi come Bittencourt, Younes e Gnabry hanno nel dribbling il pezzo forte del loro repertorio e sono in grado di creare superiorità numerica in qualunque frangente per poi andare al traversone (soluzione particolarmente gradita quando sono in campo sia Volland che Hofmann, entrambi decisamente abili nel gioco aereo).
Particolare importanza nella creazione di gioco, comunque, hanno la coppia di centrali difensivi perché la manovra parte quasi sempre da uno tra Ginter, Knoche e Heintz (i tre centrali che si sono avvicendati nei due posti disponibili lungo questo biennio) e solo in seconda battuta riceve palla Leitner, il vero direttore d’orchestra della squadra, che ha regolarmente il compito di scegliere l’opzione migliore per innescare il gioco offensivo. Negli ultimi mesi Hrubesch ha spesso affiancato al giocatore dello Stoccarda, faro del suo centrocampo, Johannes Geis, una specie di incrocio – fatte le debite proporzioni del caso – tra Rode e Kroos, più dotato in fase difensiva ma comunque capace di alternarsi al compagno nell’architettura di gioco e abilissimo tiratore di calci piazzati; con tutta probabilità sarà lui a giocarsi il posto in squadra con Emre Can (Kimmich pare partire più indietro nelle gerarchie).
Dov’è attaccabile la Germania Under 21? Paradossalmente proprio nel suo punto forte, ossia gli esterni. Per quanto dotate, le ali offensive tendono a rientrare poco o a fasi alterne quando si tratta di difendere, peccato che pare veniale ma che diventa mortale quando si gioca con terzini molto alti, come piace fare a Hrubesch (che talvolta corregge quest’impostazione inserendo Heintz a sinistra e tenendolo fisso in retroguardia). Anche un pressing alto ben organizzato può disorientare molto la Mannschaft, abituatissima a iniziare il suo ragionamento a partire dai difensori centrali: costringere i tedeschi a chiedere a ter Stegen di impostare può rivelarsi la carta vincente per le avversarie della Germania a patto di rimanere compatti e non concedere spazio al tridente teutonico, soprattutto a Volland.